Nel primo trimestre 2023 sono state quasi 43mila le aste immobiliari, con un calo del 18% sul primo trimestre dello scorso anno quando, complice anche il periodo post-pandemia, si erano registrate 52.627 aste. E’ il dato peggiore dal 2019, con un calo anche sul primo trimestre del 2021 che si era chiuso con 44.720 aste, nonostante le parziali chiusure dovute al Covid. La causa principale risiede nel calo di nuove iscrizioni di procedure esecutive immobiliari presso i Tribunali italiani, che è in atto dal 2018. Ma incidono anche fenomeni macro-economici come l’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse.
Sono i dati diffusi da Reviva durante il webinar “Scenario Aste 2023”, organizzato il 26 aprile con la media partnership di Credit Village, in cui è stata diffusa un’analisi del mercato delle aste del primo trimestre 2023, a cui seguiranno altri 3 appuntamenti a cadenza trimestrale.
I dati dei primi tre mesi del 2023 seguono il calo di aste già in atto nell’ultimo trimestre 2022, e registrano anche una discesa abbastanza accentuata dei valori con cui gli immobili vengono aggiudicati. La somma delle offerte minime nei primi tre mesi del 2023 è stata di 4,9 miliardi di euro, il 26% in meno rispetto ai 6,6 miliardi dello stesso periodo del 2022. In tutto il 2022 si era arrivati a 13,3 miliardi, con un valore medio degli immobili in asta a 106mila euro, in calo rispetto ai 113mila euro del 2021 e ai 122mila euro del 2020. Una svalutazione figlia del fatto che solo il 37% delle procedure esecutive pendenti nei Tribunali ha visto un’asta fissata nel corso dell’anno, mentre gli altri, a causa delle aste deserte, subiscono continui ribassi del prezzo. La somma complessiva di questi ribassi ha portato una svalutazione nel 2022 di ben 2,2 miliardi di euro, con una svalutazione media degli immobili del 29%.
I primi mesi del 2023 hanno segnato anche un record di aste residenziali che hanno rappresentato il 62% del totale, il 14% in più dello scorso anno, con un calo del prezzo medio di quasi il 25% rispetto all’anno scorso. Si tratta, però, di un calo che riflette un allineamento dei prezzi, dopo gli aumenti registrati a inizio 2022 legati allo sblocco di una serie di procedure che si erano accumulate nei Tribunali e non avevano subito ribassi dei prezzi. In volume assoluto, il calo di aste ha colpito maggiormente gli immobili non residenziali, passate dalle 18.177 del 2022 alle 11.536 del 2023. A livello di prezzo, però, questo segmento di mercato registra un aumento.
La distribuzione territoriale degli immobili non è cambiata molto rispetto agli anni precedenti con il 33% che si trova al Nord, il 25% al Sud, il 25% al Centro e il restante 17% nelle isole.
Tornando al calo delle procedure esecutive immobiliari, le nuove iscrizioni nel 2022 sono state appena 33mila, l’8,6% in meno del 2021. In generale, nel corso degli ultimi 5 anni, le esecuzioni iscritte annualmente sono diminuite di circa il 50% anche a causa del miglioramento della qualità del credito e del calo dei nuovi default.
“Lo stock di NPE è calato negli anni ma per il 2024 ci si aspetta un aumento a 377 miliardi di euro e questo potrebbe portare ad un nuovo aumento delle procedure iscritte nei Tribunali” ha commentato Giulio Licenza, Ceo di Reviva che ha aggiunto: “Tante procedure esecutive vengono chiuse per anti economicità, ovvero si posizionano al di sotto della soglia dei 20mila euro che serve praticamente a pagare le spese legali. Nel 2022 abbiamo mappato quasi il 10% delle procedure esecutive in asta a rischio di antieconomicità”. Rispetto all’aumento dei tassi di interesse, Licenza ha ricordato che il tempo è una variabile fondamentale nel mercato delle aste: “Nel periodo pre-Covid il tempo medio delle procedure era di 4 anni, ora è tornato a crescere intorno ai 6 anni e l’aumento dei tassi può allungare ulteriormente questa tempistica per via delle difficoltà di avere disponibilità di credito. La risposta è sempre il marketing immobiliare con attività industrializzate e definite ad hoc per vivacizzare situazioni specifiche”.
“Sembra che il primo trimestre 2023 si sia portato dietro dagli ultimi mesi del 2022 una sorta di atteggiamento di attesa del mercato – ha commentato Lorenzo Barbagli, Asset Management NPL Director di Prelios – Anche noi riscontriamo un calo con un -11% trimestre su trimestre rispetto allo stesso periodo del 2022. Anche i valori sono in calo, ma ci sono alcune anomalie come il numero di aste di marzo che registra un forte aumento rispetto a febbraio, chiudendo il trimestre con una dinamica di recupero. Il calo si registra in generale nel mercato immobiliare, con una previsione di calo delle compravendite nel residenziale per tutto il 2023, come se stesse perdurando un atteggiamento di attesa legato ad un sistema macro-economico ancora pieno di insidie. Se rovesciamo la piramide, però, vediamo meno segnali critici rispetto ad altri periodi difficili a livello macro-economico”.
Nel primo trimestre 2023 sono state quasi 43mila le aste immobiliari, con un calo del 18% sul primo trimestre dello scorso anno quando, complice anche il periodo post-pandemia, si erano registrate 52.627 aste. E’ il dato peggiore dal 2019, con un calo anche sul primo trimestre del 2021 che si era chiuso con 44.720 aste, nonostante le parziali chiusure dovute al Covid. La causa principale risiede nel calo di nuove iscrizioni di procedure esecutive immobiliari presso i Tribunali italiani, che è in atto dal 2018. Ma incidono anche fenomeni macro-economici come l’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse.
Sono i dati diffusi da Reviva durante il webinar “Scenario Aste 2023”, organizzato il 26 aprile con la media partnership di Credit Village, in cui è stata diffusa un’analisi del mercato delle aste del primo trimestre 2023, a cui seguiranno altri 3 appuntamenti a cadenza trimestrale.
I dati dei primi tre mesi del 2023 seguono il calo di aste già in atto nell’ultimo trimestre 2022, e registrano anche una discesa abbastanza accentuata dei valori con cui gli immobili vengono aggiudicati. La somma delle offerte minime nei primi tre mesi del 2023 è stata di 4,9 miliardi di euro, il 26% in meno rispetto ai 6,6 miliardi dello stesso periodo del 2022. In tutto il 2022 si era arrivati a 13,3 miliardi, con un valore medio degli immobili in asta a 106mila euro, in calo rispetto ai 113mila euro del 2021 e ai 122mila euro del 2020. Una svalutazione figlia del fatto che solo il 37% delle procedure esecutive pendenti nei Tribunali ha visto un’asta fissata nel corso dell’anno, mentre gli altri, a causa delle aste deserte, subiscono continui ribassi del prezzo. La somma complessiva di questi ribassi ha portato una svalutazione nel 2022 di ben 2,2 miliardi di euro, con una svalutazione media degli immobili del 29%.
I primi mesi del 2023 hanno segnato anche un record di aste residenziali che hanno rappresentato il 62% del totale, il 14% in più dello scorso anno, con un calo del prezzo medio di quasi il 25% rispetto all’anno scorso. Si tratta, però, di un calo che riflette un allineamento dei prezzi, dopo gli aumenti registrati a inizio 2022 legati allo sblocco di una serie di procedure che si erano accumulate nei Tribunali e non avevano subito ribassi dei prezzi. In volume assoluto, il calo di aste ha colpito maggiormente gli immobili non residenziali, passate dalle 18.177 del 2022 alle 11.536 del 2023. A livello di prezzo, però, questo segmento di mercato registra un aumento.
La distribuzione territoriale degli immobili non è cambiata molto rispetto agli anni precedenti con il 33% che si trova al Nord, il 25% al Sud, il 25% al Centro e il restante 17% nelle isole.
Tornando al calo delle procedure esecutive immobiliari, le nuove iscrizioni nel 2022 sono state appena 33mila, l’8,6% in meno del 2021. In generale, nel corso degli ultimi 5 anni, le esecuzioni iscritte annualmente sono diminuite di circa il 50% anche a causa del miglioramento della qualità del credito e del calo dei nuovi default.
“Lo stock di NPE è calato negli anni ma per il 2024 ci si aspetta un aumento a 377 miliardi di euro e questo potrebbe portare ad un nuovo aumento delle procedure iscritte nei Tribunali” ha commentato Giulio Licenza, Ceo di Reviva che ha aggiunto: “Tante procedure esecutive vengono chiuse per anti economicità, ovvero si posizionano al di sotto della soglia dei 20mila euro che serve praticamente a pagare le spese legali. Nel 2022 abbiamo mappato quasi il 10% delle procedure esecutive in asta a rischio di antieconomicità”. Rispetto all’aumento dei tassi di interesse, Licenza ha ricordato che il tempo è una variabile fondamentale nel mercato delle aste: “Nel periodo pre-Covid il tempo medio delle procedure era di 4 anni, ora è tornato a crescere intorno ai 6 anni e l’aumento dei tassi può allungare ulteriormente questa tempistica per via delle difficoltà di avere disponibilità di credito. La risposta è sempre il marketing immobiliare con attività industrializzate e definite ad hoc per vivacizzare situazioni specifiche”.
“Sembra che il primo trimestre 2023 si sia portato dietro dagli ultimi mesi del 2022 una sorta di atteggiamento di attesa del mercato – ha commentato Lorenzo Barbagli, Asset Management NPL Director di Prelios – Anche noi riscontriamo un calo con un -11% trimestre su trimestre rispetto allo stesso periodo del 2022. Anche i valori sono in calo, ma ci sono alcune anomalie come il numero di aste di marzo che registra un forte aumento rispetto a febbraio, chiudendo il trimestre con una dinamica di recupero. Il calo si registra in generale nel mercato immobiliare, con una previsione di calo delle compravendite nel residenziale per tutto il 2023, come se stesse perdurando un atteggiamento di attesa legato ad un sistema macro-economico ancora pieno di insidie. Se rovesciamo la piramide, però, vediamo meno segnali critici rispetto ad altri periodi difficili a livello macro-economico”.