Nel mese di giugno 2022 è venuta a scadenza la Garanzia sulla Cartolarizzazione delle Sofferenze, uno dei principali fattori abilitanti nel processo di deleveraging dei crediti deteriorati osservato nel sistema bancario italiano degli ultimi anni. Un rinnovo del provvedimento era atteso nei giorni immediatamente successivi alla pausa estiva, tuttavia è stato in qualche modo differito dalle vicende che hanno portato alla caduta del governo Draghi. Da indiscrezioni diffuse sui media e commenti dei principali operatori del settore la pubblicazione del rinnovo dovrebbe verificarsi entro la fine del corrente anno.
A prescindere dalle tempistiche istituzionali e dagli aggiornamenti del quadro normativo è di tutta evidenza che il mutato contesto di mercato e lo scenario macroeconomico contingente hanno in parte ridotto la convenienza di questo strumento. La combinazione di performance insoddisfacenti registrate da alcune operazioni, in particolare da quelle meno recenti, rialzo nei tassi di interesse, che ha reso più costosa la copertura mediante strumenti derivati e alcune restrizioni gradualmente introdotte nella normativa che inducono i servicer a valutazioni più conservative, si traducono in valutazioni penalizzanti dei crediti in cessione. A questo va aggiunto per molti istituti una minore necessità di conseguire deponderazioni sulle note senior che vengono trattenute.
Se dunque le GACS potrebbero nei prossimi mesi rivelarsi meno convenienti, o al più convenienti solo per alcune tipologie di credito, è lecito domandarsi quale potrebbe essere il “silver bullet” che consentirà alle banche di continuare a “smaltire” i crediti maggiormente deteriorati.
“L’innovazione finanziaria tanto quanto quella tecnologica costituisce un motore importante per la sostenibilità del settore nel medio termine” ha commentato Gianluigi Barretta, CEO di IPI Finance, “riteniamo che in futuro le cartolarizzazioni continueranno a costituire uno strumento importante per il mercato, come lo sono stati negli ultimi 23 anni, anche a prescindere dall’esistenza di garanzie statali.”
ARTICOLO PUBLIREDAZIONALE
Nel mese di giugno 2022 è venuta a scadenza la Garanzia sulla Cartolarizzazione delle Sofferenze, uno dei principali fattori abilitanti nel processo di deleveraging dei crediti deteriorati osservato nel sistema bancario italiano degli ultimi anni. Un rinnovo del provvedimento era atteso nei giorni immediatamente successivi alla pausa estiva, tuttavia è stato in qualche modo differito dalle vicende che hanno portato alla caduta del governo Draghi. Da indiscrezioni diffuse sui media e commenti dei principali operatori del settore la pubblicazione del rinnovo dovrebbe verificarsi entro la fine del corrente anno.
A prescindere dalle tempistiche istituzionali e dagli aggiornamenti del quadro normativo è di tutta evidenza che il mutato contesto di mercato e lo scenario macroeconomico contingente hanno in parte ridotto la convenienza di questo strumento. La combinazione di performance insoddisfacenti registrate da alcune operazioni, in particolare da quelle meno recenti, rialzo nei tassi di interesse, che ha reso più costosa la copertura mediante strumenti derivati e alcune restrizioni gradualmente introdotte nella normativa che inducono i servicer a valutazioni più conservative, si traducono in valutazioni penalizzanti dei crediti in cessione. A questo va aggiunto per molti istituti una minore necessità di conseguire deponderazioni sulle note senior che vengono trattenute.
Se dunque le GACS potrebbero nei prossimi mesi rivelarsi meno convenienti, o al più convenienti solo per alcune tipologie di credito, è lecito domandarsi quale potrebbe essere il “silver bullet” che consentirà alle banche di continuare a “smaltire” i crediti maggiormente deteriorati.
“L’innovazione finanziaria tanto quanto quella tecnologica costituisce un motore importante per la sostenibilità del settore nel medio termine” ha commentato Gianluigi Barretta, CEO di IPI Finance, “riteniamo che in futuro le cartolarizzazioni continueranno a costituire uno strumento importante per il mercato, come lo sono stati negli ultimi 23 anni, anche a prescindere dall’esistenza di garanzie statali.”
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