Secondo indiscrezioni diffuse a Milano Finanza, il fondo americano Davidson Kemper Capital Management avrebbe messo in vendita il gruppo Prelios, tra i principali servicer italiani di NPL e UTP, con un prezzo target di circa 1,4 miliardi, scegliendo come advisor Goldman Sachs.
Il punto di partenza per il nuovo tentativo di dismissione sarebbe la trattativa recentemente fallita con DoValue, primo servicer italiano e tra i principali operatori europei, che si sarebbe arenata su un GAP di prezzo in apparenza difficile da colmare (1 miliardo contro un’offerta tra 650 e 680 milioni) e su alcune clausole di change of control in capo ai contratti di acquisto di crediti deteriorati da Intesa Sanpaolo e Unicredit, tra i principali accordi in portafoglio siglati da Prelios.
Ad oggi, le principali criticità per l’individuazione di un nuovo acquirente riguardano, nello specifico, il business degli npl e degli utp, che sconta impatti difficili da quantificare a fronte di un peggioramento della congiuntura, e, più in generale, il quadro rialzista dei tassi d’interesse che non incentiva operazioni di acquisto spesso effettuate a debito.
Secondo indiscrezioni diffuse a Milano Finanza, il fondo americano Davidson Kemper Capital Management avrebbe messo in vendita il gruppo Prelios, tra i principali servicer italiani di NPL e UTP, con un prezzo target di circa 1,4 miliardi, scegliendo come advisor Goldman Sachs.
Il punto di partenza per il nuovo tentativo di dismissione sarebbe la trattativa recentemente fallita con DoValue, primo servicer italiano e tra i principali operatori europei, che si sarebbe arenata su un GAP di prezzo in apparenza difficile da colmare (1 miliardo contro un’offerta tra 650 e 680 milioni) e su alcune clausole di change of control in capo ai contratti di acquisto di crediti deteriorati da Intesa Sanpaolo e Unicredit, tra i principali accordi in portafoglio siglati da Prelios.
Ad oggi, le principali criticità per l’individuazione di un nuovo acquirente riguardano, nello specifico, il business degli npl e degli utp, che sconta impatti difficili da quantificare a fronte di un peggioramento della congiuntura, e, più in generale, il quadro rialzista dei tassi d’interesse che non incentiva operazioni di acquisto spesso effettuate a debito.