Le interviste ai nuovi consiglieri di UNIREC (Unione Nazionale Imprese a tutela del credito), inaugurate la scorsa settimana con quella al vicepresidente Cristian Bertilaccio, continuano con l’intervista a Giovanni Cecere, eletto Consigliere per la fascia B.
Ci racconta qualcosa della sua esperienza personale e professionale che vi ha portati a ricoprire questo ruolo?
G.C. Ho iniziato a occuparmi di gestione nel credito nel 1989, nel 1992 ho costituito insieme ad altri colleghi una società di gestione del credito deteriorato nella quale ho ricoperto il ruolo di amministratore fino all’attuale da me costituita nel 1997. Nel corso degli anni mi sono specializzato principalmente nel mondo finanziario e bancario acquisendo una vasta esperienza nella gestione di questa tipologia di crediti. Mi sono occupato dell’associazione già nella fase embrionale in seguito alla famosa circolare Masone e per anni ho partecipato in qualità di associato all’attuale UNIREC. In queste nuove elezioni ho deciso, dopo diversi anni, di candidarmi per portare il mio contributo esperienziale in un momento importante del nostro settore, provando a rappresentare le esigenze di chi come me è un imprenditore.
Come valuta la situazione attuale del settore del recupero crediti?
In particolare, conferma che esiste, sempre più accentuata, una tendenza che vede da una parte una richiesta di livelli sempre più elevati di compliance, di adempimenti normativi, di performance e professionalità, ma dall’altra un continuo ricorso a gare e/o un generale calo dei livelli di compensation?
G.C. Nel mondo finanziario e bancario, negli anni è diventato crescente il peso delle attività relative alle procedure, la formazione continua delle risorse, l’organizzazione dei processi adeguati alla compliance e la ricerca e l’utilizzo di figure professionali da dedicare alle società committenti. Tutti aspetti organizzativi nuovi che sono diventati una componente essenziale del nostro lavoro e propedeutica al raggiungimento delle performance attese che spesso sono realmente non raggiungibili. Negli ultimi tempi, in parallelo alla crescente necessità di personale qualificato e alla richiesta di strutture più articolate, stiamo assistendo al fenomeno delle selezioni dei service da parte di alcune committenti, basate su gare al ribasso. Tale politica ribassista rischia di generare sempre più un peggioramento della qualità del servizio per le difficoltà nel reperire il personale adeguato e nel contenere i costi del recupero crediti. Il servizio di gestione e recupero del credito dovrebbe, invece, essere valutato alla stregua di un investimento a valore aggiunto anziché di un costo. Purtroppo negli ultimi anni l’attenzione si è spostata sulla gestione dei crediti NPL, facendo perdere di vista le difficoltà che si hanno nella gestione dei crediti nelle fasce performing. Il mondo NPL ha goduto di una situazione di mercato privilegiata date le dinamiche dei tassi (almeno fino ad oggi) e la massa di crediti deteriorati in pancia alle banche. Un settore che poteva rappresentare una grande opportunità per investitori in grado di trasformare investimenti finanziari in processi industriali. Per quanto riguarda invece il credito performing i margini sono molto più bassi ma l’importanza del settore è chiara a molte società finanziarie e bancarie che pongono la giusta attenzione nell’ottenere i migliori risultati, spesso fissando degli obiettivi molto sfidanti ma – data la realtà del sistema Paese – non sempre facilmente raggiungibili.
Come si immagina l’evoluzione della credit collection industry da qui al prossimo futuro?
G.C. L’attività è già molto cambiata, per il futuro mi immagino sempre più processi e procedure, attività di master legal e meno “attività di recupero”. Il mercato sarà più concentrato con una presenza di attori medio grandi, che però avranno sempre necessità di competenze specialistiche anche di realtà territoriali in ambito phone e home collection. Per il futuro del settore è necessario intervenire sulla Talent Acquisition: ovvero sull’attrazione di talenti e per farlo è necessario cambiare la politica di compenso e andare verso modelli sempre più spinti di retribuzione variabile e success fee.
Le interviste ai nuovi consiglieri di UNIREC (Unione Nazionale Imprese a tutela del credito), inaugurate la scorsa settimana con quella al vicepresidente Cristian Bertilaccio, continuano con l’intervista a Giovanni Cecere, eletto Consigliere per la fascia B.
Ci racconta qualcosa della sua esperienza personale e professionale che vi ha portati a ricoprire questo ruolo?
G.C. Ho iniziato a occuparmi di gestione nel credito nel 1989, nel 1992 ho costituito insieme ad altri colleghi una società di gestione del credito deteriorato nella quale ho ricoperto il ruolo di amministratore fino all’attuale da me costituita nel 1997. Nel corso degli anni mi sono specializzato principalmente nel mondo finanziario e bancario acquisendo una vasta esperienza nella gestione di questa tipologia di crediti. Mi sono occupato dell’associazione già nella fase embrionale in seguito alla famosa circolare Masone e per anni ho partecipato in qualità di associato all’attuale UNIREC. In queste nuove elezioni ho deciso, dopo diversi anni, di candidarmi per portare il mio contributo esperienziale in un momento importante del nostro settore, provando a rappresentare le esigenze di chi come me è un imprenditore.
Come valuta la situazione attuale del settore del recupero crediti?
In particolare, conferma che esiste, sempre più accentuata, una tendenza che vede da una parte una richiesta di livelli sempre più elevati di compliance, di adempimenti normativi, di performance e professionalità, ma dall’altra un continuo ricorso a gare e/o un generale calo dei livelli di compensation?
G.C. Nel mondo finanziario e bancario, negli anni è diventato crescente il peso delle attività relative alle procedure, la formazione continua delle risorse, l’organizzazione dei processi adeguati alla compliance e la ricerca e l’utilizzo di figure professionali da dedicare alle società committenti. Tutti aspetti organizzativi nuovi che sono diventati una componente essenziale del nostro lavoro e propedeutica al raggiungimento delle performance attese che spesso sono realmente non raggiungibili. Negli ultimi tempi, in parallelo alla crescente necessità di personale qualificato e alla richiesta di strutture più articolate, stiamo assistendo al fenomeno delle selezioni dei service da parte di alcune committenti, basate su gare al ribasso. Tale politica ribassista rischia di generare sempre più un peggioramento della qualità del servizio per le difficoltà nel reperire il personale adeguato e nel contenere i costi del recupero crediti. Il servizio di gestione e recupero del credito dovrebbe, invece, essere valutato alla stregua di un investimento a valore aggiunto anziché di un costo. Purtroppo negli ultimi anni l’attenzione si è spostata sulla gestione dei crediti NPL, facendo perdere di vista le difficoltà che si hanno nella gestione dei crediti nelle fasce performing. Il mondo NPL ha goduto di una situazione di mercato privilegiata date le dinamiche dei tassi (almeno fino ad oggi) e la massa di crediti deteriorati in pancia alle banche. Un settore che poteva rappresentare una grande opportunità per investitori in grado di trasformare investimenti finanziari in processi industriali. Per quanto riguarda invece il credito performing i margini sono molto più bassi ma l’importanza del settore è chiara a molte società finanziarie e bancarie che pongono la giusta attenzione nell’ottenere i migliori risultati, spesso fissando degli obiettivi molto sfidanti ma – data la realtà del sistema Paese – non sempre facilmente raggiungibili.
Come si immagina l’evoluzione della credit collection industry da qui al prossimo futuro?
G.C. L’attività è già molto cambiata, per il futuro mi immagino sempre più processi e procedure, attività di master legal e meno “attività di recupero”. Il mercato sarà più concentrato con una presenza di attori medio grandi, che però avranno sempre necessità di competenze specialistiche anche di realtà territoriali in ambito phone e home collection. Per il futuro del settore è necessario intervenire sulla Talent Acquisition: ovvero sull’attrazione di talenti e per farlo è necessario cambiare la politica di compenso e andare verso modelli sempre più spinti di retribuzione variabile e success fee.