Secondo gli ultimi dati ufficiali, le banche europee, a lungo considerate un rischio sistemico per l’economia, si trovano in condizioni positive per qualità del credito.
Il settore finanziario del vecchio continente si è trovato in difficoltà negli scorsi anni dando luogo ai timori per l’innescarsi di un possibile circolo vizioso in cui il calo del rating del credito per i paesi sovrani porta al declassamento delle banche, che alimentano ulteriori dubbi sul paese. Questo alimentò i timori che portarono dieci anni fa alla crisi del debito che mise a dura prova l’esistenza stessa della valuta unica.
Secondo i dati forniti lunedì dalla Banca Centrale Europea, nel primo trimestre di quest’anno la quota di prestiti non performanti (NPL) – definiti come arretrati di oltre 90 giorni – è scesa ad appena l’1,95%. Si tratta del livello più basso dall’inizio delle registrazioni nel secondo trimestre del 2015.
In precedenza non esisteva una sorveglianza coordinata, con le autorità nazionali che interpretavano i rischi bancari in modo diverso nonostante la regione condividesse una moneta e una politica monetaria comuni.
“Il settore bancario dell’area dell’euro è entrato nell’anno con una forte posizione di capitale e di liquidità”, dichiarno fonti della banca Centrale . “La pandemia in media non ha avuto un impatto sui prestiti non performanti delle banche e per il momento sembra che i rischi derivanti dalla guerra in Ucraina siano stati contenuti”.
Le banche italiane sono leggermente sotto la media dell’Eurozona per il ratio patrimoniale Cet1, quello di migliore qualità, ma leggermente al di sopra della media sia se si considera il ratio Tier1 sia se si guarda al Total capital ratio. Per quanto riguarda i deteriorati, l’Italia con il suo rapporto pari al 3% e’ ovviamente sopra la media aggregata dell’1,95%, in compagnia con altri 7 stati dell’area tra i quali la Spagna che ha un npl ratio di pari livello.
Il rapporto mette poi in evidenza che nel primo trimestre i prestiti e le anticipazioni legati al Covid-19 sono diminuiti ulteriormente a 421 miliardi (444 miliardi al 31 dicembre). La flessione e’ dovuta principalmente al calo delle concessioni o moratorie sui crediti che si sono ridotte a 55 miliardi dai 67 miliardi segnalati a dicembre.
Secondo gli ultimi dati ufficiali, le banche europee, a lungo considerate un rischio sistemico per l’economia, si trovano in condizioni positive per qualità del credito.
Il settore finanziario del vecchio continente si è trovato in difficoltà negli scorsi anni dando luogo ai timori per l’innescarsi di un possibile circolo vizioso in cui il calo del rating del credito per i paesi sovrani porta al declassamento delle banche, che alimentano ulteriori dubbi sul paese. Questo alimentò i timori che portarono dieci anni fa alla crisi del debito che mise a dura prova l’esistenza stessa della valuta unica.
Secondo i dati forniti lunedì dalla Banca Centrale Europea, nel primo trimestre di quest’anno la quota di prestiti non performanti (NPL) – definiti come arretrati di oltre 90 giorni – è scesa ad appena l’1,95%. Si tratta del livello più basso dall’inizio delle registrazioni nel secondo trimestre del 2015.
In precedenza non esisteva una sorveglianza coordinata, con le autorità nazionali che interpretavano i rischi bancari in modo diverso nonostante la regione condividesse una moneta e una politica monetaria comuni.
“Il settore bancario dell’area dell’euro è entrato nell’anno con una forte posizione di capitale e di liquidità”, dichiarno fonti della banca Centrale . “La pandemia in media non ha avuto un impatto sui prestiti non performanti delle banche e per il momento sembra che i rischi derivanti dalla guerra in Ucraina siano stati contenuti”.
Le banche italiane sono leggermente sotto la media dell’Eurozona per il ratio patrimoniale Cet1, quello di migliore qualità, ma leggermente al di sopra della media sia se si considera il ratio Tier1 sia se si guarda al Total capital ratio. Per quanto riguarda i deteriorati, l’Italia con il suo rapporto pari al 3% e’ ovviamente sopra la media aggregata dell’1,95%, in compagnia con altri 7 stati dell’area tra i quali la Spagna che ha un npl ratio di pari livello.
Il rapporto mette poi in evidenza che nel primo trimestre i prestiti e le anticipazioni legati al Covid-19 sono diminuiti ulteriormente a 421 miliardi (444 miliardi al 31 dicembre). La flessione e’ dovuta principalmente al calo delle concessioni o moratorie sui crediti che si sono ridotte a 55 miliardi dai 67 miliardi segnalati a dicembre.