Intesa Sanpaolo ha reso noto l’avvio di un cantiere progettuale volto alla riduzione dello stock di crediti deteriorati, come previsto dal piano d’impresa presentato a febbraio. L’operazione ad ampio raggio poggia su diversi capitoli di intervento. Secondo le anticipazioni riportare dal Sole 24 Ore, i principali canali di dismissione delle esposizioni non performing includeranno la cartolarizzazione di sofferenze con Gacs, la cessione di prestiti in leasing e lo smobilizzo di inadempienze probabili, i cosiddetti Utp.
In termini numerici il punto di partenza sono i circa 19,7 miliardi lordi di fine 2021 (inclusi 4,5 già contabilizzati in attività in via di dismissione) mentre l’obiettivo prefissato è un livello pari a 9,3 miliardi a fine 2025, quando la banca conta di atterrare a un Npl ratio lordo dell’1,6% e dello 0,8% al netto degli accantonamenti.
Nei giorni scorsi, infatti, l’istituto ha perfezionato una Gacs da 4 miliardi lordi di sofferenze. L’operazione, che è stata approvata dal cda nelle scorse settimane e denominata Organa, prevede la cartolarizzazione del portafoglio con l’acquisizione delle note junior e mezzanine da parte dei due fondi specializzati Crc e Bayview, che agiranno in tandem, mentre la tranche senior rimarrà in capo alla banca. Finint agisce nel ruolo di master servicer mentre Intrum Italy sarà lo special servicer.
La principale area di intervento dei prossimi mesi è costituta dei crediti classificati come Unlikely to Pay (UTP) fronte su cui Intesa ha già in essere una partnership strategica con Prelios: l’intenzione, in questo caso, sarebbe di smaltire circa 3 miliardi lordi di Utp. A questo si aggiunge poi un ulteriore tassello, costituito dalla cessione di altri 2 miliardi di crediti in leasing che si trovano in stato di sofferenza.
Per entrami i progetti la banca sarebbe già al lavoro per finalizzare le dismissioni entro l’arco temporale coperto dal piano industriale.
Intesa Sanpaolo ha reso noto l’avvio di un cantiere progettuale volto alla riduzione dello stock di crediti deteriorati, come previsto dal piano d’impresa presentato a febbraio. L’operazione ad ampio raggio poggia su diversi capitoli di intervento. Secondo le anticipazioni riportare dal Sole 24 Ore, i principali canali di dismissione delle esposizioni non performing includeranno la cartolarizzazione di sofferenze con Gacs, la cessione di prestiti in leasing e lo smobilizzo di inadempienze probabili, i cosiddetti Utp.
In termini numerici il punto di partenza sono i circa 19,7 miliardi lordi di fine 2021 (inclusi 4,5 già contabilizzati in attività in via di dismissione) mentre l’obiettivo prefissato è un livello pari a 9,3 miliardi a fine 2025, quando la banca conta di atterrare a un Npl ratio lordo dell’1,6% e dello 0,8% al netto degli accantonamenti.
Nei giorni scorsi, infatti, l’istituto ha perfezionato una Gacs da 4 miliardi lordi di sofferenze. L’operazione, che è stata approvata dal cda nelle scorse settimane e denominata Organa, prevede la cartolarizzazione del portafoglio con l’acquisizione delle note junior e mezzanine da parte dei due fondi specializzati Crc e Bayview, che agiranno in tandem, mentre la tranche senior rimarrà in capo alla banca. Finint agisce nel ruolo di master servicer mentre Intrum Italy sarà lo special servicer.
La principale area di intervento dei prossimi mesi è costituta dei crediti classificati come Unlikely to Pay (UTP) fronte su cui Intesa ha già in essere una partnership strategica con Prelios: l’intenzione, in questo caso, sarebbe di smaltire circa 3 miliardi lordi di Utp. A questo si aggiunge poi un ulteriore tassello, costituito dalla cessione di altri 2 miliardi di crediti in leasing che si trovano in stato di sofferenza.
Per entrami i progetti la banca sarebbe già al lavoro per finalizzare le dismissioni entro l’arco temporale coperto dal piano industriale.