L’invasione della Russia in Ucraina è, per le banche europee, uno shock geo-politico «gestibile» e comunque molto diverso dallo shock pandemico: l’escalation della crisi ucraina «rallenterà temporaneamente la crescita in Europa» mentre la crisi-Covid è globale e ha provocato una severa recessione. Il rischio-Russia non colpisce tutte le banche europee allo stesso modo, alcune sono più esposte di altre a rischi diretti e indiretti. Di conseguenza anche la vigilanza bancaria europea è in stato di allerta per la crisi ucraina ma in maniera diversa rispetto alla crisi-Covid. Bce/Ssm sta gestendo e gestirà le ripercussioni dell’invasione russa in Ucraina intervenendo banca per banca e soffocando i focolai in maniera mirata, senza misure calate dall’alto sull’intero sistema bancario. Questo diverso approccio fa subito una grande differenza per dividendi e buy-back: nessuno stop per la crisi ucraina.
«Non sono e non penso saranno sul tavolo interventi» simili allo stop al pagamento dei dividendi imposto alle banche all’avvio della crisi Covid, ha assicurato il presidente della vigilanza Bce, Andrea Enria, rivolgendosi alla comunità finanziaria internazionale in un convegno e parlando al Financial Times. L’Enria-pensiero è noto: la vigilanza non dovrebbe ricorrere allo stop di dividendi e buy-back «come se fosse uno strumento ordinario di supervisione». La pandemia è stata straordinaria e altrettanto straordinario, dunque, è stato lo stop alla distribuzione di capitale.
La ripresa della remunerazione degli azionisti da parte delle banche, è ora anche in piena crisi ucraina «a grandi linee accettabile alla luce del precedente periodo di restrizioni»: per il 2022 le banche prevedono di distribuire il 50% dei profitti generati nel 2021, dopo il 35% distribuito nel 2021, riportandosi in linea con il 45% che prevedevano di distribuire nel 2020, prima che la pandemia portasse la Bce a congelare i dividendi.
I piani di distribuzione del capitale devono però essere «ancorati a solidi piani di capitale basati su credibili previsioni e severi scenari avversi specifici per ogni banca», ha avvertito Enria. Nel valutare banca per banca i singoli piani di distribuzione del capitale, Ssm/Bce si aspetta che vengano delineati solidi obiettivi interni di capitale, soglie dei buffer al di sopra dei minimi prudenziali, che non venga annunciata una distribuzione per “importi assoluti” ma come percentuale degli utili (l’utile può calare , la distribuzione non può essere programmata con ammontari assoluti).
Come per la politica monetaria, anche per la vigilanza bancaria europea l’allerta resta alto, la cautela è estrema perché l’incertezza è grande. La crisi…
Fonte: Il Sole 24 Ore
L’invasione della Russia in Ucraina è, per le banche europee, uno shock geo-politico «gestibile» e comunque molto diverso dallo shock pandemico: l’escalation della crisi ucraina «rallenterà temporaneamente la crescita in Europa» mentre la crisi-Covid è globale e ha provocato una severa recessione. Il rischio-Russia non colpisce tutte le banche europee allo stesso modo, alcune sono più esposte di altre a rischi diretti e indiretti. Di conseguenza anche la vigilanza bancaria europea è in stato di allerta per la crisi ucraina ma in maniera diversa rispetto alla crisi-Covid. Bce/Ssm sta gestendo e gestirà le ripercussioni dell’invasione russa in Ucraina intervenendo banca per banca e soffocando i focolai in maniera mirata, senza misure calate dall’alto sull’intero sistema bancario. Questo diverso approccio fa subito una grande differenza per dividendi e buy-back: nessuno stop per la crisi ucraina.
«Non sono e non penso saranno sul tavolo interventi» simili allo stop al pagamento dei dividendi imposto alle banche all’avvio della crisi Covid, ha assicurato il presidente della vigilanza Bce, Andrea Enria, rivolgendosi alla comunità finanziaria internazionale in un convegno e parlando al Financial Times. L’Enria-pensiero è noto: la vigilanza non dovrebbe ricorrere allo stop di dividendi e buy-back «come se fosse uno strumento ordinario di supervisione». La pandemia è stata straordinaria e altrettanto straordinario, dunque, è stato lo stop alla distribuzione di capitale.
La ripresa della remunerazione degli azionisti da parte delle banche, è ora anche in piena crisi ucraina «a grandi linee accettabile alla luce del precedente periodo di restrizioni»: per il 2022 le banche prevedono di distribuire il 50% dei profitti generati nel 2021, dopo il 35% distribuito nel 2021, riportandosi in linea con il 45% che prevedevano di distribuire nel 2020, prima che la pandemia portasse la Bce a congelare i dividendi.
I piani di distribuzione del capitale devono però essere «ancorati a solidi piani di capitale basati su credibili previsioni e severi scenari avversi specifici per ogni banca», ha avvertito Enria. Nel valutare banca per banca i singoli piani di distribuzione del capitale, Ssm/Bce si aspetta che vengano delineati solidi obiettivi interni di capitale, soglie dei buffer al di sopra dei minimi prudenziali, che non venga annunciata una distribuzione per “importi assoluti” ma come percentuale degli utili (l’utile può calare , la distribuzione non può essere programmata con ammontari assoluti).
Come per la politica monetaria, anche per la vigilanza bancaria europea l’allerta resta alto, la cautela è estrema perché l’incertezza è grande. La crisi…
Fonte: Il Sole 24 Ore