UniCredit mette ufficialmente sul tavolo l’ipotesi di un’uscita dalla Russia. A dirlo senza mezzi termini è il numero uno della banca, Andrea Orcel. Il banchiere sceglie la strada della piena trasparenza al mercato, sulla scia di quanto già fatto lo scorso 8 marzo, quando ha evidenziato che il contraccolpo di un azzeramento totale del business a Mosca potrebbe costare fino a 200 punti base di capitale. «Stiamo completando una revisione urgente del paese e stiamo prendendo in considerazione l’uscita», dice il ceo nel corso della Morgan Stanley European Financial Conference tenutasi ieri a Londra.
Quello di UniCredit, che rappresenta la 14esima banca in Russia, non è un caso isolato. Altre banche internazionali stanno valutando l’abbandono di Mosca, dall’italiana Intesa Sanpaolo (che non ha un business retail nel Paese ma un’esposizione sul fronte corporate) a Goldman Sachs e JpMorgan Chase, fino a Deutsche Bank. Ieri anche Credit Suisse ha avvertito di aver preso in esame l’ipotesi.
Una cosa in verità è la chiusura delle attività e l’abbandono volontario e immediato da Mosca, come annunciato da Bp con l’uscita secca da Rosneft all’indomani dello scoppio della guerra. Altra cosa, invece, è rappresentata dal piano di preparazione a un addio che, viste le tensioni in atto, prima o poi potrebbe arrivare forse più per scelta di Mosca (e per mancanza di un acquirente) che per altro: nel caso di UniCredit sembra essere più questo lo scenario, almeno ad oggi. Del resto, se da un punto di vista tecnico l’operazione di…
Fonte: Il Sole 24 Ore
UniCredit mette ufficialmente sul tavolo l’ipotesi di un’uscita dalla Russia. A dirlo senza mezzi termini è il numero uno della banca, Andrea Orcel. Il banchiere sceglie la strada della piena trasparenza al mercato, sulla scia di quanto già fatto lo scorso 8 marzo, quando ha evidenziato che il contraccolpo di un azzeramento totale del business a Mosca potrebbe costare fino a 200 punti base di capitale. «Stiamo completando una revisione urgente del paese e stiamo prendendo in considerazione l’uscita», dice il ceo nel corso della Morgan Stanley European Financial Conference tenutasi ieri a Londra.
Quello di UniCredit, che rappresenta la 14esima banca in Russia, non è un caso isolato. Altre banche internazionali stanno valutando l’abbandono di Mosca, dall’italiana Intesa Sanpaolo (che non ha un business retail nel Paese ma un’esposizione sul fronte corporate) a Goldman Sachs e JpMorgan Chase, fino a Deutsche Bank. Ieri anche Credit Suisse ha avvertito di aver preso in esame l’ipotesi.
Una cosa in verità è la chiusura delle attività e l’abbandono volontario e immediato da Mosca, come annunciato da Bp con l’uscita secca da Rosneft all’indomani dello scoppio della guerra. Altra cosa, invece, è rappresentata dal piano di preparazione a un addio che, viste le tensioni in atto, prima o poi potrebbe arrivare forse più per scelta di Mosca (e per mancanza di un acquirente) che per altro: nel caso di UniCredit sembra essere più questo lo scenario, almeno ad oggi. Del resto, se da un punto di vista tecnico l’operazione di…
Fonte: Il Sole 24 Ore