È un mercato appena nato, ancora tutto da sviluppare quello delle cartolarizzazioni green europee e non ha quindi bisogno di una regolamentazione specifica, almeno per il momento. Ha adottato un approccio tutto sommato pragmatico, anche se pur sempre rigoroso, l’Eba nel rapporto Developing a Framework for Sustainable Securitization con cui ha inviato alla Commissione europea una serie di raccomandazioni su come affrontare il tema degli strumenti di finanza strutturata sostenibile sul quale l’interesse cresce ogni giorno.
L’autorità bancaria continentale ha appunto rimandato regole espressamente dedicate alle cartolarizzazioni «verdi» a una fase successiva, quando il mercato avrà sviluppato una certa maturità. Nel farlo ha però richiamato alla necessità di garantire condizioni di parità tra tutti i tipi di obbligazioni sostenibili, ma soprattutto ha suggerito di privilegiare nella loro qualifica la sostanza alla forma.
«Per definire green una cartolarizzazione non è necessario che lo siano i prestiti sottostanti, ma è essenziale che le banche che effettuano l’operazione utilizzino poi i proventi ottenuti per concedere ulteriori finanziamenti sostenibili», spiega Massimo Catizone del team Securitisation di UniCredit. «Applicare i criteri green bond standard della Ue a livello dell’originator piuttosto che sulla società veicolo – sottolinea inoltre Luciano Morello, partner di Dla Piper – consentirebbe anche a una cartolarizzazione non avente come sottostante un portafoglio di asset green di soddisfare quegli stessi requisiti».
Il mercato delle cartolarizzazioni «verdi» attraversa del resto in Europa ancora una fase embrionale, a differenza di altre aree come gli Stati Uniti e la Cina dove si è già ben sviluppato. Le prime operazioni nel Vecchio Continente risalgono a due anni fa e al momento, secondo i dati raccolti da BofA Securities, i volumi complessivi raccolti da due dozzine di veicoli creati si aggirano sui 13 miliardi di euro, 10 miliardi dei quali effettivamente collocati. A frenare un suo sviluppo, come riconosce la stessa Eba, è…
Fonte: Il Sole 24 Ore
È un mercato appena nato, ancora tutto da sviluppare quello delle cartolarizzazioni green europee e non ha quindi bisogno di una regolamentazione specifica, almeno per il momento. Ha adottato un approccio tutto sommato pragmatico, anche se pur sempre rigoroso, l’Eba nel rapporto Developing a Framework for Sustainable Securitization con cui ha inviato alla Commissione europea una serie di raccomandazioni su come affrontare il tema degli strumenti di finanza strutturata sostenibile sul quale l’interesse cresce ogni giorno.
L’autorità bancaria continentale ha appunto rimandato regole espressamente dedicate alle cartolarizzazioni «verdi» a una fase successiva, quando il mercato avrà sviluppato una certa maturità. Nel farlo ha però richiamato alla necessità di garantire condizioni di parità tra tutti i tipi di obbligazioni sostenibili, ma soprattutto ha suggerito di privilegiare nella loro qualifica la sostanza alla forma.
«Per definire green una cartolarizzazione non è necessario che lo siano i prestiti sottostanti, ma è essenziale che le banche che effettuano l’operazione utilizzino poi i proventi ottenuti per concedere ulteriori finanziamenti sostenibili», spiega Massimo Catizone del team Securitisation di UniCredit. «Applicare i criteri green bond standard della Ue a livello dell’originator piuttosto che sulla società veicolo – sottolinea inoltre Luciano Morello, partner di Dla Piper – consentirebbe anche a una cartolarizzazione non avente come sottostante un portafoglio di asset green di soddisfare quegli stessi requisiti».
Il mercato delle cartolarizzazioni «verdi» attraversa del resto in Europa ancora una fase embrionale, a differenza di altre aree come gli Stati Uniti e la Cina dove si è già ben sviluppato. Le prime operazioni nel Vecchio Continente risalgono a due anni fa e al momento, secondo i dati raccolti da BofA Securities, i volumi complessivi raccolti da due dozzine di veicoli creati si aggirano sui 13 miliardi di euro, 10 miliardi dei quali effettivamente collocati. A frenare un suo sviluppo, come riconosce la stessa Eba, è…
Fonte: Il Sole 24 Ore