La gestione del credito è tornata al centro delle interlocuzioni tra le banche italiane e le autorità di vigilanza. Non solo perché la graduale uscita dalla pandemia e il ritiro delle misure di sostegno hanno messo sotto la lente la gestione degli stock, ma anche perché sono in vista importanti scadenze regolamentari.
Entro fine marzo le banche significant dovranno inviare alla Bce le Npl strategy, cioè il documento riassuntivo delle iniziative che nell’arco dell’esercizio saranno messe in atto per abbattere lo stock di crediti deteriorati. Quest’anno l’appuntamento è particolarmente atteso visto che viene a cadere in un periodo di ritorno alla normalità e, soprattutto, nella fase conclusiva di quel Temporary Framework che, nel corso della pandemia, ha attenuato la pressione regolamentare per gli istituti. La parte più impegnativa del documento sarà quella di natura quantitativa, nell’ambito della quale gli istituti dovranno fissare obiettivi di smaltimento per i differenti cluster di portafoglio (a partire dalla classica distinzione tra chirografario e ipotecario), formulando stime di outflow che tengano conto dello scenario di mercato e delle curve di recupero.
Proprio quest’ultimo è il punto più delicato del lavoro. Non solo infatti i piani dovranno partire da uno scenario di mercato che tenga conto dell’evoluzione del settore immobiliare, del pil, dell’inflazione e dei tassi, ma si confronteranno necessariamente con le incognite poste oggi dalla pandemia. Due gli aspetti che potrebbero finire sotto la lente del regolatore: da un lato le banche dovranno fornire previsioni ben…
Autore: Luca Gualtieri
Fonte: Milano Finanza
La gestione del credito è tornata al centro delle interlocuzioni tra le banche italiane e le autorità di vigilanza. Non solo perché la graduale uscita dalla pandemia e il ritiro delle misure di sostegno hanno messo sotto la lente la gestione degli stock, ma anche perché sono in vista importanti scadenze regolamentari.
Entro fine marzo le banche significant dovranno inviare alla Bce le Npl strategy, cioè il documento riassuntivo delle iniziative che nell’arco dell’esercizio saranno messe in atto per abbattere lo stock di crediti deteriorati. Quest’anno l’appuntamento è particolarmente atteso visto che viene a cadere in un periodo di ritorno alla normalità e, soprattutto, nella fase conclusiva di quel Temporary Framework che, nel corso della pandemia, ha attenuato la pressione regolamentare per gli istituti. La parte più impegnativa del documento sarà quella di natura quantitativa, nell’ambito della quale gli istituti dovranno fissare obiettivi di smaltimento per i differenti cluster di portafoglio (a partire dalla classica distinzione tra chirografario e ipotecario), formulando stime di outflow che tengano conto dello scenario di mercato e delle curve di recupero.
Proprio quest’ultimo è il punto più delicato del lavoro. Non solo infatti i piani dovranno partire da uno scenario di mercato che tenga conto dell’evoluzione del settore immobiliare, del pil, dell’inflazione e dei tassi, ma si confronteranno necessariamente con le incognite poste oggi dalla pandemia. Due gli aspetti che potrebbero finire sotto la lente del regolatore: da un lato le banche dovranno fornire previsioni ben…
Autore: Luca Gualtieri
Fonte: Milano Finanza