L’onda lunga della crisi pandemica riporta d’attualità il dossier sulle Gacs, le garanzie pubbliche sulle cartolarizzazioni delle sofferenze bancarie che il Tesoro ha fin qui potuto applicare grazie all’autorizzazione europea che dopo l’ultima proroga è in scadenza il prossimo giugno. Nelle scorse settimane è ripreso il negoziato con la Ue per una nuova proroga, che potrebbe coprire un arco temporale di 12 mesi, rinnovabile per altri 12.
I lavori sono solo all’inizio, i tempi di maturazione non sono immediati ma vista l’esperienza al Mef si guarda con una certa fiducia a un nuovo via libera comunitario. In questa fase iniziale del confronto le opzioni sul tavolo sono più di una, e accompagnano il nuovo allungamento dei tempi con una serie di modifiche ad assetto variabile sugli schemi di applicazione delle garanzie. Ma sembra relegata ai margini della scena l’ipotesi, circolata con una certa insistenza anche nelle scorse puntate del serial sulle proroghe, di un’estensione dell’ombrello pubblico alle inadempienze probabili (Unlikely to pay, Utp), che si trovano nello scalino che precede la trasformazione in sofferenze. A ostacolare ancora una volta questa prospettiva ci sono le resistenze europee ma anche i timori domestici che l’apertura dell’ombrello pubblico sugli Utp spingerebbe di fatto analisti e agenzie di rating ad apparentare tali credit agli Npl sulla base dell’identità di trattamento.
Il meccanismo avviato nel 2016 e arrivato fino a oggi a suon di proroghe si concentra sulle tranche senior delle cartolarizzazioni. Un confine che secondo i monitoraggi interni del Tesoro ha fin qui evitato l’emergere di segnali di allarme in prospettiva. Anche su questo presupposto si basa la scelta di tornare a Bruxelles per mantenere in vita uno strumento che può tornare utile a gestire le…
Fonte: Il Sole 24 Ore
L’onda lunga della crisi pandemica riporta d’attualità il dossier sulle Gacs, le garanzie pubbliche sulle cartolarizzazioni delle sofferenze bancarie che il Tesoro ha fin qui potuto applicare grazie all’autorizzazione europea che dopo l’ultima proroga è in scadenza il prossimo giugno. Nelle scorse settimane è ripreso il negoziato con la Ue per una nuova proroga, che potrebbe coprire un arco temporale di 12 mesi, rinnovabile per altri 12.
I lavori sono solo all’inizio, i tempi di maturazione non sono immediati ma vista l’esperienza al Mef si guarda con una certa fiducia a un nuovo via libera comunitario. In questa fase iniziale del confronto le opzioni sul tavolo sono più di una, e accompagnano il nuovo allungamento dei tempi con una serie di modifiche ad assetto variabile sugli schemi di applicazione delle garanzie. Ma sembra relegata ai margini della scena l’ipotesi, circolata con una certa insistenza anche nelle scorse puntate del serial sulle proroghe, di un’estensione dell’ombrello pubblico alle inadempienze probabili (Unlikely to pay, Utp), che si trovano nello scalino che precede la trasformazione in sofferenze. A ostacolare ancora una volta questa prospettiva ci sono le resistenze europee ma anche i timori domestici che l’apertura dell’ombrello pubblico sugli Utp spingerebbe di fatto analisti e agenzie di rating ad apparentare tali credit agli Npl sulla base dell’identità di trattamento.
Il meccanismo avviato nel 2016 e arrivato fino a oggi a suon di proroghe si concentra sulle tranche senior delle cartolarizzazioni. Un confine che secondo i monitoraggi interni del Tesoro ha fin qui evitato l’emergere di segnali di allarme in prospettiva. Anche su questo presupposto si basa la scelta di tornare a Bruxelles per mantenere in vita uno strumento che può tornare utile a gestire le…
Fonte: Il Sole 24 Ore