Secondo quanto riportato nell’ultimo monthly outlook predisposto dall’ABI, Associazione Bancaria Italiana, il trend di riduzione dei crediti deteriorati che andava avanti dal 2016 si è invertito nell’ultimo trimestre dello scorso anno. Dopo il minimo storico di 15,3 miliardi di settembre, i crediti deteriorati hanno cominciato a risalire , con una media di un miliardo al mese: 16,7 miliardi a ottobre e 17,6 miliardi a novembre. E le aspettative per dicembre sono ancora in crescita.
Le autorità di vigilanza italiane ed europee hanno più volte messo in guardia gli istituti di credito sull’aspettativa di una ripresa della formazione degli Npl dopo la crisi portata dalla pandemia. L’incremento dello stock di deteriorati mentre erano ancora in corso le misure di supporto da parte del governo evidenzia come nonostante la ripresa nel 2021, ci sono settori che sono rimasti in difficoltà mentre l’attesa fine della pandemia, purtroppo, tarda a arrivare.
Si sa che a fine dicembre, data della scadenza delle coperture pubbliche sulle sospensioni, circa 36 miliardi di prestiti in moratoria risultavano non aver ripreso i pagamenti. In quel bacino sicuramente ci saranno molti degli Npl che si formeranno nel 2022. Nonostante ci sia la garanzia, fino a quando questa non viene escussa (e questo può richiedere anche un paio di anni) il credito deteriorato pesa per buona parte sul bilancio bancario.
Nonostante la proroga delle garanzie pubbliche, nel corso dello scorso anno alcune delle misure di sostegno sono state ridimensionate per esempio la proroga delle moratorie a partire dal giugno 2021 era stata consentita solo per la quota di capitale. Per cui ci sono casi di imprese che non sono riuscite a riprendere il pagamento degli interessi e quei crediti sono stati riclassificati come deteriorati.
La permanenza delle difficoltà determinate dalla pandemia è alla base della recente lrichiesta di un rinnovo ampio delle misure per il credito alle imprese contenuto nel Decreto Liquidità e nei successivi provvedimenti, così da affrontare preparati una potenziale nuova fase di incertezza economica (leggi il nostro articolo)
Secondo quanto riportato nell’ultimo monthly outlook predisposto dall’ABI, Associazione Bancaria Italiana, il trend di riduzione dei crediti deteriorati che andava avanti dal 2016 si è invertito nell’ultimo trimestre dello scorso anno. Dopo il minimo storico di 15,3 miliardi di settembre, i crediti deteriorati hanno cominciato a risalire , con una media di un miliardo al mese: 16,7 miliardi a ottobre e 17,6 miliardi a novembre. E le aspettative per dicembre sono ancora in crescita.
Le autorità di vigilanza italiane ed europee hanno più volte messo in guardia gli istituti di credito sull’aspettativa di una ripresa della formazione degli Npl dopo la crisi portata dalla pandemia. L’incremento dello stock di deteriorati mentre erano ancora in corso le misure di supporto da parte del governo evidenzia come nonostante la ripresa nel 2021, ci sono settori che sono rimasti in difficoltà mentre l’attesa fine della pandemia, purtroppo, tarda a arrivare.
Si sa che a fine dicembre, data della scadenza delle coperture pubbliche sulle sospensioni, circa 36 miliardi di prestiti in moratoria risultavano non aver ripreso i pagamenti. In quel bacino sicuramente ci saranno molti degli Npl che si formeranno nel 2022. Nonostante ci sia la garanzia, fino a quando questa non viene escussa (e questo può richiedere anche un paio di anni) il credito deteriorato pesa per buona parte sul bilancio bancario.
Nonostante la proroga delle garanzie pubbliche, nel corso dello scorso anno alcune delle misure di sostegno sono state ridimensionate per esempio la proroga delle moratorie a partire dal giugno 2021 era stata consentita solo per la quota di capitale. Per cui ci sono casi di imprese che non sono riuscite a riprendere il pagamento degli interessi e quei crediti sono stati riclassificati come deteriorati.
La permanenza delle difficoltà determinate dalla pandemia è alla base della recente lrichiesta di un rinnovo ampio delle misure per il credito alle imprese contenuto nel Decreto Liquidità e nei successivi provvedimenti, così da affrontare preparati una potenziale nuova fase di incertezza economica (leggi il nostro articolo)