Ammonterebbero a 25-27 miliardi di euro i crediti erogati ad aziende che hanno chiesto la moratoria legata alla pandemia e che non sarebbero in grado di riprendere i pagamenti. I numeri arrivano da Confindustria e Unimpresa che negli ultimi giorni hanno chiesto a gran voce al Governo di prorogare le misure a sostegno delle nostre imprese per scongiurare il rischio di credit crunch. Secondo la task force sulla liquidità il dato relativo alle sospensioni in essere al 31 dicembre 2021 sarebbe di 36 miliardi di euro, di cui 32 garantiti in base alle previsioni del decreto Cura Italia a fronte di circa 400mila richieste.
Il paradosso è che siamo nel bel mezzo della quarta ondata di Covid-19 e le misure di sostegno alle aziende emanate nel 2020 per contrastare l’emergenza stanno per finire, a cominciare dalla moratoria sui mutui (prevista dal decreto Cura Italia) e dall’ampliamento delle garanzie concesse dallo Stato (prevista dal decreto Liquidità). Da più parti si chiede di confermare queste misure. Qualche giorno fa si è mossa anche l’Abi con una lettera ufficiale inviata ai responsabili economici del Governo nella quale chiede “che siano tempestivamente riconfermate nella loro interezza tutte le misure di sostegno alle imprese previste dal cd. decreto Liquidità dell’8 aprile 2020, e successive modificazioni, con particolare riguardo ai finanziamenti garantiti e alla possibilità di offrire la garanzia pubblica sulle operazioni di ristrutturazione di finanziamenti già erogati innanzitutto per le piccole e medie imprese e sia quanto prima attivata la garanzia SACE a ‘prezzi di mercato’ anch’essa prevista dal citato decreto Liquidità”.
La fine delle moratorie, prevista per fine gennaio, e la scarsa disponibilità di sostegni alle imprese che non riescono a riprendere i pagamenti possono avere un impatto sulle casse dello Stato di almeno 10 miliardi (stima calcolata sul fatto che le garanzie “sussidiarie” sulle moratorie concesse del fondo per le Pmi gestito da Mcc coprono il 33% del valore del finanziamento). “Fortunatamente” affinché questo impatto si concretizzi è necessario che il mancato pagamento dei prestiti passi attraverso l’escussione della garanzia da parte della banca, processo che può richiedere fino a 18 mesi. In base alle nuove norme di classificazione del rischio imposte dall’Autorità bancaria europea, infatti, gli istituti finanziari devono classificare chi rinnova la moratoria con rating “forborne”, ad indicare che c’è una difficoltà finanziaria nell’impresa nei rapporti con la sua stessa banca. Questo rischia di causare una catena di credit crunch che potrebbe essere molto pericolosa. L’auspicio è che non si arrivi a questo.
Al momento non si sa quante imprese, pur restando in moratoria, abbiano comunque ripreso a pagare le rate degli interessi (per evitare di essere riclassificate tra i crediti deteriorati). Una prima fotografia di questa nuova quota di Npl potrebbe emergere dall’approvazione dei bilanci annuali degli istituti di credito, che dovrebbero arrivare dai consigli di amministrazione di queste settimane.
Intanto venerdì scorso il Governo ha approvato un nuovo decreto Sostegni che interviene soprattutto per contrastare il caro bollette prevedendo la cancellazione degli oneri di sistema nel primo trimestre 2022 e un taglio del 20% delle bollette degli energivori sotto forma di credito di imposta (ci sono 540 milioni di euro da destinare a questo taglio). Inoltre dal primo febbraio al 31 dicembre 2022 ci sarà un “meccanismo di compensazione” sul prezzo dell’energia prodotta da impianti a fonti rinnovabili in modo da alleggerire in parte gli oneri di sistema sulle bollette.
Per risollevare le attività travolte dall’emergenza sanitaria, viene prevista una Cig scontata fino a marzo per per hotel e agenzie di viaggio, ristoranti, bar, mense e catering, parchi divertimento, stabilimenti termali, discoteche, sale da ballo e sale giochi, ma anche per i musei e radio taxi.
Vengono, inoltre, sospese le tasse per sale da ballo, discoteche e locali assimilati chiusi per decreto fino a fine gennaio, introdotti aiuti a fondo perduto per attività di commercio al dettaglio che hanno subito una riduzione del fatturato nel 2021 non inferiore al 30% rispetto al 2019, e rifinanziato il fondo per i parchi tematici, acquari, parchi geologici e giardini zoologici. Infine, vengono destinati 40 milioni di euro ad organizzatori di feste e cerimonie, ristoranti e attività di ristorazione mobile, bar e altri esercizi simili senza cucina, gestione di piscine, che nel 2021 hanno subito una riduzione del fatturato non inferiore al 40% rispetto al 2019.
Ammonterebbero a 25-27 miliardi di euro i crediti erogati ad aziende che hanno chiesto la moratoria legata alla pandemia e che non sarebbero in grado di riprendere i pagamenti. I numeri arrivano da Confindustria e Unimpresa che negli ultimi giorni hanno chiesto a gran voce al Governo di prorogare le misure a sostegno delle nostre imprese per scongiurare il rischio di credit crunch. Secondo la task force sulla liquidità il dato relativo alle sospensioni in essere al 31 dicembre 2021 sarebbe di 36 miliardi di euro, di cui 32 garantiti in base alle previsioni del decreto Cura Italia a fronte di circa 400mila richieste.
Il paradosso è che siamo nel bel mezzo della quarta ondata di Covid-19 e le misure di sostegno alle aziende emanate nel 2020 per contrastare l’emergenza stanno per finire, a cominciare dalla moratoria sui mutui (prevista dal decreto Cura Italia) e dall’ampliamento delle garanzie concesse dallo Stato (prevista dal decreto Liquidità). Da più parti si chiede di confermare queste misure. Qualche giorno fa si è mossa anche l’Abi con una lettera ufficiale inviata ai responsabili economici del Governo nella quale chiede “che siano tempestivamente riconfermate nella loro interezza tutte le misure di sostegno alle imprese previste dal cd. decreto Liquidità dell’8 aprile 2020, e successive modificazioni, con particolare riguardo ai finanziamenti garantiti e alla possibilità di offrire la garanzia pubblica sulle operazioni di ristrutturazione di finanziamenti già erogati innanzitutto per le piccole e medie imprese e sia quanto prima attivata la garanzia SACE a ‘prezzi di mercato’ anch’essa prevista dal citato decreto Liquidità”.
La fine delle moratorie, prevista per fine gennaio, e la scarsa disponibilità di sostegni alle imprese che non riescono a riprendere i pagamenti possono avere un impatto sulle casse dello Stato di almeno 10 miliardi (stima calcolata sul fatto che le garanzie “sussidiarie” sulle moratorie concesse del fondo per le Pmi gestito da Mcc coprono il 33% del valore del finanziamento). “Fortunatamente” affinché questo impatto si concretizzi è necessario che il mancato pagamento dei prestiti passi attraverso l’escussione della garanzia da parte della banca, processo che può richiedere fino a 18 mesi. In base alle nuove norme di classificazione del rischio imposte dall’Autorità bancaria europea, infatti, gli istituti finanziari devono classificare chi rinnova la moratoria con rating “forborne”, ad indicare che c’è una difficoltà finanziaria nell’impresa nei rapporti con la sua stessa banca. Questo rischia di causare una catena di credit crunch che potrebbe essere molto pericolosa. L’auspicio è che non si arrivi a questo.
Al momento non si sa quante imprese, pur restando in moratoria, abbiano comunque ripreso a pagare le rate degli interessi (per evitare di essere riclassificate tra i crediti deteriorati). Una prima fotografia di questa nuova quota di Npl potrebbe emergere dall’approvazione dei bilanci annuali degli istituti di credito, che dovrebbero arrivare dai consigli di amministrazione di queste settimane.
Intanto venerdì scorso il Governo ha approvato un nuovo decreto Sostegni che interviene soprattutto per contrastare il caro bollette prevedendo la cancellazione degli oneri di sistema nel primo trimestre 2022 e un taglio del 20% delle bollette degli energivori sotto forma di credito di imposta (ci sono 540 milioni di euro da destinare a questo taglio). Inoltre dal primo febbraio al 31 dicembre 2022 ci sarà un “meccanismo di compensazione” sul prezzo dell’energia prodotta da impianti a fonti rinnovabili in modo da alleggerire in parte gli oneri di sistema sulle bollette.
Per risollevare le attività travolte dall’emergenza sanitaria, viene prevista una Cig scontata fino a marzo per per hotel e agenzie di viaggio, ristoranti, bar, mense e catering, parchi divertimento, stabilimenti termali, discoteche, sale da ballo e sale giochi, ma anche per i musei e radio taxi.
Vengono, inoltre, sospese le tasse per sale da ballo, discoteche e locali assimilati chiusi per decreto fino a fine gennaio, introdotti aiuti a fondo perduto per attività di commercio al dettaglio che hanno subito una riduzione del fatturato nel 2021 non inferiore al 30% rispetto al 2019, e rifinanziato il fondo per i parchi tematici, acquari, parchi geologici e giardini zoologici. Infine, vengono destinati 40 milioni di euro ad organizzatori di feste e cerimonie, ristoranti e attività di ristorazione mobile, bar e altri esercizi simili senza cucina, gestione di piscine, che nel 2021 hanno subito una riduzione del fatturato non inferiore al 40% rispetto al 2019.