Sono stati pubblicati i risultati della terza indagine conoscitiva Fintech condotta dalla Banca d’Italia nel primo semestre del 2021. La rilevazione, che ha cadenza biennale, ha coinvolto l’intero sistema bancario, composto da 59 gruppi bancari e 53 banche non appartenenti a gruppi; sono stati inoltre coinvolti 51 intermediari non bancari1),selezionati in base ai volumi di operatività; alcuni, anche se di scala ridotta, sono stati inclusi in funzione dei particolari modelli di business adottati e della loro propensione ad innovare.
La spesa in tecnologie fintech per il biennio 2021-2022 ammonta a 530 milioni di euro ed è in crescita rispetto al biennio precedente (456 milioni di euro). Rispetto alla precedente rilevazione è aumentato il numero degli intermediari investitori (da 77 a 96 unità) e dei progetti (da 267 a 329), suggerendo un maggior tasso di adozione di tecnologie innovative all’interno del sistema finanziario. A partire dal 2023 e fino alla messa in produzione, i progetti censiti comporteranno ulteriori spese per 281 milioni di euro.
Limitatamente al biennio 2019-2020 la spesa fintech del sistema bancario ha rappresentato il 3,1 per cento della spesa per l’acquisto di software, hardware e impianti tecnologici e per il funzionamento dei sistemi IT4); nel precedente biennio era stata pari all’1,5 per cento.
Ad arricchire ulteriormente il quadro va considerato che alcuni intermediari hanno sviluppato un modello di investimento, che, accanto all’investimento produttivo, prevede la partecipazione diretta in imprese fintech: il valore di queste partecipazioni ammonta a 204 milioni di euro ed è riferibile a 28 intermediari.
Quattro quinti dei progetti sono sviluppati con la collaborazione di società e istituzioni terze oppure affidando ad esse l’intero ciclo di realizzazione del progetto. Il ricorso alle collaborazioni risponde principalmente all’esigenza degli intermediari di assicurarsi tecnologie avanzate altrimenti non disponibili al proprio interno e di accelerare i tempi di realizzazione dei progetti, riducendo il time to market. Sono 330 gli accordi di partnership segnalati in questa rilevazione e sono riferibili a 199 imprese, di cui circa i due terzi con sede legale in Italia. I rapporti tra imprese e intermediari sono quasi sempre esclusivi: solo poche imprese hanno instaurato rapporti di collaborazione con più di un intermediario.
È rimasto elevato il peso degli investimenti in interfacce applicative e infrastrutture tecnologiche (API), che rappresentano il 58 per cento della spesa. Si sono inoltre consolidati i progetti basati sulla biometria, legata prevalentemente alle procedure di onboarding, e sulla Robot Process Automation (RPA), nei progetti riguardanti le business operations e la governance. I progetti fondati sull’intelligenza artificiale (AI), comprendenti il Machine Learning (ML) e il Natural Language Processing (NLP), pur riducendosi di numero, sono cresciuti in termini di spesa, trainati principalmente dalle applicazioni per il digital lending.
Sono stati pubblicati i risultati della terza indagine conoscitiva Fintech condotta dalla Banca d’Italia nel primo semestre del 2021. La rilevazione, che ha cadenza biennale, ha coinvolto l’intero sistema bancario, composto da 59 gruppi bancari e 53 banche non appartenenti a gruppi; sono stati inoltre coinvolti 51 intermediari non bancari1),selezionati in base ai volumi di operatività; alcuni, anche se di scala ridotta, sono stati inclusi in funzione dei particolari modelli di business adottati e della loro propensione ad innovare.
La spesa in tecnologie fintech per il biennio 2021-2022 ammonta a 530 milioni di euro ed è in crescita rispetto al biennio precedente (456 milioni di euro). Rispetto alla precedente rilevazione è aumentato il numero degli intermediari investitori (da 77 a 96 unità) e dei progetti (da 267 a 329), suggerendo un maggior tasso di adozione di tecnologie innovative all’interno del sistema finanziario. A partire dal 2023 e fino alla messa in produzione, i progetti censiti comporteranno ulteriori spese per 281 milioni di euro.
Limitatamente al biennio 2019-2020 la spesa fintech del sistema bancario ha rappresentato il 3,1 per cento della spesa per l’acquisto di software, hardware e impianti tecnologici e per il funzionamento dei sistemi IT4); nel precedente biennio era stata pari all’1,5 per cento.
Ad arricchire ulteriormente il quadro va considerato che alcuni intermediari hanno sviluppato un modello di investimento, che, accanto all’investimento produttivo, prevede la partecipazione diretta in imprese fintech: il valore di queste partecipazioni ammonta a 204 milioni di euro ed è riferibile a 28 intermediari.
Quattro quinti dei progetti sono sviluppati con la collaborazione di società e istituzioni terze oppure affidando ad esse l’intero ciclo di realizzazione del progetto. Il ricorso alle collaborazioni risponde principalmente all’esigenza degli intermediari di assicurarsi tecnologie avanzate altrimenti non disponibili al proprio interno e di accelerare i tempi di realizzazione dei progetti, riducendo il time to market. Sono 330 gli accordi di partnership segnalati in questa rilevazione e sono riferibili a 199 imprese, di cui circa i due terzi con sede legale in Italia. I rapporti tra imprese e intermediari sono quasi sempre esclusivi: solo poche imprese hanno instaurato rapporti di collaborazione con più di un intermediario.
È rimasto elevato il peso degli investimenti in interfacce applicative e infrastrutture tecnologiche (API), che rappresentano il 58 per cento della spesa. Si sono inoltre consolidati i progetti basati sulla biometria, legata prevalentemente alle procedure di onboarding, e sulla Robot Process Automation (RPA), nei progetti riguardanti le business operations e la governance. I progetti fondati sull’intelligenza artificiale (AI), comprendenti il Machine Learning (ML) e il Natural Language Processing (NLP), pur riducendosi di numero, sono cresciuti in termini di spesa, trainati principalmente dalle applicazioni per il digital lending.