L’economia europea recupera il colpo del 2020 a ritmi più veloci del previsto, e dopo una latitanza ventennale l’Italia è uno dei motori della ripresa continentale. Ma da noi il baratro prodotto è stato secondo solo a quello spagnolo nell’Eurozona, e alla fine della corsa triennale i livelli di produzione italiani resteranno più lontani dalla media dell’area rispetto al 2019.
I numeri elencati ieri dalla Commissione europea nelle previsioni economiche d’autunno offrono questa doppia chiave di lettura. Le buone notizie, certo, dominano il quadro, a livello continentale e domestico. L’economia europea crescerà del 5% quest’anno, e nei prossimi due dovrebbe far segnare rispettivamente un +4,3% e un +2,5%. E in Italia il balzo iniziale è maggiore, con un +6,2% ora previsto per il 2021, poi la curva si riallineerebbe con il +4,3% del 2022 e il +2,3% nel 2023. A metà del prossimo anno, in linea con il calendario indicato dal ministro dell’Economia Daniele Franco, il Paese recupererebbe i livelli pre-Covid.
Tanto vento di crescita non cancella però le nubi dall’orizzonte, anche qui sia comunitario sia nazionale. «L’economia europea si sta riprendendo fortemente ma non è il momento dell’autocompiacimento», ha commentato il vicepresidente della commissione Valdis Dombrovskis ricordando i rischi prodotti dalle «strozzature nelle catene di approvvigionamento» e dall’«aumento dei prezzi dell’energia che colpirà famiglie e imprese in Europa». All’elenco delle incognite il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni ha aggiunto la recrudescenza pandemica e, guardando all’Italia, la presenza di rischi politici sulla continuità nell’attuazione del Recovery che «solo un marziano potrebbe negare». L’occupazione, sottolineano poi i tecnici della Commissione, rimarrebbe indietro perché «la carenza di manodopera in settori specifici, in parte legata al disallineamento delle competenze, è destinata a ostacolarla nonostante la debolezza del mercato del lavoro».
Ma è il linguaggio diretto dei numeri a offrire la misura precisa della sfida italiana. Le previsioni di crescita calcolate dai tecnici di Bruxelles per il 2021-23 offrono prima di tutto un inedito: grazie soprattutto al super-rimbalzo di quest’anno, nel triennio Roma crescerà a ritmi più veloci della media dell’Eurozona, cumulando un +13,3% di Pil contro il +12,1% dell’area. Staccate anche…
Fonte: Il Sole 24 Ore
L’economia europea recupera il colpo del 2020 a ritmi più veloci del previsto, e dopo una latitanza ventennale l’Italia è uno dei motori della ripresa continentale. Ma da noi il baratro prodotto è stato secondo solo a quello spagnolo nell’Eurozona, e alla fine della corsa triennale i livelli di produzione italiani resteranno più lontani dalla media dell’area rispetto al 2019.
I numeri elencati ieri dalla Commissione europea nelle previsioni economiche d’autunno offrono questa doppia chiave di lettura. Le buone notizie, certo, dominano il quadro, a livello continentale e domestico. L’economia europea crescerà del 5% quest’anno, e nei prossimi due dovrebbe far segnare rispettivamente un +4,3% e un +2,5%. E in Italia il balzo iniziale è maggiore, con un +6,2% ora previsto per il 2021, poi la curva si riallineerebbe con il +4,3% del 2022 e il +2,3% nel 2023. A metà del prossimo anno, in linea con il calendario indicato dal ministro dell’Economia Daniele Franco, il Paese recupererebbe i livelli pre-Covid.
Tanto vento di crescita non cancella però le nubi dall’orizzonte, anche qui sia comunitario sia nazionale. «L’economia europea si sta riprendendo fortemente ma non è il momento dell’autocompiacimento», ha commentato il vicepresidente della commissione Valdis Dombrovskis ricordando i rischi prodotti dalle «strozzature nelle catene di approvvigionamento» e dall’«aumento dei prezzi dell’energia che colpirà famiglie e imprese in Europa». All’elenco delle incognite il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni ha aggiunto la recrudescenza pandemica e, guardando all’Italia, la presenza di rischi politici sulla continuità nell’attuazione del Recovery che «solo un marziano potrebbe negare». L’occupazione, sottolineano poi i tecnici della Commissione, rimarrebbe indietro perché «la carenza di manodopera in settori specifici, in parte legata al disallineamento delle competenze, è destinata a ostacolarla nonostante la debolezza del mercato del lavoro».
Ma è il linguaggio diretto dei numeri a offrire la misura precisa della sfida italiana. Le previsioni di crescita calcolate dai tecnici di Bruxelles per il 2021-23 offrono prima di tutto un inedito: grazie soprattutto al super-rimbalzo di quest’anno, nel triennio Roma crescerà a ritmi più veloci della media dell’Eurozona, cumulando un +13,3% di Pil contro il +12,1% dell’area. Staccate anche…
Fonte: Il Sole 24 Ore