Ora che i Tribunali sono riaperti, che l’economia cresce e che il mondo torna alla normalità, per le cartolarizzazioni di crediti in sofferenza (Npl) garantite dallo Stato arriva il momento di guardare in faccia alla realtà. Perché i nodi stanno venendo al pettine: delle 26 operazioni censite da Scope Ratings, ben 17 hanno performance peggiori rispetto a quanto previsto nei Business Plan originari. Alcune sono sotto anche più del 50%. Questo significa che le società di recupero-crediti (i cosiddetti Servicer) stanno raccogliendo dai debitori morosi meno di quanto avessero previsto e messo nero su bianco. Il tema è serio, perché dal recupero dei crediti dipende il rimborso dei bond agli investitori. E da ultimo anche quelli «senior», su cui c’è la garanzia dello Stato (chiamata Gacs). Il problema non è dunque solo degli investitori che hanno comprato quei bond, ma anche dei contribuenti italiani: tanti addetti ai lavori sono infatti convinti che presto o tardi lo Stato dovrà tirare fuori i soldi per onorare almeno in parte alcune garanzie. Altri incrociano le dita. Ma prima di fasciarsi la testa, investitori in Npl, advisor e società di recupero-crediti stanno cercando di correre ai ripari. Il Sole 24 Ore è in grado di documentare come.
Ci sono alcuni investitori che stanno già vendendo i loro titoli «junior» e «mezzanini» (che ormai valgono zero), per permettere a chi li acquista di cambiare…
Autore: Morya Longo
Fonte: Il Sole 24 ore
Ora che i Tribunali sono riaperti, che l’economia cresce e che il mondo torna alla normalità, per le cartolarizzazioni di crediti in sofferenza (Npl) garantite dallo Stato arriva il momento di guardare in faccia alla realtà. Perché i nodi stanno venendo al pettine: delle 26 operazioni censite da Scope Ratings, ben 17 hanno performance peggiori rispetto a quanto previsto nei Business Plan originari. Alcune sono sotto anche più del 50%. Questo significa che le società di recupero-crediti (i cosiddetti Servicer) stanno raccogliendo dai debitori morosi meno di quanto avessero previsto e messo nero su bianco. Il tema è serio, perché dal recupero dei crediti dipende il rimborso dei bond agli investitori. E da ultimo anche quelli «senior», su cui c’è la garanzia dello Stato (chiamata Gacs). Il problema non è dunque solo degli investitori che hanno comprato quei bond, ma anche dei contribuenti italiani: tanti addetti ai lavori sono infatti convinti che presto o tardi lo Stato dovrà tirare fuori i soldi per onorare almeno in parte alcune garanzie. Altri incrociano le dita. Ma prima di fasciarsi la testa, investitori in Npl, advisor e società di recupero-crediti stanno cercando di correre ai ripari. Il Sole 24 Ore è in grado di documentare come.
Ci sono alcuni investitori che stanno già vendendo i loro titoli «junior» e «mezzanini» (che ormai valgono zero), per permettere a chi li acquista di cambiare…
Autore: Morya Longo
Fonte: Il Sole 24 ore