La ripresa post-Covid che nessuno forse si aspettava, almeno di questa portata, ha allontanato gran parte dei rischi che gravavano sul mondo del credito in Europa, riportando indietro le lancette del tempo a un attimo prima che la pandemia irrompesse sulla scena, o quasi. La forza della crescita economica, elemento senz’altro determinante per il momento, porta però con sé anche una serie di possibili effetti collaterali tali da lasciar pensare che la tempesta non sia necessariamente già alle spalle e indurre quindi alla cautela.
Strozzature nella catena di approvvigionamento delle imprese, aumento dell’inflazione e crescita dei prezzi delle materie prime sono fattori che già si intravedono: per il momento la gran parte degli economisti li ritiene transitori, ma se dovessero persistere a lungo le conseguenze negative per le imprese non tarderebbero a manifestarsi, così come le ricadute sulle banche che le finanziano. A ricordarlo è il rapporto trimestrale Global Credit Condition che S&P Global Ratings presenta stamani al pubblico e che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare.
I progressi degli ultimi mesi sul mercato del credito sono giunti forse inattesi, ma sono ormai sotto gli occhi di tutti. Nel terzo trimestre 2021, ricorda l’agenzia di rating, il numero delle promozioni (27) di emittenti corporate europei ha superato quello dei declassamenti (8). E se è vero che parte di queste azioni si sono rese necessarie per bilanciare l’ondata di downgrade di un anno fa al diffondersi del virus, occorre anche notare come in termini di prospettive il panorama sia adesso più bilanciato. A fine agosto la quota di aziende seguite da S&P conoutlook negativo era infatti scesa a poco più del 20% del totale, non lontano dai livelli pre-Covid (18,8%) e decisamente al di sotto del livello (33,8%) su cui stazionava a fine 2020. All’atto pratico occorre poi anche…
Fonte: Il Sole 24 Ore
La ripresa post-Covid che nessuno forse si aspettava, almeno di questa portata, ha allontanato gran parte dei rischi che gravavano sul mondo del credito in Europa, riportando indietro le lancette del tempo a un attimo prima che la pandemia irrompesse sulla scena, o quasi. La forza della crescita economica, elemento senz’altro determinante per il momento, porta però con sé anche una serie di possibili effetti collaterali tali da lasciar pensare che la tempesta non sia necessariamente già alle spalle e indurre quindi alla cautela.
Strozzature nella catena di approvvigionamento delle imprese, aumento dell’inflazione e crescita dei prezzi delle materie prime sono fattori che già si intravedono: per il momento la gran parte degli economisti li ritiene transitori, ma se dovessero persistere a lungo le conseguenze negative per le imprese non tarderebbero a manifestarsi, così come le ricadute sulle banche che le finanziano. A ricordarlo è il rapporto trimestrale Global Credit Condition che S&P Global Ratings presenta stamani al pubblico e che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare.
I progressi degli ultimi mesi sul mercato del credito sono giunti forse inattesi, ma sono ormai sotto gli occhi di tutti. Nel terzo trimestre 2021, ricorda l’agenzia di rating, il numero delle promozioni (27) di emittenti corporate europei ha superato quello dei declassamenti (8). E se è vero che parte di queste azioni si sono rese necessarie per bilanciare l’ondata di downgrade di un anno fa al diffondersi del virus, occorre anche notare come in termini di prospettive il panorama sia adesso più bilanciato. A fine agosto la quota di aziende seguite da S&P conoutlook negativo era infatti scesa a poco più del 20% del totale, non lontano dai livelli pre-Covid (18,8%) e decisamente al di sotto del livello (33,8%) su cui stazionava a fine 2020. All’atto pratico occorre poi anche…
Fonte: Il Sole 24 Ore