La pandemia ha impattato il settore del recupero crediti che nel 2020 ha registrato un crollo delle posizioni fresche (-14%) e una crescita importante delle pratiche di crediti NPL. E’ il quadro che emerge dalle anticipazioni sull’XI Rapporto di Unirec – Unione Nazionale Imprese a Tutela del Credito, che riunisce circa 200 aziende, pari all’80% del settore in Italia. Nel 2020, per la prima volta negli ultimi 5 anni, le imprese associate a Unirec registrano un lieve calo, in parte per effetto delle moratorie, toccando i 100 miliardi di euro (-0,1% rispetto al 2019). Quello che cresce in modo importante sono le pratiche di crediti NPL che compensano la perdita del 14% delle posizioni fresche: in assenza del contributo dei servicer specializzati in NPL, gli importi affidati sarebbero stati 64.929 milioni contro i 75.647 milioni del 2019. Sul piano delle performance si evidenzia una crescita sostanziosa dei crediti recuperati che si attestano complessivamente a 11,2 miliardi di cui 10,6 miliardi relativi a portafogli gestiti per Conto Terzi, in aumento del 20,3% rispetto agli 8,8 miliardi di euro del 2019. Anche in questo caso è determinante il contributo dei servicer specializzati in NPL, senza il quale la crescita sarebbe stata di appena l’8%. In ogni caso l’aumento di crediti recuperati probabilmente va collegato agli effetti derivanti dalle misure contenitive della pandemia: a fronte, infatti, del blocco dei licenziamenti e della cassa integrazione generalizzata, c’è stato un pesante crollo dei consumi che ha costretto gli italiani a risparmi forzati (vedi l’aumento record dei depositi bancari) e quindi ad una maggiore disponibilità al pagamento.
Il Rapporto annuale, che verrà presentato al pubblico durante l’Annual che si terrà il 26 ottobre, esamina sia i portafogli di crediti gestiti in proprio dalle aziende associate, sia quelli (più numerosi per numero di pratiche e per importi) in cui la gestione avviene per committenza, in Conto Terzi Originator (quando il mandatario è il detentore originario del credito, ad es. società telefonica, utility, banca) o Conto Terzi Cessionario (quando il committente è un soggetto terzo che ha acquisito il credito da altri, ad es. un Fondo).
In termini di importi affidati per Conto Terzi, i comparti utility, finanziario e bancario rappresentano il 94% con una prevalenza del settore bancario (55%), seguito dal finanziario (29%) e delle utility (10%). Sul fronte del numero di pratiche i settori più rilevanti sono le utility, Tlc, PA e commerciale (60%), finanziario (23%) e bancario (14%), in continuità con quanto rilevato nel 2019.
A livello regionale Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia occupano i primi quattro posti nella classifica degli importi affidati, con il 46% del totale. Le performance per importi recuperati vedono la Lombardia stabile al 10% e il Lazio (11%), la Campania (12%) e soprattutto la Sicilia (14%) in netto miglioramento rispetto al 2019.
Nel dettaglio, nel 2020 il Conto Terzi Cessionario ha dato origine a circa 6,4 milioni di pratiche, in aumento rispetto ai 6 milioni del 2019 per un controvalore complessivo affidato di 47,7 miliardi di euro, in decisa crescita rispetto ai 37,6 miliardi del 2019. Le pratiche, a livello di importi gestiti, sono state equidistribuite tra B2B (imprese) e B2C (famiglie) con una leggera crescita del B2C che passa dal rappresentare il 50% del totale nel 2019 al 54% nel 2020. Questo dato risente delle moratorie che hanno determinato un’immediata sospensione dei pagamenti dei debiti relativi alle attività produttive. Anche nel 2020 si conferma un ticket medio decisamente più elevato per il Conto Terzi Cessionario rispetto al Conto Terzi Originator, sia nel B2B (€ 16.215 contro € 3.749) che nel B2C (€ 5.287 contro € 1.302).
Il 2020 si caratterizza poi per l’utilizzo prevalente della Phone collection, ossia della gestione delle pratiche via telefono, sia per il Conto terzi Originator (83%) che per il Conto terzi Cessionario (61%), complici in questo le limitazioni imposte dalla pandemia. Nel caso del Master Legal, ovvero il ricorso a team legali specializzati, il ticket medio del Conto terzi Cessionario è pari a 68.382 euro, sette volte quello del Conto terzi Originator (9.665 euro), dato che testimonia la presenza di portafogli gestiti dagli associati servicer di NPL. Il focus su un campione di 24 aziende che gestiscono portafoglio in Conto Proprio evidenzia la crescita del settore con un portafoglio complessivo gestito di 49 miliardi di euro (+ 58% rispetto ai 31 miliardi del 2019). Tali aziende nel corso del 2020 hanno acquistato crediti per 9,1 miliardi di euro incassando circa il 7% di tale valore, pari a oltre 630 milioni di euro. I crediti acquistati sono rappresentati per l’80% degli importi da posizioni provenienti dal settore bancario (49%) e finanziario (31%). Il 78% di questi è relativo a posizioni unsecured ovvero prive di garanzia specifiche, a testimoniare la storica forte specializzazione e know how delle aziende aderenti a Unirec nella gestione di posizioni unsecured e small ticket (ovvero di importo inferiore ai 50mila euro). Al contempo si evidenzia che con il 22% delle posizioni il settore secured è sempre più rappresentativo del mondo della gestione del credito. Con riferimento all’aging di tali crediti- ovvero il tempo trascorso dal momento della manifestazione dell’insolvenza – l’analisi sul flusso dei crediti acquistati nel 2020 sottolinea una maggior concentrazione sulle anzianità superiori ai 3 anni (80% degli importi). Sempre in tale ambito la percentuale di portafogli per cui è stato definito un piano di rientro è stabile al 5,55% rispetto al 5,29% dell’anno scorso. Tale dato è stato influenzato dalla chiusura prolungata dei tribunali nei mesi di lockdown del 2020.
“Dai dati raccolti nei nostri market watch, nel 2020 abbiamo notato un forte rallentamento della crescita delle masse affidate per conto terzi, soprattutto nelle fasi di early collection e per effetto delle moratorie. Tale tendenza sembra stabile anche nei primi mesi del 2021, occorrerà attendere le decisioni politiche che verranno assunte nei prossimi mesi per capire se si tratterà o meno di un trend che riguarderà tutto il 2021 – ha spiegato Francesco Vovk, Presidente di Unirec che ha aggiunto – Le nostre aziende gestiscono crediti per un valore complessivo di poco inferiore al pacchetto di riforme presentate dall’Italia nell’ambito del PNRR. Le associate hanno lo scopo di cercare soluzioni condivise tra debitori e aziende committenti al fine di riportare le posizioni in bonis nel caso di arretrati di pagamento e negli altri casi di individuare piani di rientri sostenibili, che evitino ai debitori maggiori aggravi di spese che attività di tipo giudiziale comporterebbero. A tal proposito – ha concluso Vovk – l’apporto del comparto risulta centrale anche e soprattutto in un periodo eccezionale come quello che stiamo vivendo, per garantire il circolo virtuoso dell’economia e la resilienza delle aziende italiane”.
“A conferma del fatto che l’Associazione è rappresentativa del sempre più complesso e ampio settore della gestione del credito vi sono i dati relativi ai crediti garantiti che assumono un peso crescente: i crediti acquistati dagli associati negli ultimi dodici mesi sono unsecured per il 98% in termini di pratiche ma solo per il 52% in termini di importo, rispetto all’80% dello scorso anno” ha dichiarato Michela De Marchi, Segretario generale di Unirec.
Lo stato di salute del settore del recupero crediti si conferma buono, con riferimento ai dati di bilancio del 2019 che registrano un vivace aumento dei ricavi, alimentati in particolare dall’attività di recupero sugli NPL in conto proprio. Nel 2019 i ricavi complessivi delle imprese UNIREC si sono attestati a 1.130 milioni di euro, con una crescita media annua pari al 2% rispetto al 2018. Aumenta la concentrazione nel comparto, dove coesistono numerosi operatori di piccole e medie dimensioni, specializzati nel conto terzi, a fianco di un ristretto gruppo di imprese di grandi dimensioni, spesso focalizzate sul conto proprio.
La pandemia ha impattato il settore del recupero crediti che nel 2020 ha registrato un crollo delle posizioni fresche (-14%) e una crescita importante delle pratiche di crediti NPL. E’ il quadro che emerge dalle anticipazioni sull’XI Rapporto di Unirec – Unione Nazionale Imprese a Tutela del Credito, che riunisce circa 200 aziende, pari all’80% del settore in Italia. Nel 2020, per la prima volta negli ultimi 5 anni, le imprese associate a Unirec registrano un lieve calo, in parte per effetto delle moratorie, toccando i 100 miliardi di euro (-0,1% rispetto al 2019). Quello che cresce in modo importante sono le pratiche di crediti NPL che compensano la perdita del 14% delle posizioni fresche: in assenza del contributo dei servicer specializzati in NPL, gli importi affidati sarebbero stati 64.929 milioni contro i 75.647 milioni del 2019. Sul piano delle performance si evidenzia una crescita sostanziosa dei crediti recuperati che si attestano complessivamente a 11,2 miliardi di cui 10,6 miliardi relativi a portafogli gestiti per Conto Terzi, in aumento del 20,3% rispetto agli 8,8 miliardi di euro del 2019. Anche in questo caso è determinante il contributo dei servicer specializzati in NPL, senza il quale la crescita sarebbe stata di appena l’8%. In ogni caso l’aumento di crediti recuperati probabilmente va collegato agli effetti derivanti dalle misure contenitive della pandemia: a fronte, infatti, del blocco dei licenziamenti e della cassa integrazione generalizzata, c’è stato un pesante crollo dei consumi che ha costretto gli italiani a risparmi forzati (vedi l’aumento record dei depositi bancari) e quindi ad una maggiore disponibilità al pagamento.
Il Rapporto annuale, che verrà presentato al pubblico durante l’Annual che si terrà il 26 ottobre, esamina sia i portafogli di crediti gestiti in proprio dalle aziende associate, sia quelli (più numerosi per numero di pratiche e per importi) in cui la gestione avviene per committenza, in Conto Terzi Originator (quando il mandatario è il detentore originario del credito, ad es. società telefonica, utility, banca) o Conto Terzi Cessionario (quando il committente è un soggetto terzo che ha acquisito il credito da altri, ad es. un Fondo).
In termini di importi affidati per Conto Terzi, i comparti utility, finanziario e bancario rappresentano il 94% con una prevalenza del settore bancario (55%), seguito dal finanziario (29%) e delle utility (10%). Sul fronte del numero di pratiche i settori più rilevanti sono le utility, Tlc, PA e commerciale (60%), finanziario (23%) e bancario (14%), in continuità con quanto rilevato nel 2019.
A livello regionale Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia occupano i primi quattro posti nella classifica degli importi affidati, con il 46% del totale. Le performance per importi recuperati vedono la Lombardia stabile al 10% e il Lazio (11%), la Campania (12%) e soprattutto la Sicilia (14%) in netto miglioramento rispetto al 2019.
Nel dettaglio, nel 2020 il Conto Terzi Cessionario ha dato origine a circa 6,4 milioni di pratiche, in aumento rispetto ai 6 milioni del 2019 per un controvalore complessivo affidato di 47,7 miliardi di euro, in decisa crescita rispetto ai 37,6 miliardi del 2019. Le pratiche, a livello di importi gestiti, sono state equidistribuite tra B2B (imprese) e B2C (famiglie) con una leggera crescita del B2C che passa dal rappresentare il 50% del totale nel 2019 al 54% nel 2020. Questo dato risente delle moratorie che hanno determinato un’immediata sospensione dei pagamenti dei debiti relativi alle attività produttive. Anche nel 2020 si conferma un ticket medio decisamente più elevato per il Conto Terzi Cessionario rispetto al Conto Terzi Originator, sia nel B2B (€ 16.215 contro € 3.749) che nel B2C (€ 5.287 contro € 1.302).
Il 2020 si caratterizza poi per l’utilizzo prevalente della Phone collection, ossia della gestione delle pratiche via telefono, sia per il Conto terzi Originator (83%) che per il Conto terzi Cessionario (61%), complici in questo le limitazioni imposte dalla pandemia. Nel caso del Master Legal, ovvero il ricorso a team legali specializzati, il ticket medio del Conto terzi Cessionario è pari a 68.382 euro, sette volte quello del Conto terzi Originator (9.665 euro), dato che testimonia la presenza di portafogli gestiti dagli associati servicer di NPL. Il focus su un campione di 24 aziende che gestiscono portafoglio in Conto Proprio evidenzia la crescita del settore con un portafoglio complessivo gestito di 49 miliardi di euro (+ 58% rispetto ai 31 miliardi del 2019). Tali aziende nel corso del 2020 hanno acquistato crediti per 9,1 miliardi di euro incassando circa il 7% di tale valore, pari a oltre 630 milioni di euro. I crediti acquistati sono rappresentati per l’80% degli importi da posizioni provenienti dal settore bancario (49%) e finanziario (31%). Il 78% di questi è relativo a posizioni unsecured ovvero prive di garanzia specifiche, a testimoniare la storica forte specializzazione e know how delle aziende aderenti a Unirec nella gestione di posizioni unsecured e small ticket (ovvero di importo inferiore ai 50mila euro). Al contempo si evidenzia che con il 22% delle posizioni il settore secured è sempre più rappresentativo del mondo della gestione del credito. Con riferimento all’aging di tali crediti- ovvero il tempo trascorso dal momento della manifestazione dell’insolvenza – l’analisi sul flusso dei crediti acquistati nel 2020 sottolinea una maggior concentrazione sulle anzianità superiori ai 3 anni (80% degli importi). Sempre in tale ambito la percentuale di portafogli per cui è stato definito un piano di rientro è stabile al 5,55% rispetto al 5,29% dell’anno scorso. Tale dato è stato influenzato dalla chiusura prolungata dei tribunali nei mesi di lockdown del 2020.
“Dai dati raccolti nei nostri market watch, nel 2020 abbiamo notato un forte rallentamento della crescita delle masse affidate per conto terzi, soprattutto nelle fasi di early collection e per effetto delle moratorie. Tale tendenza sembra stabile anche nei primi mesi del 2021, occorrerà attendere le decisioni politiche che verranno assunte nei prossimi mesi per capire se si tratterà o meno di un trend che riguarderà tutto il 2021 – ha spiegato Francesco Vovk, Presidente di Unirec che ha aggiunto – Le nostre aziende gestiscono crediti per un valore complessivo di poco inferiore al pacchetto di riforme presentate dall’Italia nell’ambito del PNRR. Le associate hanno lo scopo di cercare soluzioni condivise tra debitori e aziende committenti al fine di riportare le posizioni in bonis nel caso di arretrati di pagamento e negli altri casi di individuare piani di rientri sostenibili, che evitino ai debitori maggiori aggravi di spese che attività di tipo giudiziale comporterebbero. A tal proposito – ha concluso Vovk – l’apporto del comparto risulta centrale anche e soprattutto in un periodo eccezionale come quello che stiamo vivendo, per garantire il circolo virtuoso dell’economia e la resilienza delle aziende italiane”.
“A conferma del fatto che l’Associazione è rappresentativa del sempre più complesso e ampio settore della gestione del credito vi sono i dati relativi ai crediti garantiti che assumono un peso crescente: i crediti acquistati dagli associati negli ultimi dodici mesi sono unsecured per il 98% in termini di pratiche ma solo per il 52% in termini di importo, rispetto all’80% dello scorso anno” ha dichiarato Michela De Marchi, Segretario generale di Unirec.
Lo stato di salute del settore del recupero crediti si conferma buono, con riferimento ai dati di bilancio del 2019 che registrano un vivace aumento dei ricavi, alimentati in particolare dall’attività di recupero sugli NPL in conto proprio. Nel 2019 i ricavi complessivi delle imprese UNIREC si sono attestati a 1.130 milioni di euro, con una crescita media annua pari al 2% rispetto al 2018. Aumenta la concentrazione nel comparto, dove coesistono numerosi operatori di piccole e medie dimensioni, specializzati nel conto terzi, a fianco di un ristretto gruppo di imprese di grandi dimensioni, spesso focalizzate sul conto proprio.