In assenza delle significative misure di sostegno al credito messe in campo dai Paesi europei durante la pandemia, i crediti deteriorati sarebbero aumentati al livello elevato del 2012 in Francia, Italia e Spagna, e avrebbero sperimentato un aumento notevole anche in Germania. È quanto emerge da una nuova ricerca di Goldman Sachs sugli NPL nelle quattro maggiori economie europee. I ricercatori, guidati dall’italiano Filippo taddei, hanno anche analizzato la durata dei prestiti nell’ambito dei programmi di garanzia per valutare la probabile tempistica di future inadempienze e il potenziale costo fiscale nel tempo per i quattro Paesi. È emerso che, anche con ipotesi prudenti, i costi fiscali sono probabilmente gestibili, ma riscontrano variazioni sostanziali: le passività potenziali potrebbero gravare maggiormente sulla Spagna (con un costo fino al 2,4% del PIL), seguita da Francia (1,7%) e Italia (1,6%), con costi molto inferiori in Germania (0,1% del PIL).
Goldman Sachs valuta comunque positivamente le misure messe in campo nel Vecchio Continente. Nonostante la contrazione senza precedenti dell’economia europea, le moratorie sul debito e le garanzie di credito “hanno contenuto con discreto successo i crediti deteriorati, tanto che i dati recenti indicano che gli NPL continuano a diminuire”. Inoltre, queste politiche sono state efficaci nel contenere i fallimenti che, sorprendentemente, appaiono ancora inferiori rispetto al 2019 nelle quattro più grandi economie europee tranne la Spagna. Questo scenario è in netto contrasto con quanto successo immediatamente dopo la crisi finanziaria globale, quando quando i bilanci degli intermediari finanziari furono duramente colpiti e ci fu una severa stretta creditizia (un rischio comune dopo una recessione profonda e prolungata).
Le politiche di sostegno al credito dovrebbero comunque concludersi presto e i governi si troveranno di fronte a una scelta, sottolinea Goldman Sachs: “estendere troppo a lungo il sostegno al credito potrebbe comportare un azzardo morale, con prestiti a settori improduttivi e non sostenibili che potrebbero ritardare l’aggiustamento dell’economia e aumentare eccessivamente il costo della recessione; d’altro canto, un ritiro troppo brusco dei sostegni potrebbe innescare carenze di liquidità e uno shock, facendo aumentare i fallimenti in aziende altrimenti sostenibili”.
Inoltre, la banca d’affari invita i governi a valutare anche i rischi legati al massiccio piano di investimenti in arrivo, grazie ai fondi europei: “gli effetti fiscali nel tempo devono essere confrontati con l’obiettivo di ridurre le cicatrici nelle economie dei quattro Paesi. Servono sistemi produttivi…
Fonte: Borsa Italiana
In assenza delle significative misure di sostegno al credito messe in campo dai Paesi europei durante la pandemia, i crediti deteriorati sarebbero aumentati al livello elevato del 2012 in Francia, Italia e Spagna, e avrebbero sperimentato un aumento notevole anche in Germania. È quanto emerge da una nuova ricerca di Goldman Sachs sugli NPL nelle quattro maggiori economie europee. I ricercatori, guidati dall’italiano Filippo taddei, hanno anche analizzato la durata dei prestiti nell’ambito dei programmi di garanzia per valutare la probabile tempistica di future inadempienze e il potenziale costo fiscale nel tempo per i quattro Paesi. È emerso che, anche con ipotesi prudenti, i costi fiscali sono probabilmente gestibili, ma riscontrano variazioni sostanziali: le passività potenziali potrebbero gravare maggiormente sulla Spagna (con un costo fino al 2,4% del PIL), seguita da Francia (1,7%) e Italia (1,6%), con costi molto inferiori in Germania (0,1% del PIL).
Goldman Sachs valuta comunque positivamente le misure messe in campo nel Vecchio Continente. Nonostante la contrazione senza precedenti dell’economia europea, le moratorie sul debito e le garanzie di credito “hanno contenuto con discreto successo i crediti deteriorati, tanto che i dati recenti indicano che gli NPL continuano a diminuire”. Inoltre, queste politiche sono state efficaci nel contenere i fallimenti che, sorprendentemente, appaiono ancora inferiori rispetto al 2019 nelle quattro più grandi economie europee tranne la Spagna. Questo scenario è in netto contrasto con quanto successo immediatamente dopo la crisi finanziaria globale, quando quando i bilanci degli intermediari finanziari furono duramente colpiti e ci fu una severa stretta creditizia (un rischio comune dopo una recessione profonda e prolungata).
Le politiche di sostegno al credito dovrebbero comunque concludersi presto e i governi si troveranno di fronte a una scelta, sottolinea Goldman Sachs: “estendere troppo a lungo il sostegno al credito potrebbe comportare un azzardo morale, con prestiti a settori improduttivi e non sostenibili che potrebbero ritardare l’aggiustamento dell’economia e aumentare eccessivamente il costo della recessione; d’altro canto, un ritiro troppo brusco dei sostegni potrebbe innescare carenze di liquidità e uno shock, facendo aumentare i fallimenti in aziende altrimenti sostenibili”.
Inoltre, la banca d’affari invita i governi a valutare anche i rischi legati al massiccio piano di investimenti in arrivo, grazie ai fondi europei: “gli effetti fiscali nel tempo devono essere confrontati con l’obiettivo di ridurre le cicatrici nelle economie dei quattro Paesi. Servono sistemi produttivi…
Fonte: Borsa Italiana