I pagamenti digitali sono ormai il presente, soprattutto dopo un anno e mezzo di pandemia. IUno dei principali effetti del Covid-19, infatti, è stato l’aumento vertiginoso delle transazioni elettroniche. Secondo le stime di Finaria, le transazioni effettuate tramite sistemi di pagamento digitali raggiungeranno quest’anno un valore di 1.170 miliardi di dollari e nei prossimi 4 anni potrebbero crescere del 130% arrivando a sfiorare i 2.000 miliardi.
Bisogna dunque prepararsi a questa enorme crescita ed è indubbio che l’Europa sia un po’ indietro. “L’ecosistema europeo dei pagamenti digitali deve innovarsi, rendersi autonomo e indipendente sotto ogni aspetto, centrando la propria crescita sulla resilienza, la sicurezza e la libera concorrenza, a partire dallo sviluppo di soluzioni e tecnologie per il digital payment che devono nascere in Europa”. E’ quanto ha affermato Fabio Panetta, componente del Comitato esecutivo della BCE, intervenendo al 14° Forum sui pagamenti organizzato dalla Banca centrale finlandese, che si tenuto il 19 maggio. Oltre alla qualità dell’esperienza del cliente, all’efficienza dei costi, alla sicurezza e la facilità d’uso, bisogna implementare l’idea di un nuovo marchio e una nuova governance di queste tecnologie completamente “made in Europe” ha sottolineato il componente della BCE che ha poi puntato il dito contro i costi troppo elevati dei servizi di pagamenti istantanei. In alcuni casi i provider addebitano ai clienti fino a 1 euro a transazione. E’ quanto “I costi non devono essere eccessivi, né risultare nascosti ai consumatori. E mentre il costo per i service provider che usano Tips (TARGET instant payments service) è di 0,2 centesimi di euro (o 0,002 euro) per ogni transazione, queste a volte vengono offerte a 1 euro per transazione. Questo deve cambiare – ha detto Panetta – I pagamenti istantanei devono essere economici e semplici per diventare la nuova normalità”. Secondo Panetta l’Europa sta lasciando troppo spazio di manovra ai fornitori stranieri, spesso multinazionali, mentre invece dovrebbe trovare una strategia chiara, efficace e sicura, e le autorità regolatorie dovrebbero facilitare il lavoro dell’industria, indicando i principi guida. Per raggiungere questo obiettivo Francoforte sta lavorando allo schema TIPS, che sarà utile anche come infrastruttura di base su cui si reggerà il futuro euro digitale. Ma serve anche che tali pagamenti digitali istantanei siano equi e offerti a condizioni vantaggiose e trasparenti al consumatore.
Intanto alla Bce “stiamo preparando il futuro anche con il nostro lavoro sull’euro digitale che dovrebbe assicurare ai cittadini europei l’accesso a costo zero ad una forma sicura di valuta digitale. Tale valuta potrebbe rappresentare “una forma di pagamento sicura, nel rispetto della privacy e utilizzabile ovunque” e su questo sono in corso degli incontri preparatori tra la BCE e le altre banche centrali nazionali. A metà aprile sono stati pubblicati i risultati della consultazione pubblica lanciata dalla Banca centrale, che ha ricevuto più di 8.200 risposte, provenienti perlopiù da Germania (47%), Italia (15%) e Francia (11%). Da questa sono emersi suggerimenti utili in vista del probabile avvio, a metà anno, di una fase di indagine formale per l’eventuale emissione di una valuta digitale. La preoccupazione principale “lamentata” dai cittadini europei riguarda la tutela dei dati personali per il 43% dei partecipanti, seguita dalla sicurezza delle transazioni (18%), dalla possibilità di utilizzarla in tutta l’area dell’euro (11%), senza costi aggiuntivi (9%) e offline (8%). I commercianti chiedono ulteriori requisiti volti a prevenire attività illecite, mentre meno di un cittadino su dieci è favorevole al completo anonimato. Da un punto di vista tecnologico sono considerate preferibili le soluzioni con carta (o smartcard) o con un sistema sicuro nello smartphone per gli utenti finali.
I pagamenti digitali sono ormai il presente, soprattutto dopo un anno e mezzo di pandemia. IUno dei principali effetti del Covid-19, infatti, è stato l’aumento vertiginoso delle transazioni elettroniche. Secondo le stime di Finaria, le transazioni effettuate tramite sistemi di pagamento digitali raggiungeranno quest’anno un valore di 1.170 miliardi di dollari e nei prossimi 4 anni potrebbero crescere del 130% arrivando a sfiorare i 2.000 miliardi.
Bisogna dunque prepararsi a questa enorme crescita ed è indubbio che l’Europa sia un po’ indietro. “L’ecosistema europeo dei pagamenti digitali deve innovarsi, rendersi autonomo e indipendente sotto ogni aspetto, centrando la propria crescita sulla resilienza, la sicurezza e la libera concorrenza, a partire dallo sviluppo di soluzioni e tecnologie per il digital payment che devono nascere in Europa”. E’ quanto ha affermato Fabio Panetta, componente del Comitato esecutivo della BCE, intervenendo al 14° Forum sui pagamenti organizzato dalla Banca centrale finlandese, che si tenuto il 19 maggio. Oltre alla qualità dell’esperienza del cliente, all’efficienza dei costi, alla sicurezza e la facilità d’uso, bisogna implementare l’idea di un nuovo marchio e una nuova governance di queste tecnologie completamente “made in Europe” ha sottolineato il componente della BCE che ha poi puntato il dito contro i costi troppo elevati dei servizi di pagamenti istantanei. In alcuni casi i provider addebitano ai clienti fino a 1 euro a transazione. E’ quanto “I costi non devono essere eccessivi, né risultare nascosti ai consumatori. E mentre il costo per i service provider che usano Tips (TARGET instant payments service) è di 0,2 centesimi di euro (o 0,002 euro) per ogni transazione, queste a volte vengono offerte a 1 euro per transazione. Questo deve cambiare – ha detto Panetta – I pagamenti istantanei devono essere economici e semplici per diventare la nuova normalità”. Secondo Panetta l’Europa sta lasciando troppo spazio di manovra ai fornitori stranieri, spesso multinazionali, mentre invece dovrebbe trovare una strategia chiara, efficace e sicura, e le autorità regolatorie dovrebbero facilitare il lavoro dell’industria, indicando i principi guida. Per raggiungere questo obiettivo Francoforte sta lavorando allo schema TIPS, che sarà utile anche come infrastruttura di base su cui si reggerà il futuro euro digitale. Ma serve anche che tali pagamenti digitali istantanei siano equi e offerti a condizioni vantaggiose e trasparenti al consumatore.
Intanto alla Bce “stiamo preparando il futuro anche con il nostro lavoro sull’euro digitale che dovrebbe assicurare ai cittadini europei l’accesso a costo zero ad una forma sicura di valuta digitale. Tale valuta potrebbe rappresentare “una forma di pagamento sicura, nel rispetto della privacy e utilizzabile ovunque” e su questo sono in corso degli incontri preparatori tra la BCE e le altre banche centrali nazionali. A metà aprile sono stati pubblicati i risultati della consultazione pubblica lanciata dalla Banca centrale, che ha ricevuto più di 8.200 risposte, provenienti perlopiù da Germania (47%), Italia (15%) e Francia (11%). Da questa sono emersi suggerimenti utili in vista del probabile avvio, a metà anno, di una fase di indagine formale per l’eventuale emissione di una valuta digitale. La preoccupazione principale “lamentata” dai cittadini europei riguarda la tutela dei dati personali per il 43% dei partecipanti, seguita dalla sicurezza delle transazioni (18%), dalla possibilità di utilizzarla in tutta l’area dell’euro (11%), senza costi aggiuntivi (9%) e offline (8%). I commercianti chiedono ulteriori requisiti volti a prevenire attività illecite, mentre meno di un cittadino su dieci è favorevole al completo anonimato. Da un punto di vista tecnologico sono considerate preferibili le soluzioni con carta (o smartcard) o con un sistema sicuro nello smartphone per gli utenti finali.