Ai tempi delle grandi manifestazioni contro la stretta cinese, le file degli studenti di Hong Kong alle macchinette della metro per pagare i biglietti con le monetine fecero il giro del mondo. I manifestanti che protestavano contro Pechino volevano evitare la carta di credito, che li avrebbe resi rintracciabili. Ed è inutile girarci intorno: la corsa della Cina nello sviluppo di una moneta digitale, di un e-yuan, è una prospettiva angosciante per chi teme un ulteriore inasprimento dei pervasivi sistemi di sorveglianza di Pechino.
Ma non è certo questo il motivo per cui l’Europa comincia a porsi seriamente la questione di una valuta europea concorrente, basata sulla tecnologia blockchain. L’euro digitale, per motivi tecnici e organizzativi, ci metterà ancora quattro anni per vedere la luce, ha puntualizzato la presidente della Bce, Christine Lagarde. E potrebbero essere tempi molto lunghi, visto che nel frattempo gli altri corrono. Al di là degli sviluppi in Cina, oggi Wall Street festeggia l’arrivo di Coinbase come il possibile sdoganamento tra il grande pubblico di una realtà “pirata” come le criptovalute. E per le banche, i regolatori, i sistemi di finanziamento, soprattutto quelli europei, la “crypto-hype” è un guanto di sfida ormai difficile da ignorare.
Non a caso Fabio Panetta, membro del board della Bce, ha avvertito nei giorni scorsi che «se la Bce decidesse di non introdurre l’euro digitale, l’Europa potrebbe trovarsi in futuro in una situazione in cui l’offerta di servizi di pagamento sarà dominata da operatori esteri quali i giganti tecnologici globali, in grado di offrire su larga scala forme di moneta artificiali». Oggi Panetta presenterà i risultati della consultazione pubblica sull’euro digitale al Parlamento europeo. Ma in Europa e nella Bce l’allarme sulle monete alternative è scattato da un pezzo. Non tanto con la diffusione ancora caotica di una moneta instabile come il Bitcoin. L’allarme rosso è partito a Francoforte e Bruxelles quando Facebook ha annunciato la volontà di coniare una sua criptovaluta, Libra, poi ribattezzato Diem, che potrebbe essere lanciata nel corso del 2021.
Quando Panetta lancia l’allarme su un futuro dominato da soggetti extraeuropei, è soprattutto al mercato Usa che fa riferimento. E alla prospettiva che una realtà con miliardi di utenti come Facebook possa lanciare una valuta alternativa che si imponga sui mercati globali. In più, ma qui le banche centrali possono poco, gli Stati Uniti hanno già il primato sui servizi di pagamento, tra Visa, Mastercard, Paypal o Swift. Quando scoppiò la crisi tra gli Stati Uniti di Donald Trump e l’Europa sulle sanzioni all’Iran, il Vecchio continente fece la dolorosa esperienza che la dipendenza nei servizi finanziari può avere conseguenze geopolitiche. Il sistema di pagamento Swift, bloccato dagli americani per le transazioni verso Teheran, costrinse gli europei a dirottarli su un “veicolo finanziario mirato”. L’operazione fallì, mostrando tutta la vulnerabilità europea.
Fonte: Repubblica