“Appare opportuno valutare la possibilità che i crediti deteriorati derivanti direttamente dalla crisi da Covid 19, possano avere un trattamento differenziato“. E’ una delle osservazioni contenute nella Relazione approvata dalle Commissioni Bilancio e Politiche Ue del Senato sul Recovery plan lo scorso 31 marzo, lo stesso giorno in cui l’European Banking Association (EBA), l’European Securities and Markets Authority (ESMA) e la European Insurance and Occupational Pensions Authority (EIOPA) pubblicavano il loro Rapporto sul rischio del sistema bancario europeo, relativo al quarto trimestre 2020.
Dal Rapporto emerge che i livelli di downgrade dei rating degli emittenti corporate da parte delle agenzie sono rimasti molto alti e più volatili in ottobre e novembre 2020 di quelli registrati nel periodo pre-crisi, il che riflette la perdurante incertezza circa la durata nel tempo di future ondate della pandemia e quindi la possibilità che l’attività economica sia in grado di tornare a livelli più normali, in particolare nei settori più vulnerabili. Non a caso l’attività di aggiustamento dei rating da parte delle agenzie mostra molte differenze a seconda dei settori osservati. Non solo. Il termine delle misura di supporto alle imprese per contrastare gli effetti del Covid-19 finiranno molto probabilmente per evidenziare un deterioramento della qualità degli asset delle banche. Sinora queste politiche avevano evitato che lo stock dei crediti deteriorati sui bilanci delle banche tornasse a salire e infatti il rapporto tra i crediti deteriorati e il totale dei crediti a livello Ue era ancora sceso al 2,6% a fine dicembre 2020 dal 2,8% a fine settembre. Per questo motivo le tre Authority dicono chiaro e tondo che “le banche dovrebbero aggiustare i loro modelli di accantonamento delle esposizioni per contrastare in modo adeguato l’impatto dello shock economico della pandemia e assicurare il riconoscimento immediato di adeguati livelli di accantonamento”.
Tornando alla Relazione delle Commissioni del Senato, all’interno del parere della 6ª Commissione permanente (finanze e tesoro), sempre in tema di finanza e credito, si legge in particolare che è necessario:
“1. Ridare certezza all’attività creditizia sulla specifica questione della classificazione in sede EBA (European Banking Authority o Autorità bancaria europea) delle esposizioni deteriorate per ottenere un’interpreta zione delle regole che consenta la proroga delle moratorie oltre i nove mesi senza le conseguenze sopra descritte;
2. ampliare i parametri stabiliti dall’EBA per consentire misure di agevolazione per i debitori (quali, ad esempio, l’allungamento dei piani di ammortamento) senza che la concessione di tali agevolazioni faccia scattare la riclassificazione della posizione come deteriorata;
3. prevedere azioni specifiche per affrontare nel medio periodo la tematica della patrimonializzazione delle banche e delle imprese, considerate le previsioni di forte crescita dei crediti deteriorati (NPL) in ragione del calo del PIL, operando anche in chiave europea per rivedere le regole del calendar provisioning e dell’attività creditizia. In particolare, l’attività delle banche territoriali, fondamentali per garantire la resilienza del tessuto economico, dovrà essere maggiormente tutelata rispetto alla proporzionalità delle regole europee. Inoltre, appare opportuno valutare la possibilità che gli NPL derivanti direttamente dalla crisi da COVID-19, possano avere un trattamento differenziato;
4. prevedere interventi di sostegno pubblico ad operazioni di capitalizzazione delle imprese (ad esempio tramite investimenti nel capitale di fondi di private equity, banche o tramite offerta pubblica iniziale-ipo e quotazione sul mercato azionario dedicato alle piccole e medie imprese) estendendone la casistica al fine di realizzare le condizioni per la ripresa nella fase post pandemica in un’ottica di sostenibilità e ottimizzazione della struttura finanziaria delle imprese”.
E sempre a quest’ultimo fine, si legge ancora, “occorre anche incentivare lo sviluppo e la sicurezza delle piattaforme digitali di open finance, che aumentino l’integrazione fra il sistema produttivo e il sistema finanziario, al fine di consentire alle aziende, in particolare alle piccole e medie imprese (pmi), un migliore e più rapido accesso al credito e al mercato dei capitali, con forme di finanziamento più strettamente correlate al ciclo produttivo”.
Fonte: BeBeez
“Appare opportuno valutare la possibilità che i crediti deteriorati derivanti direttamente dalla crisi da Covid 19, possano avere un trattamento differenziato“. E’ una delle osservazioni contenute nella Relazione approvata dalle Commissioni Bilancio e Politiche Ue del Senato sul Recovery plan lo scorso 31 marzo, lo stesso giorno in cui l’European Banking Association (EBA), l’European Securities and Markets Authority (ESMA) e la European Insurance and Occupational Pensions Authority (EIOPA) pubblicavano il loro Rapporto sul rischio del sistema bancario europeo, relativo al quarto trimestre 2020.
Dal Rapporto emerge che i livelli di downgrade dei rating degli emittenti corporate da parte delle agenzie sono rimasti molto alti e più volatili in ottobre e novembre 2020 di quelli registrati nel periodo pre-crisi, il che riflette la perdurante incertezza circa la durata nel tempo di future ondate della pandemia e quindi la possibilità che l’attività economica sia in grado di tornare a livelli più normali, in particolare nei settori più vulnerabili. Non a caso l’attività di aggiustamento dei rating da parte delle agenzie mostra molte differenze a seconda dei settori osservati. Non solo. Il termine delle misura di supporto alle imprese per contrastare gli effetti del Covid-19 finiranno molto probabilmente per evidenziare un deterioramento della qualità degli asset delle banche. Sinora queste politiche avevano evitato che lo stock dei crediti deteriorati sui bilanci delle banche tornasse a salire e infatti il rapporto tra i crediti deteriorati e il totale dei crediti a livello Ue era ancora sceso al 2,6% a fine dicembre 2020 dal 2,8% a fine settembre. Per questo motivo le tre Authority dicono chiaro e tondo che “le banche dovrebbero aggiustare i loro modelli di accantonamento delle esposizioni per contrastare in modo adeguato l’impatto dello shock economico della pandemia e assicurare il riconoscimento immediato di adeguati livelli di accantonamento”.
Tornando alla Relazione delle Commissioni del Senato, all’interno del parere della 6ª Commissione permanente (finanze e tesoro), sempre in tema di finanza e credito, si legge in particolare che è necessario:
“1. Ridare certezza all’attività creditizia sulla specifica questione della classificazione in sede EBA (European Banking Authority o Autorità bancaria europea) delle esposizioni deteriorate per ottenere un’interpreta zione delle regole che consenta la proroga delle moratorie oltre i nove mesi senza le conseguenze sopra descritte;
2. ampliare i parametri stabiliti dall’EBA per consentire misure di agevolazione per i debitori (quali, ad esempio, l’allungamento dei piani di ammortamento) senza che la concessione di tali agevolazioni faccia scattare la riclassificazione della posizione come deteriorata;
3. prevedere azioni specifiche per affrontare nel medio periodo la tematica della patrimonializzazione delle banche e delle imprese, considerate le previsioni di forte crescita dei crediti deteriorati (NPL) in ragione del calo del PIL, operando anche in chiave europea per rivedere le regole del calendar provisioning e dell’attività creditizia. In particolare, l’attività delle banche territoriali, fondamentali per garantire la resilienza del tessuto economico, dovrà essere maggiormente tutelata rispetto alla proporzionalità delle regole europee. Inoltre, appare opportuno valutare la possibilità che gli NPL derivanti direttamente dalla crisi da COVID-19, possano avere un trattamento differenziato;
4. prevedere interventi di sostegno pubblico ad operazioni di capitalizzazione delle imprese (ad esempio tramite investimenti nel capitale di fondi di private equity, banche o tramite offerta pubblica iniziale-ipo e quotazione sul mercato azionario dedicato alle piccole e medie imprese) estendendone la casistica al fine di realizzare le condizioni per la ripresa nella fase post pandemica in un’ottica di sostenibilità e ottimizzazione della struttura finanziaria delle imprese”.
E sempre a quest’ultimo fine, si legge ancora, “occorre anche incentivare lo sviluppo e la sicurezza delle piattaforme digitali di open finance, che aumentino l’integrazione fra il sistema produttivo e il sistema finanziario, al fine di consentire alle aziende, in particolare alle piccole e medie imprese (pmi), un migliore e più rapido accesso al credito e al mercato dei capitali, con forme di finanziamento più strettamente correlate al ciclo produttivo”.
Fonte: BeBeez