I dati consolidati del 2020, a causa dell’effetto “pandemia”, confermano un -9% e gli incrementi previsti per il 2021 non sono certo compensativi (circa +5%). Ma non sono solo i dati numerici a preoccupare; in economia, infatti, le incertezze pesano molto di più se le aspettative non sono positive: si crea un effetto depressivo che non incoraggia gli investimenti e quindi non si aiuta l’economia reale (le aspettative in economia contano come la realtà).
La messa in sicurezza delle aziende passa, innanzitutto, da una ristrutturazione finanziaria ed operativa che permette di stabilire una ragionevole certezza di prospettiva economica che può risultare fondamentale per operatori e mercati di riferimento.
Occorre oggi, oltre alla professionalità necessaria, una velocità decisionale rispetto ad un quadro di riferimento difficile da esaminare ma che deve essere prontamente superato “in positivo”. Per vincere la sfida in atto questi posso essere i consigli utili per le aziende:
- Grande attenzione alla situazione reale.
- Possibilità di interventi correttivi rapidi e decisi.
- Contare su reali professionalità esterne disponibili e qualificate.
- Trasparenza nelle iniziative intraprese con le Banche e Partner.
- Mantenere alto il controllo delle azioni di processo individuando fin dall’inizio anche subordinate alternative (in caso di possibili difficoltà a raggiungere gli obiettivi prefissati dall’azienda).
Il PIL come sappiamo è diminuito nel 2020 del 9% e la crescita prevista per il 2021 non arriva al 5% sperato: occorre quindi dopo la “resistenza” una nuova ripartenza per le aziende fondate su una prospettiva positiva a medio termine. Il recovery fund metterà a disposizione 209 miliardi che devono però essere utilizzati al meglio e non “a pioggia”. Sono, per capirci, risorse che vanno investite per il futuro sfruttando le reali potenzialità delle imprese pubbliche (senza orpelli burocratici) e soprattutto private.
Occorre investire su aziende che assumono e si ricapitalizzano per fare investimenti produttivi e strutturali (cioè ad utilità ripetuta nel tempo). Il nostro paese ha un arretrato nelle infrastrutture che ha fatto ritardare la crescita del PIL negli anni precedenti e ha fatto cadere il prodotto interno lordo nel 2020 in misura maggiore rispetto agli altri paese competitor europei. Occorre allora come detto prima ristabilire un clima di fiducia imprenditoriale “al futuro” premiando le aziende che possono creare valore e nuovi posti di lavoro stabilizzando l’occupazione. In buona sostanza non servono più soldi “a pioggia” per tutti, ma differenziati direttamente a chi ne avrà più bisogno di altri perché costretto a fare più sacrifici…
Occorrono operazioni coraggiose per centrare le opportunità traguardabili.
All’inizio della pandemia si è lavorato (con del governo) per affrontare il tema della liquidità e dello stress finanziario con moratorie ed iniezioni di finanziamenti con garanzia gratuita dello Stato (MCC e SACE): questi provvedimenti hanno funzionato e debbono essere prorogati. Ora occorre però per le aziende ristrutturate e consolidare con processi di capitalizzazione anche aperti a terzi e per favorire gli eventuali necessari avvicendamenti generazionali.
Il fondo gestito da C.D.P. è affrontato: le casse depositi e prestiti(controllati dal MEF) sottoscriverà prestiti subordinati a tassi di favore ed entrerà nel capitale sociale delle aziende disponibili ad aprirsi agli investitori esteri.
Si tratta di una provvidenza strategica del governo per superare in positivo lo shock della pandemia e riconciliare le imprese con potenzialità di sviluppo. In questo modo si sosterranno le imprese più solide dove lo stato potrà entrare nel capitale, con quota di minoranza, fino a 12 anni. Tutto ciò premesso il potenziamento permette di intervenire non semplicemente sulle liquidità delle PMI ma per il rafforzamento strategico del patrimonio delle aziende innovative. Anche un semplice prestito subordinato infatti migliora la solidità patrimoniale di un’impresa rispetto ai prestiti senior garantiti SACE e MCC.
Il costo massimo di queste operazioni è un interesse annuo non superiore al 4% tutto compreso nell’arco di 7/12 anni di durata
Fino ad ora le aziende hanno guadagnato tempo (con il c.d. Decreto Liquidità) gestendo le difficoltà con nuovi debiti. Ora i nuovi strumenti permetteranno alle PMI di intervenire sulla solvibilità prospettica non solo sulla liquidità.
La legge di questi interventi è che lo stato, via CDP, avente un ruolo di “anchor-investor” ovvero il perno intorno al quale si concentrano altri investitori privati. Il fondo Patrimonio potrà mettere fino al 70% del nuovo capitale, ma il 30% restante dovrà provenire da altri investitori privati.
Chi sorgerà, fosse, un problema di governance, dove lo stato dovrà indicare nuovi amministratori ma a questo problema penseremo dopo, subito dopo, ora occupiamoci del rilancio di aziende che possano aiutare la ripresa produttiva del nostro sistema “Italia”
Ci deve essere una sfida concreta e consapevole per ripensare ad uno sviluppo possibile da conseguire. La cosiddetta sostenibilità oggi non è più solo una opzione etica ma una necessità: la responsabilità ambientale, lo sviluppo compatibile saranno giustamente premiati con l’adozione degli strumenti di finanziamento predisposti per la gestione dei fondi del recovery fund. Oggi gli impatti positivi e negativi delle iniziative aziendali saranno giustamente pesati e premiati solo quelli positivi.
Vediamo concludendo quali sono le professionalità aggiuntive esterne necessarie per uno sviluppo certo e duraturo delle imprese e dell’intero Paese.
La scommessa dello sviluppo necessario deve essere supportata da professionalità esterna alle aziende poiché le PMI (la maggioranza della componente del tessuto economico nazionale) non hanno strutturalmente le risorse all’interno.
Occorre sviluppare l’innovazione finanziaria rendendo più accessibili gli strumenti tradizionali (credito bancario) e procedere con nuove forme (prestiti partecipativi, utilizzi di fondi di investimento e operazioni di merchant banking).
I mediatori creditizi e i confidi (compresi quelli con presenza pubblica nel capitale) sono le fonti di informazione qualificata e di accompagnamento di processi virtuosi per gli strumenti di capitale necessario a rafforzare le aziende, specie le PMI.
Le banche nazionali e locali (cioè banche cd. del territorio) sono chiamate a rispondere anch’esse ad una “svolta” per dare più credito qualificato (e quindi finalizzato) alle imprese. In realtà per promuovere forme di finanziamento più innovative ed efficaci vanno “arrangiati” meglio strumenti creditizi e finanziari con la costituzione anche di nuovi fondi al cui patrimonio possono concorrere sia enti pubblici (le regioni) e i privati (compresi confidi e associazioni di categoria).
Oggi in buona sostanza bisogna coniugare meglio credito ed equity in un nuovo equilibrio che irrobustisce le imprese ed accompagna investimenti che creino valore più duraturo nel tempo. Questo occorre per affrontare e realizzare un nuovo sviluppo, una nuova primavera economica per una crescita più strutturata e compatibile.
I dati consolidati del 2020, a causa dell’effetto “pandemia”, confermano un -9% e gli incrementi previsti per il 2021 non sono certo compensativi (circa +5%). Ma non sono solo i dati numerici a preoccupare; in economia, infatti, le incertezze pesano molto di più se le aspettative non sono positive: si crea un effetto depressivo che non incoraggia gli investimenti e quindi non si aiuta l’economia reale (le aspettative in economia contano come la realtà).
La messa in sicurezza delle aziende passa, innanzitutto, da una ristrutturazione finanziaria ed operativa che permette di stabilire una ragionevole certezza di prospettiva economica che può risultare fondamentale per operatori e mercati di riferimento.
Occorre oggi, oltre alla professionalità necessaria, una velocità decisionale rispetto ad un quadro di riferimento difficile da esaminare ma che deve essere prontamente superato “in positivo”. Per vincere la sfida in atto questi posso essere i consigli utili per le aziende:
Il PIL come sappiamo è diminuito nel 2020 del 9% e la crescita prevista per il 2021 non arriva al 5% sperato: occorre quindi dopo la “resistenza” una nuova ripartenza per le aziende fondate su una prospettiva positiva a medio termine. Il recovery fund metterà a disposizione 209 miliardi che devono però essere utilizzati al meglio e non “a pioggia”. Sono, per capirci, risorse che vanno investite per il futuro sfruttando le reali potenzialità delle imprese pubbliche (senza orpelli burocratici) e soprattutto private.
Occorre investire su aziende che assumono e si ricapitalizzano per fare investimenti produttivi e strutturali (cioè ad utilità ripetuta nel tempo). Il nostro paese ha un arretrato nelle infrastrutture che ha fatto ritardare la crescita del PIL negli anni precedenti e ha fatto cadere il prodotto interno lordo nel 2020 in misura maggiore rispetto agli altri paese competitor europei. Occorre allora come detto prima ristabilire un clima di fiducia imprenditoriale “al futuro” premiando le aziende che possono creare valore e nuovi posti di lavoro stabilizzando l’occupazione. In buona sostanza non servono più soldi “a pioggia” per tutti, ma differenziati direttamente a chi ne avrà più bisogno di altri perché costretto a fare più sacrifici…
Occorrono operazioni coraggiose per centrare le opportunità traguardabili.
All’inizio della pandemia si è lavorato (con del governo) per affrontare il tema della liquidità e dello stress finanziario con moratorie ed iniezioni di finanziamenti con garanzia gratuita dello Stato (MCC e SACE): questi provvedimenti hanno funzionato e debbono essere prorogati. Ora occorre però per le aziende ristrutturate e consolidare con processi di capitalizzazione anche aperti a terzi e per favorire gli eventuali necessari avvicendamenti generazionali.
Il fondo gestito da C.D.P. è affrontato: le casse depositi e prestiti(controllati dal MEF) sottoscriverà prestiti subordinati a tassi di favore ed entrerà nel capitale sociale delle aziende disponibili ad aprirsi agli investitori esteri.
Si tratta di una provvidenza strategica del governo per superare in positivo lo shock della pandemia e riconciliare le imprese con potenzialità di sviluppo. In questo modo si sosterranno le imprese più solide dove lo stato potrà entrare nel capitale, con quota di minoranza, fino a 12 anni. Tutto ciò premesso il potenziamento permette di intervenire non semplicemente sulle liquidità delle PMI ma per il rafforzamento strategico del patrimonio delle aziende innovative. Anche un semplice prestito subordinato infatti migliora la solidità patrimoniale di un’impresa rispetto ai prestiti senior garantiti SACE e MCC.
Il costo massimo di queste operazioni è un interesse annuo non superiore al 4% tutto compreso nell’arco di 7/12 anni di durata
Fino ad ora le aziende hanno guadagnato tempo (con il c.d. Decreto Liquidità) gestendo le difficoltà con nuovi debiti. Ora i nuovi strumenti permetteranno alle PMI di intervenire sulla solvibilità prospettica non solo sulla liquidità.
La legge di questi interventi è che lo stato, via CDP, avente un ruolo di “anchor-investor” ovvero il perno intorno al quale si concentrano altri investitori privati. Il fondo Patrimonio potrà mettere fino al 70% del nuovo capitale, ma il 30% restante dovrà provenire da altri investitori privati.
Chi sorgerà, fosse, un problema di governance, dove lo stato dovrà indicare nuovi amministratori ma a questo problema penseremo dopo, subito dopo, ora occupiamoci del rilancio di aziende che possano aiutare la ripresa produttiva del nostro sistema “Italia”
Ci deve essere una sfida concreta e consapevole per ripensare ad uno sviluppo possibile da conseguire. La cosiddetta sostenibilità oggi non è più solo una opzione etica ma una necessità: la responsabilità ambientale, lo sviluppo compatibile saranno giustamente premiati con l’adozione degli strumenti di finanziamento predisposti per la gestione dei fondi del recovery fund. Oggi gli impatti positivi e negativi delle iniziative aziendali saranno giustamente pesati e premiati solo quelli positivi.
Vediamo concludendo quali sono le professionalità aggiuntive esterne necessarie per uno sviluppo certo e duraturo delle imprese e dell’intero Paese.
La scommessa dello sviluppo necessario deve essere supportata da professionalità esterna alle aziende poiché le PMI (la maggioranza della componente del tessuto economico nazionale) non hanno strutturalmente le risorse all’interno.
Occorre sviluppare l’innovazione finanziaria rendendo più accessibili gli strumenti tradizionali (credito bancario) e procedere con nuove forme (prestiti partecipativi, utilizzi di fondi di investimento e operazioni di merchant banking).
I mediatori creditizi e i confidi (compresi quelli con presenza pubblica nel capitale) sono le fonti di informazione qualificata e di accompagnamento di processi virtuosi per gli strumenti di capitale necessario a rafforzare le aziende, specie le PMI.
Le banche nazionali e locali (cioè banche cd. del territorio) sono chiamate a rispondere anch’esse ad una “svolta” per dare più credito qualificato (e quindi finalizzato) alle imprese. In realtà per promuovere forme di finanziamento più innovative ed efficaci vanno “arrangiati” meglio strumenti creditizi e finanziari con la costituzione anche di nuovi fondi al cui patrimonio possono concorrere sia enti pubblici (le regioni) e i privati (compresi confidi e associazioni di categoria).
Oggi in buona sostanza bisogna coniugare meglio credito ed equity in un nuovo equilibrio che irrobustisce le imprese ed accompagna investimenti che creino valore più duraturo nel tempo. Questo occorre per affrontare e realizzare un nuovo sviluppo, una nuova primavera economica per una crescita più strutturata e compatibile.