«Il motivo per cui la Bce ha portato i tassi d’interesse in negativo è per rendere costosa la liquidità e dunque per favorire il suo travaso verso l’economia reale. Ma se il meccanismo si inceppa, e la liquidità resta intrappolata come in una palude sui conti correnti senza finire in consumi o investimenti, allora abbiamo un problema. Noi vogliamo aiutare a risolverlo». Si può ribattere ad Alessandro Foti, amministratore delegato di Fineco, che i consumi sono bloccati in parte per i lockdown. E perché tanti italiani hanno perso il lavoro. Si può contestare il fatto che in un periodo così incerto la prudenza sia naturale. Le obiezioni possono essere tante.
Ma Foti pone comunque l’accento su un problema vero: i 1.745 miliardi di euro bloccati sui conti correnti degli italiani (200 miliardi in più rispetto al febbraio 2020) sono un freno allo sviluppo oltre a un rischio per i risparmi. E, in certi casi relativi alle grandi giacenze, possono addirittura nascondere forme di speculazione o di arbitraggio.
L’ultimatum: o investi o chiudo il conto
Per questo Fineco ha deciso di combattere contro le grandi ricchezze lasciate “sterili” sui conti correnti. La sua intenzione non è di colpire le persone qualunque. La sua battaglia è solo contro i grandi depositi: settimana scorsa ha infatti deciso di avvisare i propri clienti che si riserva la facoltà di chiudere i conti correnti con un saldo superiore ai 100mila euro, solo se il cliente in questione non ha alcuna forma di investimento o di finanziamento in essere.
Parlando con Foti, emergono tre ragioni per cui ha avviato questa battaglia (che comunque coinvolge solo poche migliaia di clienti): per favorire il deflusso dei grandi patrimoni dalla «palude» dei conti correnti all’economia reale, per contrastare alcune forme di arbitraggio e infine perché – nell’era dei tassi negativi – per la banca i conti correnti sono ormai un costo. Non è un caso che (come testimoniato da un articolo di sabato del Sole 24 Ore) tante altre banche abbiano iniziato a “tassare” i super-conti delle imprese. Fineco è però l’unica che punta ai grandi depositi di persone fisiche.
I furbetti del conto
Il primo motivo di questa battaglia è legato al fatto che talvolta a fronte di giacenze liquide molto importanti lasciate sui conti si nascondono operazioni opportunistiche e – per certi versi – speculative. Che nascono da un motivo preciso: in Italia non è possibile applicare ai conti correnti tassi d’interesse negativi, cosa che hanno fatto alcune banche in altri Paesi. È per questo che tanti capitali (soprattutto tedeschi) stanno correndo sui conti in Italia: basti pensare che a fine 2020 nelle banche italiane c’erano 2,63 miliardi di depositi tedeschi e altri 1,31 europei. Vengono da noi perché da loro i tassi sono negativi.
Ma anche alcuni italiani “giocano” con i tassi. C’è per esempio chi investe in altri Paesi europei, ma poi deposita la liquidità in Italia perché in quei Paesi i tassi dei conti sono negativi. Insomma: c’è chi porta ricchezza fuori, ma lascia in Italia i costi. Chi invece sfrutta i conti a tassi zero per fare arbitraggi sui titoli di Stato e guadagnare a spese della banca: basta finanziare l’acquisto dei titoli con pronti/termine a tassi negativi e poi depositare la liquidità sul conto a tasso zero per guadagnare. C’è chi invece muove tanta liquidità da un conto all’altro sfruttando offerte temporanee. Insomma: anche col conto corrente, quando si hanno disponibilità importanti, si può speculare.
Ma se qualcuno guadagna con queste operazioni, qualcuno perde: in questo caso è la banca. «Non va bene che alcuni clienti, quelli più esperti, abbiano dei vantaggi indebiti facendo arbitraggi», commenta Foti.
La palude dei conti
Poi c’è il secondo motivo: la liquidità impantanata non fa bene né al Paese né al risparmiatore. «Il Paese riparte se la liquidità torna in circolo, se viene usata per consumi o investimenti – osserva -. Tenere troppi soldi sul conto finisce invece per vanificare gli sforzi della Bce». Si può obiettare che i consumi sono artificialmente frenati dal lockdown e che gli investimenti finanziari, in tempi di tassi negativi e di Borse sui massimi, non sono facili. E, soprattutto, sono rischiosi. Foti ne è consapevole, per questo punta solo ai patrimoni dormienti.
Ma una riflessione – aggiunge – dovrebbero farla tutti: «Quest’anno è atteso un aumento dell’inflazione – osserva -. Non sappiamo quanto sarà temporaneo e quanto strutturale, ma sappiamo che arriverà. Purtroppo l’inflazione erode il potere d’acquisto: non vogliamo diventare complici di un grande esproprio di ricchezza. La nostra responsabilità sociale è di indirizzare la liquidità: ci sono mille modi per investire». Ecco cosa sta dietro la discussa (e sofferta) decisione di Fineco.
Autore: Morya Longo
Fonte: Il Sole 24 Ore
«Il motivo per cui la Bce ha portato i tassi d’interesse in negativo è per rendere costosa la liquidità e dunque per favorire il suo travaso verso l’economia reale. Ma se il meccanismo si inceppa, e la liquidità resta intrappolata come in una palude sui conti correnti senza finire in consumi o investimenti, allora abbiamo un problema. Noi vogliamo aiutare a risolverlo». Si può ribattere ad Alessandro Foti, amministratore delegato di Fineco, che i consumi sono bloccati in parte per i lockdown. E perché tanti italiani hanno perso il lavoro. Si può contestare il fatto che in un periodo così incerto la prudenza sia naturale. Le obiezioni possono essere tante.
Ma Foti pone comunque l’accento su un problema vero: i 1.745 miliardi di euro bloccati sui conti correnti degli italiani (200 miliardi in più rispetto al febbraio 2020) sono un freno allo sviluppo oltre a un rischio per i risparmi. E, in certi casi relativi alle grandi giacenze, possono addirittura nascondere forme di speculazione o di arbitraggio.
L’ultimatum: o investi o chiudo il conto
Per questo Fineco ha deciso di combattere contro le grandi ricchezze lasciate “sterili” sui conti correnti. La sua intenzione non è di colpire le persone qualunque. La sua battaglia è solo contro i grandi depositi: settimana scorsa ha infatti deciso di avvisare i propri clienti che si riserva la facoltà di chiudere i conti correnti con un saldo superiore ai 100mila euro, solo se il cliente in questione non ha alcuna forma di investimento o di finanziamento in essere.
Parlando con Foti, emergono tre ragioni per cui ha avviato questa battaglia (che comunque coinvolge solo poche migliaia di clienti): per favorire il deflusso dei grandi patrimoni dalla «palude» dei conti correnti all’economia reale, per contrastare alcune forme di arbitraggio e infine perché – nell’era dei tassi negativi – per la banca i conti correnti sono ormai un costo. Non è un caso che (come testimoniato da un articolo di sabato del Sole 24 Ore) tante altre banche abbiano iniziato a “tassare” i super-conti delle imprese. Fineco è però l’unica che punta ai grandi depositi di persone fisiche.
I furbetti del conto
Il primo motivo di questa battaglia è legato al fatto che talvolta a fronte di giacenze liquide molto importanti lasciate sui conti si nascondono operazioni opportunistiche e – per certi versi – speculative. Che nascono da un motivo preciso: in Italia non è possibile applicare ai conti correnti tassi d’interesse negativi, cosa che hanno fatto alcune banche in altri Paesi. È per questo che tanti capitali (soprattutto tedeschi) stanno correndo sui conti in Italia: basti pensare che a fine 2020 nelle banche italiane c’erano 2,63 miliardi di depositi tedeschi e altri 1,31 europei. Vengono da noi perché da loro i tassi sono negativi.
Ma anche alcuni italiani “giocano” con i tassi. C’è per esempio chi investe in altri Paesi europei, ma poi deposita la liquidità in Italia perché in quei Paesi i tassi dei conti sono negativi. Insomma: c’è chi porta ricchezza fuori, ma lascia in Italia i costi. Chi invece sfrutta i conti a tassi zero per fare arbitraggi sui titoli di Stato e guadagnare a spese della banca: basta finanziare l’acquisto dei titoli con pronti/termine a tassi negativi e poi depositare la liquidità sul conto a tasso zero per guadagnare. C’è chi invece muove tanta liquidità da un conto all’altro sfruttando offerte temporanee. Insomma: anche col conto corrente, quando si hanno disponibilità importanti, si può speculare.
Ma se qualcuno guadagna con queste operazioni, qualcuno perde: in questo caso è la banca. «Non va bene che alcuni clienti, quelli più esperti, abbiano dei vantaggi indebiti facendo arbitraggi», commenta Foti.
La palude dei conti
Poi c’è il secondo motivo: la liquidità impantanata non fa bene né al Paese né al risparmiatore. «Il Paese riparte se la liquidità torna in circolo, se viene usata per consumi o investimenti – osserva -. Tenere troppi soldi sul conto finisce invece per vanificare gli sforzi della Bce». Si può obiettare che i consumi sono artificialmente frenati dal lockdown e che gli investimenti finanziari, in tempi di tassi negativi e di Borse sui massimi, non sono facili. E, soprattutto, sono rischiosi. Foti ne è consapevole, per questo punta solo ai patrimoni dormienti.
Ma una riflessione – aggiunge – dovrebbero farla tutti: «Quest’anno è atteso un aumento dell’inflazione – osserva -. Non sappiamo quanto sarà temporaneo e quanto strutturale, ma sappiamo che arriverà. Purtroppo l’inflazione erode il potere d’acquisto: non vogliamo diventare complici di un grande esproprio di ricchezza. La nostra responsabilità sociale è di indirizzare la liquidità: ci sono mille modi per investire». Ecco cosa sta dietro la discussa (e sofferta) decisione di Fineco.
Autore: Morya Longo
Fonte: Il Sole 24 Ore