l passaggio di consegne tra Jean Pierre Mustier e Andrea Orcel non rallenta la strategia di Unicredit sul fronte del de-risking. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, la banca oggi guidata ad interim da Ranieri de Marchis avrebbe appena inviato agli investitori i teaser per una doppia cessione da circa due miliardi di euro. Sul piatto ci sarebbero un paio di portafogli, il primo composto da npl e utp per un nominale di un miliardo e il secondo composto unicamente da sofferenze unsecured per un controvalore di un ulteriore miliardo. Il processo di dismissione si troverebbe ancora alle battute iniziali ma gli stock sarebbero già finiti sotto la lente di diversi investitori specializzati. Di certo la doppia operazione conferma l’attenzione che Unicredit ha finora mostrato verso la strategia di de-risking. Come annunciato nelle scorse settimane, l’azzeramento del portafoglio non core è in anticipo rispetto ai tempi previsti grazie alle cessioni per 3,4 miliardi effettuate nel 2020 di cui 1,4 miliardi nel quarto trimestre dell’anno. Il ratio tra esposizioni deteriorate nette e crediti netti si è attestato all’1,9%, mentre il rapporto di copertura è diminuito di 1,4 punti percentuali al 59,8%. Un’ulteriore accelerazione nella pulizia dell’attivo potrebbe coincidere con l’operazione straordinaria che molti si aspettano entro l’anno. Nell’ambito di un matrimonio con Mps per esempio è emersa l’ipotesi di una cessione massiva di non performing loans da parte delle due banche per un importo nominale di circa 14 miliardi di euro.
In questi primi mesi dell’anno il mercato degli npl si mostra dunque vivace. Si mormora per esempio che Intesa Sanpaolo possa cedere vari portafogli di crediti deteriorati per un valore stimato di 5-6 miliardi. Già alla fine del 2019 peraltro l’istituto guidato da Carlo Messina aveva annunciato una cartolarizzazione con garanzia pubblica (gacs) su un portafoglio da 6 miliardi di euro lordi.
Particolarmente vivaci si potrebbero mostrare anche i prossimi mesi, soprattutto se, come sembra, il governo rinnoverà le gacs, lo strumento introdotto nel 2016 per accelerare il processo di derisking del credito tricolore. A maggio la garanzia arriverà a scadenza, ma l’intenzione del governo sembra essere quella di rinnovarla per almeno un anno agevolando così le dismissioni bancarie. Finora del resto le gacs sono state lo strumento principe per procedere allo smaltimento di crediti deteriorati, perché consentono di avere l’investment grade sulla tranche senior della cartolarizzazione, quella più sicura che solitamente viene acquistata dalla banca originator. Nel prossimo rinnovo peraltro c’è chi sostiene che il raggio di applicazione dello strumento potrebbe essere allargato. Tra le richieste avanzate dal sistema bancario e dai servicer c’è che la nuova gacs possa essere applicata anche agli unlikely to pay e al leasing, finora esclusi.
Altro fronte caldo è quello relativo ai crediti bancari coperti da garanzia Mcc e Sace. Sembra infatti che Amco abbia assoldato una primaria società di consulenza per studiare modalità di intervento sui default che finiranno a carico dello Stato.
Autore: Luca Gualtieri
Fonte: Milano Finanza
l passaggio di consegne tra Jean Pierre Mustier e Andrea Orcel non rallenta la strategia di Unicredit sul fronte del de-risking. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, la banca oggi guidata ad interim da Ranieri de Marchis avrebbe appena inviato agli investitori i teaser per una doppia cessione da circa due miliardi di euro. Sul piatto ci sarebbero un paio di portafogli, il primo composto da npl e utp per un nominale di un miliardo e il secondo composto unicamente da sofferenze unsecured per un controvalore di un ulteriore miliardo. Il processo di dismissione si troverebbe ancora alle battute iniziali ma gli stock sarebbero già finiti sotto la lente di diversi investitori specializzati. Di certo la doppia operazione conferma l’attenzione che Unicredit ha finora mostrato verso la strategia di de-risking. Come annunciato nelle scorse settimane, l’azzeramento del portafoglio non core è in anticipo rispetto ai tempi previsti grazie alle cessioni per 3,4 miliardi effettuate nel 2020 di cui 1,4 miliardi nel quarto trimestre dell’anno. Il ratio tra esposizioni deteriorate nette e crediti netti si è attestato all’1,9%, mentre il rapporto di copertura è diminuito di 1,4 punti percentuali al 59,8%. Un’ulteriore accelerazione nella pulizia dell’attivo potrebbe coincidere con l’operazione straordinaria che molti si aspettano entro l’anno. Nell’ambito di un matrimonio con Mps per esempio è emersa l’ipotesi di una cessione massiva di non performing loans da parte delle due banche per un importo nominale di circa 14 miliardi di euro.
In questi primi mesi dell’anno il mercato degli npl si mostra dunque vivace. Si mormora per esempio che Intesa Sanpaolo possa cedere vari portafogli di crediti deteriorati per un valore stimato di 5-6 miliardi. Già alla fine del 2019 peraltro l’istituto guidato da Carlo Messina aveva annunciato una cartolarizzazione con garanzia pubblica (gacs) su un portafoglio da 6 miliardi di euro lordi.
Particolarmente vivaci si potrebbero mostrare anche i prossimi mesi, soprattutto se, come sembra, il governo rinnoverà le gacs, lo strumento introdotto nel 2016 per accelerare il processo di derisking del credito tricolore. A maggio la garanzia arriverà a scadenza, ma l’intenzione del governo sembra essere quella di rinnovarla per almeno un anno agevolando così le dismissioni bancarie. Finora del resto le gacs sono state lo strumento principe per procedere allo smaltimento di crediti deteriorati, perché consentono di avere l’investment grade sulla tranche senior della cartolarizzazione, quella più sicura che solitamente viene acquistata dalla banca originator. Nel prossimo rinnovo peraltro c’è chi sostiene che il raggio di applicazione dello strumento potrebbe essere allargato. Tra le richieste avanzate dal sistema bancario e dai servicer c’è che la nuova gacs possa essere applicata anche agli unlikely to pay e al leasing, finora esclusi.
Altro fronte caldo è quello relativo ai crediti bancari coperti da garanzia Mcc e Sace. Sembra infatti che Amco abbia assoldato una primaria società di consulenza per studiare modalità di intervento sui default che finiranno a carico dello Stato.
Autore: Luca Gualtieri
Fonte: Milano Finanza