Secondo indiscrezioni pubblicate da Reuters, il governo italiano starebbe discutendo con la Commissione europea la possibilità di rinnovare lo schema di garanzia “GACS” per un anno rispetto alla scadenza di maggio. La possibilità di utilizzare questo beneficio anche per le esposizioni Unlikely To Pay (UTP), che molti tra i soggetti interessati avevano auspicato, non sarebbe stata accordata.
Le banche italiane, si troveranno ad affrontare un’impennata dei prestiti problematici, una volta che i governi ritireranno le misure messe in atto per tenere a galla le imprese durante la pandemia.
L’Italia ha introdotto lo schema “GACS” nel 2016 per aiutare le banche ad affrontare i debiti deteriorati che ammontano a quasi un quinto dei prestiti totali dopo una profonda recessione.
Dopo un inizio lento, ha permesso agli istituti di credito italiani di scaricare circa 85 miliardi di euro di crediti in sofferenza, secondo il reporto di monitoraggio sul settore realizzato a cura di Banca IFIS.
Il Tesoro ha rinnovato la misura nel maggio 2019 per due anni, dicendo al momento che potrebbe essere estesa per un terzo anno a condizione che le autorità della concorrenza dell’UE lo permettano.
La Grecia sta anche negoziando un’estensione di 18 mesi del suo programma “Hercules”, che replica il modello GACS e che scadrà ad aprile.
Sotto il programma GACS, le banche possono comprare una garanzia dal Tesoro per sostenere le note meno rischiose quando vendono prestiti cattivi riconfezionati come titoli. Questo aiuta a ottenere un prezzo migliore e a minimizzare le perdite che le banche subiscono quando vendono questi prestiti.
Secondo quanto trapelato alla stampa, il rinnovo in discussione per la misura italiana potrebbe registrare solo modifiche di piccola entità e dunque non ci sarebbero spazi per una estensione delle garanzie anche a operazioni che riguardano gli UTP come auspicato da una parte dell’industria.
I prestiti UTP, a differenza delle sofferenze, non sono ancora in default e possono essere recuperati riportando i mutuatari in bonis, un processo molto più complesso, rispetto al mero recupero giudiziale e stragiudiziale .
Le autorità italiane sono preoccupate per la difficoltà di classificare i prestiti UTP e la possibilità che possano essere trattati come prestiti insoluti dalle agenzie di rating e dagli investitori, inclinando effettivamente i mutuatari oltre il limite.
Secondo indiscrezioni pubblicate da Reuters, il governo italiano starebbe discutendo con la Commissione europea la possibilità di rinnovare lo schema di garanzia “GACS” per un anno rispetto alla scadenza di maggio. La possibilità di utilizzare questo beneficio anche per le esposizioni Unlikely To Pay (UTP), che molti tra i soggetti interessati avevano auspicato, non sarebbe stata accordata.
Le banche italiane, si troveranno ad affrontare un’impennata dei prestiti problematici, una volta che i governi ritireranno le misure messe in atto per tenere a galla le imprese durante la pandemia.
L’Italia ha introdotto lo schema “GACS” nel 2016 per aiutare le banche ad affrontare i debiti deteriorati che ammontano a quasi un quinto dei prestiti totali dopo una profonda recessione.
Dopo un inizio lento, ha permesso agli istituti di credito italiani di scaricare circa 85 miliardi di euro di crediti in sofferenza, secondo il reporto di monitoraggio sul settore realizzato a cura di Banca IFIS.
Il Tesoro ha rinnovato la misura nel maggio 2019 per due anni, dicendo al momento che potrebbe essere estesa per un terzo anno a condizione che le autorità della concorrenza dell’UE lo permettano.
La Grecia sta anche negoziando un’estensione di 18 mesi del suo programma “Hercules”, che replica il modello GACS e che scadrà ad aprile.
Sotto il programma GACS, le banche possono comprare una garanzia dal Tesoro per sostenere le note meno rischiose quando vendono prestiti cattivi riconfezionati come titoli. Questo aiuta a ottenere un prezzo migliore e a minimizzare le perdite che le banche subiscono quando vendono questi prestiti.
Secondo quanto trapelato alla stampa, il rinnovo in discussione per la misura italiana potrebbe registrare solo modifiche di piccola entità e dunque non ci sarebbero spazi per una estensione delle garanzie anche a operazioni che riguardano gli UTP come auspicato da una parte dell’industria.
I prestiti UTP, a differenza delle sofferenze, non sono ancora in default e possono essere recuperati riportando i mutuatari in bonis, un processo molto più complesso, rispetto al mero recupero giudiziale e stragiudiziale .
Le autorità italiane sono preoccupate per la difficoltà di classificare i prestiti UTP e la possibilità che possano essere trattati come prestiti insoluti dalle agenzie di rating e dagli investitori, inclinando effettivamente i mutuatari oltre il limite.