Impietosa l’analisi emersa dall’Ufficio Studi di Confcommercio sugli effetti che il Covid ha avuto sul crollo dei consumi e sulla chiusura di numerosissime imprese. La fotografia che ne emerge è davvero ‘nera’, il crollo dei consumi determinato dalla pandemia Covid e dalla sempre minore propensione al consumo da parte delle famiglie italiane, ha portato ad un calo del 10.9% che ha impattato inesorabilmente sulla vita delle imprese. Sono state ben 390 mila le imprese del commercio non alimentare e dei servizi di mercato ad aver chiuso i battenti, un numero elevatissimo che non è stato compensato dalle 85 mila muove aperture.
Purtroppo il 2020 è stato un anno disastroso dal punto di vista economico per differenti settori, l’emergenza sanitaria ancora in atto, con tutte le restrizioni, i lockdown e le chiusure obbligatorie imposte per arginare i contagi hanno portato ad acuire il tasso di mortalità delle imprese, che come confermano i dati, rispetto al 2019 vedono un incremento nella chiusura dal 6% all’11.1% per quelle del commercio e dal 57% al 17.3% per quelle dei servizi di mercato.
Come si evince dall’infografica, fornita dalle Stime Ufficio Studi Confcommercio, sono differenti i settori maggiormente i colpiti, tra questi: agenzie di viaggio (-21,7%), bar e ristoranti (-14,4%) e trasporti (-14,2%). Poi per il commercio abbigliamento e calzature (-17,1%), ambulanti (-11,8%) e distributori di carburante (-10,1%). Per non parlare poi dei settori che riguardano ‘la filiera del tempo libero ’ i cui danni in termini economici e di posti di lavoro persi sono inestimabili, si pensi solo alle attività sportive e di intrattenimento, a quelle artistiche, che hanno visto una chiusura generalizzata di teatri, musei e cinema, e poi ancora tutto il comparto fiere, fermi praticamente da marzo, tutti questi settori hanno dovuto fare i conti con un crollo del proprio fatturato, che ha portato inesorabilmente alla sparizione di un’impresa su tre.
Alla perdita delle imprese si associa anche la chiusura per circa 200 mila professionisti tra ordinistici e non ordinistici che essendo autonomi e con partita iva sono rimasti senza lavoro e collaborazioni oltreché totalmente privi di tutela. Carlo Sangalli, presidente Confcommercio commentando i dati dell’Ufficio Studi, ha sottolineato che “oltre all’indispensabile vaccino sanitario, c’è bisogno del vaccino economico, cioè indennizzi finalmente adeguati al crollo dei fatturati e l’utilizzo di tutte le risorse europee per rimettere in modo l’economia del nostro Paese”.
Già in una precedente intervista pubblicata su Il Corriere della Sera, Sangalli rivolgendosi al Governo aveva lanciato una sorta di appello chiedendo ristori tempestivi che potessero ‘mettere una pezza’ alla disastrosa situazione economica causata dalla pandemia che ha messo in ginocchio numerose imprese: “Le perdite 2020 sono senza precedenti, servono ristori tempestivi e adeguati alle cadute di fatturato”.
Non resta ora che sperare ciò avvenga in tempi rapidi, ma soprattutto che la situazione possa migliorare, affinché il 2020, visto che siamo alle soglie del nuovo anno, resti solo un brutto ricordo per le categorie oggi in maggiore difficoltà.
Impietosa l’analisi emersa dall’Ufficio Studi di Confcommercio sugli effetti che il Covid ha avuto sul crollo dei consumi e sulla chiusura di numerosissime imprese. La fotografia che ne emerge è davvero ‘nera’, il crollo dei consumi determinato dalla pandemia Covid e dalla sempre minore propensione al consumo da parte delle famiglie italiane, ha portato ad un calo del 10.9% che ha impattato inesorabilmente sulla vita delle imprese. Sono state ben 390 mila le imprese del commercio non alimentare e dei servizi di mercato ad aver chiuso i battenti, un numero elevatissimo che non è stato compensato dalle 85 mila muove aperture.
Purtroppo il 2020 è stato un anno disastroso dal punto di vista economico per differenti settori, l’emergenza sanitaria ancora in atto, con tutte le restrizioni, i lockdown e le chiusure obbligatorie imposte per arginare i contagi hanno portato ad acuire il tasso di mortalità delle imprese, che come confermano i dati, rispetto al 2019 vedono un incremento nella chiusura dal 6% all’11.1% per quelle del commercio e dal 57% al 17.3% per quelle dei servizi di mercato.
Come si evince dall’infografica, fornita dalle Stime Ufficio Studi Confcommercio, sono differenti i settori maggiormente i colpiti, tra questi: agenzie di viaggio (-21,7%), bar e ristoranti (-14,4%) e trasporti (-14,2%). Poi per il commercio abbigliamento e calzature (-17,1%), ambulanti (-11,8%) e distributori di carburante (-10,1%). Per non parlare poi dei settori che riguardano ‘la filiera del tempo libero ’ i cui danni in termini economici e di posti di lavoro persi sono inestimabili, si pensi solo alle attività sportive e di intrattenimento, a quelle artistiche, che hanno visto una chiusura generalizzata di teatri, musei e cinema, e poi ancora tutto il comparto fiere, fermi praticamente da marzo, tutti questi settori hanno dovuto fare i conti con un crollo del proprio fatturato, che ha portato inesorabilmente alla sparizione di un’impresa su tre.
Alla perdita delle imprese si associa anche la chiusura per circa 200 mila professionisti tra ordinistici e non ordinistici che essendo autonomi e con partita iva sono rimasti senza lavoro e collaborazioni oltreché totalmente privi di tutela. Carlo Sangalli, presidente Confcommercio commentando i dati dell’Ufficio Studi, ha sottolineato che “oltre all’indispensabile vaccino sanitario, c’è bisogno del vaccino economico, cioè indennizzi finalmente adeguati al crollo dei fatturati e l’utilizzo di tutte le risorse europee per rimettere in modo l’economia del nostro Paese”.
Già in una precedente intervista pubblicata su Il Corriere della Sera, Sangalli rivolgendosi al Governo aveva lanciato una sorta di appello chiedendo ristori tempestivi che potessero ‘mettere una pezza’ alla disastrosa situazione economica causata dalla pandemia che ha messo in ginocchio numerose imprese: “Le perdite 2020 sono senza precedenti, servono ristori tempestivi e adeguati alle cadute di fatturato”.
Non resta ora che sperare ciò avvenga in tempi rapidi, ma soprattutto che la situazione possa migliorare, affinché il 2020, visto che siamo alle soglie del nuovo anno, resti solo un brutto ricordo per le categorie oggi in maggiore difficoltà.