Andrea Enria, presidente del consiglio di vigilanza della Banca Centrale Europea, ha dichiarato che la decisione sulla possibilità di autorizzare o meno il pagamento dei dividendi e il riacquisto delle azioni dipenderà dalla misura in cui le misure precazionali poste in essere dagli istituti di credito saranno ritenute adeguate a contrastare l’aumento dei crediti in sofferenza legato agli effetti della pandemia.
Parlando al Global Banking Summit del Financial Times, Enria ha detto che gli istituti di credito che ricadono sotto la sua supervisione presentano una notevole varianza nello stato degli accantonamenti a fronte del probabile aumento dei crediti in sofferenza. Si tratta di un elemento di preoccupazione per i supervisori.
Nei primi mesi in cui la pandemia si è diffusa in Europa, la BCE ha vietato alle banche della zona euro la distribuzione di dividendi e il riacquisto di azioni proprie per conservare 30 miliardi di euro di capitale. Da allora, il settore ha esercitato forti pressioni affinché le banche più forti siano autorizzate a riprendere le distribuzioni di capitale all’inizio del prossimo anno.
Enria ha detto che “c’è davvero un intenso dibattito” alla BCE sull’opportunità di permettere ad alcune banche di riprendere le distribuzioni di capitale agli azionisti. Ha detto che le prospettive macroeconomiche saranno anche un fattore determinante per la decisione definitiva, che sarà annunciata dopo che la BCE pubblicherà le nuove previsioni per il 2023 il 10 dicembre.
La BCE ha avvertito le banche che, in un grave scenario che ha modellato di recente, potrebbero trovarsi di fronte a 1,4tn di non-performing loans in più rispetto alla crisi del 2008.
La banche che vogliono procedere a riacquisti o pagamento dividendi saranno invitat a presentare proiezioni attendibili ed evidenze numeriche a supporto del fatto che esistano spazi sufficienti nei bilanci per realizzare questi pagamenti. In particolare dovranno poter mostrare di essere pronte ad affrontare l’incremento nella quantità di prestiti in sofferenza causato della pandemia.
Le banche della zona euro sono state suddivise in 3 gruppi:
- uno ricomprende gli istituti che hanno provveduto a rivalutare i clienti su base indidivuale alla luce di un atteso peggioramento del rischio di credito;
- un secondo gruppo ha preferito realizzare accantonamenti consistenti generali senza identificare con precisione quali clienti siano a rischio di insolvenza;
- un terzo gruppo ha adottato “un approccio attendista”.
Il terzo gruppo è stato ora il principale obiettivo e la principale preoccupazione della BCE in materia di vigilanza, ha dichiarato Enria.
Il rapporto sulla stabilità finanziaria della BCE ha evidenziato che le banche potrebbero affrontare una seconda ondata di perdite sui prestiti, soprattutto se i governi ritireranno le garanzie sui prestiti e le moratorie sui debiti prima che l’economia si sia completamente ripresa.
Enria a poi sottolineato come gli accantonamenti delle banche della zona euro “rimangano al di sotto dei livelli osservati durante le precedenti crisi e di quelli di altre giurisdizioni, in particolare degli Stati Uniti”. Ha aggiunto che anche gli accantonamenti bancari sono stati “inferiori a quanto sarebbe stato suggerito dalle normative storiche, anche se ciò può essere in parte spiegato dall’impatto delle misure di politica straordinaria nella riduzione del rischio di credito”.
Enria ha affermato che c’è il rischio che le banche che non prendono accantonamenti sufficienti si trovino di fronte a un’impennata dei crediti in sofferenza, che potrebbe “appesantire i loro bilanci e renderli incapaci di sostenere effettivamente la ripresa”.
Andrea Enria, presidente del consiglio di vigilanza della Banca Centrale Europea, ha dichiarato che la decisione sulla possibilità di autorizzare o meno il pagamento dei dividendi e il riacquisto delle azioni dipenderà dalla misura in cui le misure precazionali poste in essere dagli istituti di credito saranno ritenute adeguate a contrastare l’aumento dei crediti in sofferenza legato agli effetti della pandemia.
Parlando al Global Banking Summit del Financial Times, Enria ha detto che gli istituti di credito che ricadono sotto la sua supervisione presentano una notevole varianza nello stato degli accantonamenti a fronte del probabile aumento dei crediti in sofferenza. Si tratta di un elemento di preoccupazione per i supervisori.
Nei primi mesi in cui la pandemia si è diffusa in Europa, la BCE ha vietato alle banche della zona euro la distribuzione di dividendi e il riacquisto di azioni proprie per conservare 30 miliardi di euro di capitale. Da allora, il settore ha esercitato forti pressioni affinché le banche più forti siano autorizzate a riprendere le distribuzioni di capitale all’inizio del prossimo anno.
Enria ha detto che “c’è davvero un intenso dibattito” alla BCE sull’opportunità di permettere ad alcune banche di riprendere le distribuzioni di capitale agli azionisti. Ha detto che le prospettive macroeconomiche saranno anche un fattore determinante per la decisione definitiva, che sarà annunciata dopo che la BCE pubblicherà le nuove previsioni per il 2023 il 10 dicembre.
La BCE ha avvertito le banche che, in un grave scenario che ha modellato di recente, potrebbero trovarsi di fronte a 1,4tn di non-performing loans in più rispetto alla crisi del 2008.
La banche che vogliono procedere a riacquisti o pagamento dividendi saranno invitat a presentare proiezioni attendibili ed evidenze numeriche a supporto del fatto che esistano spazi sufficienti nei bilanci per realizzare questi pagamenti. In particolare dovranno poter mostrare di essere pronte ad affrontare l’incremento nella quantità di prestiti in sofferenza causato della pandemia.
Le banche della zona euro sono state suddivise in 3 gruppi:
Il terzo gruppo è stato ora il principale obiettivo e la principale preoccupazione della BCE in materia di vigilanza, ha dichiarato Enria.
Il rapporto sulla stabilità finanziaria della BCE ha evidenziato che le banche potrebbero affrontare una seconda ondata di perdite sui prestiti, soprattutto se i governi ritireranno le garanzie sui prestiti e le moratorie sui debiti prima che l’economia si sia completamente ripresa.
Enria a poi sottolineato come gli accantonamenti delle banche della zona euro “rimangano al di sotto dei livelli osservati durante le precedenti crisi e di quelli di altre giurisdizioni, in particolare degli Stati Uniti”. Ha aggiunto che anche gli accantonamenti bancari sono stati “inferiori a quanto sarebbe stato suggerito dalle normative storiche, anche se ciò può essere in parte spiegato dall’impatto delle misure di politica straordinaria nella riduzione del rischio di credito”.
Enria ha affermato che c’è il rischio che le banche che non prendono accantonamenti sufficienti si trovino di fronte a un’impennata dei crediti in sofferenza, che potrebbe “appesantire i loro bilanci e renderli incapaci di sostenere effettivamente la ripresa”.