1. La finanza è fondamentale per far funzionare l’economia
Finanza ed Economia non sono la stessa cosa.
Per rappresentare queste differenze, spesso capita di usare una metafora: l’invito che facciamo è immaginare che un sistema socio economico sia paragonabile ad una pianta, un grande albero in cui la finanza ne rappresenta la linfa. Si capisce quindi che dove la linfa arriva, la pianta riceve nutrimento e si sviluppa, ma se c’è una interruzione del flusso alla base di un ramo, quella parte di pianta si secca e muore. In sostanza laddove arrivano i flussi finanziari il sistema economico (e le imprese che ne fanno parte) si sviluppa e gode di buona salute, al contrario, se questo flusso non c’è o è molto scarso, la salute di quel pezzo di sistema economico (e di tutti i suoi attori) viene compromessa.
Troviamo conferma di questo rapporto “strumentale” tra finanza ed economia/impresa nelle primissime scelte fatte dall’Unione Europea per contrastare la crisi economica scatenata da Covid-19: finanziare il sistema bancario con grandissime quantità di denaro per assicurare il sostegno all’economia. L’istituzione europea non ha distribuito denaro a questo o quel settore industriale, ma ha dato liquidità al sistema finanziario affinché non si corresse il rischio di ridurre il sostegno all’economia e alle imprese nei vari Paesi. Si è agito sulla finanza per salvare l’economia. Ora è importante e decisivo che il sistema bancario faccia la sua parte con professionalità e impegno morale.
2. L’ecosistema economico determina le possibilità per la singola impresa
Altro elemento che va messo nella nostra analisi dell’impresa e della sua evoluzione come elemento centrale dei sistemi economici in cui viviamo, è il contesto in cui l’impresa nasce e si sviluppa.
É noto come il fenomeno dei distretti economici abbia permesso e favorito il crescere di tessuti imprenditoriali in termini di numero, di qualità della produzione e di capacità di imporsi sul mercato italiano ed internazionale. (si pensi al distretto biomedicale o della ceramica in Emilia, quello della calzatura nelle Marche o nel Veneto, oppure al distretto Nautico di Viareggio Alto Tirreno è quindi un vero fattore di successo l’integrazione con il contesto da parte dell’impresa.
Non è però solo una relazione economico-finanziaria o tecnologica.
C’è un contesto più ampio da considerare: la dimensione Sociale e Ambientale: non possiamo più accontentarci di ignorare che un’attività imprenditoriale sia strettamente connessa e condizionata dal contesto sociale ed ambientale in cui è inserita, c’è stato un periodo in cui le teorie economiche lo postulavano come elemento centrale dei loro studi ma per fortuna – visto le crisi di ogni genere che abbiamo passato – anche negli ambienti accademici questo approccio sembra essere superato o quantomeno non più egemonico e/o prevalente.
É chiaro quindi che impresa, territorio e società sono interconnessi e si condizionano reciprocamente su diversi aspetti . Questo è evidente in maniera più chiara se guardiamo in termini di medio periodo e non solo nel brevissimo termine: se i sistemi produttivi di un’azienda sono nocivi per l’ambiente, la cosa può rimanere nascosta per qualche tempo, ma non certo nel medio periodo, prima o poi gli effetti sul territorio emergono e questo porta un danno anche alla vita stessa dell’azienda (sanzioni, proteste, boicottaggi etc…).
Che lo sviluppo economico e dell’impresa non sia più possibile se non i termini integrati (finanziari, ambientali e sociali) non è solo un’impressione o un auspicio di pochi. Ci sono almeno due ambiti di interlocuzione che mettono questi fattori al centro dell’attenzione e rendono concretamente indispensabile ed inevitabile all’imprenditore porsi alcune domande su come strutturare il proprio fare impresa:
- i consumatori che vedono un incremento costante della sensibilità testimoniato da movimenti di opinione e dei diritti civili in genere.
- le leggi: le normative nazionali e internazionali stanno inserendo criteri di sostenibilità in forma di nuovi obblighi e nuovi sussidi e contributi, pensiamo agli obiettivi ONU sullo sviluppo sostenibile, all’Ecobonus, agli obiettivi europei dichiarati dalla nuova commissione recentemente insediatasi.
In questa prospettiva che connette sempre di più l’impresa con temi e problematiche ambientali e sociali oltre che economiche diventa fattore di successo poter accedere e interloquire con servizi finanziari coerenti e che hanno la medesima chiave interpretativa.
La finanza etica si differenzia da quella tradizionale per diversi elementi di cui uno dei principali è il farsi carico di analizzare gli effetti non economici delle decisioni assunte. in pratica questo significa che non si limita ad analizzare la dimensione economico finanziaria di un proprio intervento, ma analizza anche le ricadute che avrà sotto il profilo ambientale e sociale.
Ogni pratica di affidamento o investimento richiedono una doppia analisi. Questa metodologia può apparire più onerosa in termini di energie, ma di fatto è l’unica che prende in considerazione aspetti non finanziari che, come abbiamo visto, hanno un “peso” non indifferente come fattori di successo e sostenibilità dell’impresa stessa.
Un’impresa che sceglie la finanza etica ha un incentivo e rinforza un’abitudine a considerare tutti gli elementi che determinano il proprio successo e la propria “salute” perché c’è uno stimolo esterno che la porta a farsi anche quel tipo di domande.
Viceversa una relazione impresa/finanza ordinaria non offre sempre all’imprenditore l’occasione di analizzare determinati aspetti, che inizialmente possono essere percepiti come minor spreco di tempo ed energie, ma che – nel medio termine – rischiano di dover essere affrontati da una posizione di minor preparazione.
L’invito è quindi al sistema imprenditoriale a farsi certe domande per rinforzare le proprie possibilità ed al sistema finanziario (banche ed altri operatori) affinché si muovano con determinazione e solerzia verso i principi della finanza etica.
Solo così potranno dare un effettivo contributo al costante miglioramento del tessuto economico e ad uno sviluppo solido, inclusivo e sostenibile per tutte e tutti.
Un nuovo patto di sviluppo fra Banca e impresa, tra impresa e finanza se basato anche su concetti di eticità rappresenta un salto in avanti non solo per la nostra economia ma per l’intera società che dell’economia ha bisogno per sopravvivere creando così uno sviluppo più sostenibile e compatibile.
N.d.R: I concetti ripresi nell’articolo sono stati espressi dal Vice Direttore Generale di BANCA ETICA Nazzareno Gabrielli
1. La finanza è fondamentale per far funzionare l’economia
Finanza ed Economia non sono la stessa cosa.
Per rappresentare queste differenze, spesso capita di usare una metafora: l’invito che facciamo è immaginare che un sistema socio economico sia paragonabile ad una pianta, un grande albero in cui la finanza ne rappresenta la linfa. Si capisce quindi che dove la linfa arriva, la pianta riceve nutrimento e si sviluppa, ma se c’è una interruzione del flusso alla base di un ramo, quella parte di pianta si secca e muore. In sostanza laddove arrivano i flussi finanziari il sistema economico (e le imprese che ne fanno parte) si sviluppa e gode di buona salute, al contrario, se questo flusso non c’è o è molto scarso, la salute di quel pezzo di sistema economico (e di tutti i suoi attori) viene compromessa.
Troviamo conferma di questo rapporto “strumentale” tra finanza ed economia/impresa nelle primissime scelte fatte dall’Unione Europea per contrastare la crisi economica scatenata da Covid-19: finanziare il sistema bancario con grandissime quantità di denaro per assicurare il sostegno all’economia. L’istituzione europea non ha distribuito denaro a questo o quel settore industriale, ma ha dato liquidità al sistema finanziario affinché non si corresse il rischio di ridurre il sostegno all’economia e alle imprese nei vari Paesi. Si è agito sulla finanza per salvare l’economia. Ora è importante e decisivo che il sistema bancario faccia la sua parte con professionalità e impegno morale.
2. L’ecosistema economico determina le possibilità per la singola impresa
Altro elemento che va messo nella nostra analisi dell’impresa e della sua evoluzione come elemento centrale dei sistemi economici in cui viviamo, è il contesto in cui l’impresa nasce e si sviluppa.
É noto come il fenomeno dei distretti economici abbia permesso e favorito il crescere di tessuti imprenditoriali in termini di numero, di qualità della produzione e di capacità di imporsi sul mercato italiano ed internazionale. (si pensi al distretto biomedicale o della ceramica in Emilia, quello della calzatura nelle Marche o nel Veneto, oppure al distretto Nautico di Viareggio Alto Tirreno è quindi un vero fattore di successo l’integrazione con il contesto da parte dell’impresa.
Non è però solo una relazione economico-finanziaria o tecnologica.
C’è un contesto più ampio da considerare: la dimensione Sociale e Ambientale: non possiamo più accontentarci di ignorare che un’attività imprenditoriale sia strettamente connessa e condizionata dal contesto sociale ed ambientale in cui è inserita, c’è stato un periodo in cui le teorie economiche lo postulavano come elemento centrale dei loro studi ma per fortuna – visto le crisi di ogni genere che abbiamo passato – anche negli ambienti accademici questo approccio sembra essere superato o quantomeno non più egemonico e/o prevalente.
É chiaro quindi che impresa, territorio e società sono interconnessi e si condizionano reciprocamente su diversi aspetti . Questo è evidente in maniera più chiara se guardiamo in termini di medio periodo e non solo nel brevissimo termine: se i sistemi produttivi di un’azienda sono nocivi per l’ambiente, la cosa può rimanere nascosta per qualche tempo, ma non certo nel medio periodo, prima o poi gli effetti sul territorio emergono e questo porta un danno anche alla vita stessa dell’azienda (sanzioni, proteste, boicottaggi etc…).
Che lo sviluppo economico e dell’impresa non sia più possibile se non i termini integrati (finanziari, ambientali e sociali) non è solo un’impressione o un auspicio di pochi. Ci sono almeno due ambiti di interlocuzione che mettono questi fattori al centro dell’attenzione e rendono concretamente indispensabile ed inevitabile all’imprenditore porsi alcune domande su come strutturare il proprio fare impresa:
In questa prospettiva che connette sempre di più l’impresa con temi e problematiche ambientali e sociali oltre che economiche diventa fattore di successo poter accedere e interloquire con servizi finanziari coerenti e che hanno la medesima chiave interpretativa.
La finanza etica si differenzia da quella tradizionale per diversi elementi di cui uno dei principali è il farsi carico di analizzare gli effetti non economici delle decisioni assunte. in pratica questo significa che non si limita ad analizzare la dimensione economico finanziaria di un proprio intervento, ma analizza anche le ricadute che avrà sotto il profilo ambientale e sociale.
Ogni pratica di affidamento o investimento richiedono una doppia analisi. Questa metodologia può apparire più onerosa in termini di energie, ma di fatto è l’unica che prende in considerazione aspetti non finanziari che, come abbiamo visto, hanno un “peso” non indifferente come fattori di successo e sostenibilità dell’impresa stessa.
Un’impresa che sceglie la finanza etica ha un incentivo e rinforza un’abitudine a considerare tutti gli elementi che determinano il proprio successo e la propria “salute” perché c’è uno stimolo esterno che la porta a farsi anche quel tipo di domande.
Viceversa una relazione impresa/finanza ordinaria non offre sempre all’imprenditore l’occasione di analizzare determinati aspetti, che inizialmente possono essere percepiti come minor spreco di tempo ed energie, ma che – nel medio termine – rischiano di dover essere affrontati da una posizione di minor preparazione.
L’invito è quindi al sistema imprenditoriale a farsi certe domande per rinforzare le proprie possibilità ed al sistema finanziario (banche ed altri operatori) affinché si muovano con determinazione e solerzia verso i principi della finanza etica.
Solo così potranno dare un effettivo contributo al costante miglioramento del tessuto economico e ad uno sviluppo solido, inclusivo e sostenibile per tutte e tutti.
Un nuovo patto di sviluppo fra Banca e impresa, tra impresa e finanza se basato anche su concetti di eticità rappresenta un salto in avanti non solo per la nostra economia ma per l’intera società che dell’economia ha bisogno per sopravvivere creando così uno sviluppo più sostenibile e compatibile.
N.d.R: I concetti ripresi nell’articolo sono stati espressi dal Vice Direttore Generale di BANCA ETICA Nazzareno Gabrielli