La mossa di Credit Agricole, che ha lanciato un’Opa su Credito Valtellinese, scalda ulteriormente la voglia di risiko a Piazza Affari. Tra i titoli a fare la voce grossa oggi spicca anche Unicredit che è arrivato a oltre +4% in area 8,80 euro. Fuori dal Ftse Mib, tonica anche Mps a +3,42% a 1,27 euro.
E sono proprio le nuove indiscrezioni circa un possibile futuro insieme di Unicredit e Mps a tenere banco anche oggi. Questa volta è Bloomberg News a riferire di contatti sempre più intensi fra il Tesoro, azionista di controllo della banca senese con il 68% del capitale, e Unicredit. Oltre a dover convincere Unicredit, il ministero guidato da Roberto Gualtieri deve anche fare i conti con le possibili frizioni a livello politico. Il M5S è in pressing su via XX Settembre perché teme che l’operazione si traduca in un regalo a UniCredit a spese dei contribuenti. Va ricordato che lo Stato nel 2017 ha già versato 5,4 miliardi in Mps 7 per il salvataggio con ricapitalizzazione precauzionale.
Tre mosse per convincere Unicredit
L’intento del Tesoro è quello di accelerare i tempi per trovare le condizioni per realizzare una business combination fra le due banche. Il MEF sarebbe pronto a garantire la condizione di neutralità sul capitale di Unicredit dall’acquisizione attraverso tre mosse: un aumento di capitale da 2,5 mld in Mps e poi l’emanazione di un decreto che permetta la conversione da asset fiscali in crediti fiscali, quindi computabili nel CET, di circa 3,7 mld di DTA attualmente fuori bilancio di Mps.
Infine, il MEF starebbe studiando lo spin-off di 10 mld di euro di rischi legali da Banca MPS.
Condizioni che potrebbero far cedere l’ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, che da tempo ribadisce la posizione di chiusura della banca a qualsiasi scenario di M&A.
Neutralità è condizione essenziale, ma analisti vedono più sensato un deal con Banco
Condizione essenziale, a giudizio degli analisti, è che l’operazione risulti neutrale sul capitale della banca di piazza Gae Aulenti. Gli analisti di Intesa Sanpaolo si aspettano infatti che Unicredit valuti la business combination solo se è neutrale in termini di capitale.
Alle consizioni indicate da Bloomberg, secondo Equita SIM il deal sarebbe sostanzialmente neutrale/leggermente accreativo sotto il profilo del capitale per Unicredit (CET1 2021 stand-alone da 12% a 12,7%), nonché neutrale dal punto di vista del profilo di rischio in quanto verrebbero sterilizzate le componenti company-specific di BMPS (cause legai e minacce di contenzioso). In termini assoluti quindi l’operazione potrebbe presentarsi vantaggiosa per UCG “sebbene diluitiva sull’Eps 2021-23 (circa 10-15%)”. In termini relativi, invece, la sim milanese continua a ritenere che Banco BPM rappresenti un`opzione più valida dal punto di vista industriale perché rafforzerebbe maggiormente la presenza di Unicredit nel nord Italia (quota di mercato 20% vs 14% di UCG+MPS) e in Lombardia (20% vs 11%), oltre che presentare in ogni caso un minor execution risk.
Oltre ai vincoli a livello europeo nell`ambito delle regole sulla concorrenza, un’operazione che preveda l’integrale sterilizzazione dei rischi legali da MPS può presentare ostacoli anche a livello domestico relativamente alla possibilità di trasferire rischi determinatisi nello svolgimento di un`attività privata sul bilancio pubblico.
Da ultimo, Equita sottolinea che un aumento di capitale da 2,5 mld senza sterilizzazione integrale dei relativi diritti di voto, farebbe diventare il Tesoro primo azionista di Unicredit post businesss combination con una quota del 14%. Uno scenario che rappresenterebbe un ulteriore overhang per la valutazione del titolo.
Autore: Titta Ferraro
Fonte: Finanza On line
La mossa di Credit Agricole, che ha lanciato un’Opa su Credito Valtellinese, scalda ulteriormente la voglia di risiko a Piazza Affari. Tra i titoli a fare la voce grossa oggi spicca anche Unicredit che è arrivato a oltre +4% in area 8,80 euro. Fuori dal Ftse Mib, tonica anche Mps a +3,42% a 1,27 euro.
E sono proprio le nuove indiscrezioni circa un possibile futuro insieme di Unicredit e Mps a tenere banco anche oggi. Questa volta è Bloomberg News a riferire di contatti sempre più intensi fra il Tesoro, azionista di controllo della banca senese con il 68% del capitale, e Unicredit. Oltre a dover convincere Unicredit, il ministero guidato da Roberto Gualtieri deve anche fare i conti con le possibili frizioni a livello politico. Il M5S è in pressing su via XX Settembre perché teme che l’operazione si traduca in un regalo a UniCredit a spese dei contribuenti. Va ricordato che lo Stato nel 2017 ha già versato 5,4 miliardi in Mps 7 per il salvataggio con ricapitalizzazione precauzionale.
Tre mosse per convincere Unicredit
L’intento del Tesoro è quello di accelerare i tempi per trovare le condizioni per realizzare una business combination fra le due banche. Il MEF sarebbe pronto a garantire la condizione di neutralità sul capitale di Unicredit dall’acquisizione attraverso tre mosse: un aumento di capitale da 2,5 mld in Mps e poi l’emanazione di un decreto che permetta la conversione da asset fiscali in crediti fiscali, quindi computabili nel CET, di circa 3,7 mld di DTA attualmente fuori bilancio di Mps.
Infine, il MEF starebbe studiando lo spin-off di 10 mld di euro di rischi legali da Banca MPS.
Condizioni che potrebbero far cedere l’ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, che da tempo ribadisce la posizione di chiusura della banca a qualsiasi scenario di M&A.
Neutralità è condizione essenziale, ma analisti vedono più sensato un deal con Banco
Condizione essenziale, a giudizio degli analisti, è che l’operazione risulti neutrale sul capitale della banca di piazza Gae Aulenti. Gli analisti di Intesa Sanpaolo si aspettano infatti che Unicredit valuti la business combination solo se è neutrale in termini di capitale.
Alle consizioni indicate da Bloomberg, secondo Equita SIM il deal sarebbe sostanzialmente neutrale/leggermente accreativo sotto il profilo del capitale per Unicredit (CET1 2021 stand-alone da 12% a 12,7%), nonché neutrale dal punto di vista del profilo di rischio in quanto verrebbero sterilizzate le componenti company-specific di BMPS (cause legai e minacce di contenzioso). In termini assoluti quindi l’operazione potrebbe presentarsi vantaggiosa per UCG “sebbene diluitiva sull’Eps 2021-23 (circa 10-15%)”. In termini relativi, invece, la sim milanese continua a ritenere che Banco BPM rappresenti un`opzione più valida dal punto di vista industriale perché rafforzerebbe maggiormente la presenza di Unicredit nel nord Italia (quota di mercato 20% vs 14% di UCG+MPS) e in Lombardia (20% vs 11%), oltre che presentare in ogni caso un minor execution risk.
Oltre ai vincoli a livello europeo nell`ambito delle regole sulla concorrenza, un’operazione che preveda l’integrale sterilizzazione dei rischi legali da MPS può presentare ostacoli anche a livello domestico relativamente alla possibilità di trasferire rischi determinatisi nello svolgimento di un`attività privata sul bilancio pubblico.
Da ultimo, Equita sottolinea che un aumento di capitale da 2,5 mld senza sterilizzazione integrale dei relativi diritti di voto, farebbe diventare il Tesoro primo azionista di Unicredit post businesss combination con una quota del 14%. Uno scenario che rappresenterebbe un ulteriore overhang per la valutazione del titolo.
Autore: Titta Ferraro
Fonte: Finanza On line