Se la velocità d’esecuzione sarà pari a quella d’intuizione, la fusione tra Banco popolare Bpm e Banca popolare dell’Emilia-Romagna (Bper) sarà la prima del nuovo ciclo di consolidamento del sistema bancario. Gli incentivi alle fusioni contenuti nella manovra economica sembrano produrre la spinta auspicata dalle Autorità di Vigilanza e resa necessaria dalle complessità del quadro finanziario. Dovendosi muovere, farlo in anticipo sugli altri significa scegliere meglio. Tanto che le banche d’affari sono tutte al lavoro per portare ai giocatori le combinazioni possibili.
Il doppio segnale mandato rigorosamente a mezzo stampa (no social) da Giuseppe Castagna di Bpm e da Carlo Cimbri dell’Unipol, il primo azionista con il 19% della stessa Bper, è giunto chiaro e forte al mondo degli advisor. Il lavoro è tanto, l’interesse è grande, la responsabilità almeno altrettanto trattandosi di istituti che custodiscono il risparmio degli italiani e che danno lavoro a migliaia di essi. Alle viste potrebbe esserci anche Monte dei Paschi di Siena e Unicredit (la prima avrebbe in dote incentivi fino a 2 miliardi dalla manovra come ha scritto Fabrizio Massaro su queste colonne). E poi chissà.
Per la consulenza finanziaria e legale sull’uscita dal capitale del Montepaschi, il Tesoro ha già affidato l’incarico rispettivamente a Bank of America e allo studio Orrick. E anche le nozze tra le popolari di Milano e Modena, simili per la ricchissima storia e l’azionariato partecipe, muovono i grandi nomi italiani e internazionali. La competizione per offrire il piano migliore è aperta. Nelle operazioni dell’industria bancaria, il numero di advisor “nominati”, come si dice, è sempre significativo. Servono diverse figure e competenze. E poi almeno un “regista”.
Dietro gli ultimi annunci, pare ci sia la tessitura di Alberto Nagel e di Mediobanca. Il ceo della banca d’affari di Piazzetta Cuccia numero civico 1, prima si chiamava via Filodrammatici, ha un filo diretto con ogni protagonista della vicenda.
Con Cimbri, un rapporto stretto sin dai tempi della fusione tra Unipol e Fonsai. Più di recente, Unipol è entrata nel capitale di Mediobanca con una quota dell’1,96% circa. Per Alessandro Vandelli di Bper, Mediobanca ha curato l’aumento di capitale da 800 milioni e l’acquisto degli sportelli che Intesa Sanpaolo guidata da Carlo Messina ha dismesso per l’acquisizione di Ubi. Nagel ha assunto la cabina di regia dell’intera operazione. Un ruolo che aveva già ricoperto per la fusione tra Banco Popolare e la Pop Milano di Castagna.
Autore: Paola Pica
Fonte: Il Corriere della Sera
Se la velocità d’esecuzione sarà pari a quella d’intuizione, la fusione tra Banco popolare Bpm e Banca popolare dell’Emilia-Romagna (Bper) sarà la prima del nuovo ciclo di consolidamento del sistema bancario. Gli incentivi alle fusioni contenuti nella manovra economica sembrano produrre la spinta auspicata dalle Autorità di Vigilanza e resa necessaria dalle complessità del quadro finanziario. Dovendosi muovere, farlo in anticipo sugli altri significa scegliere meglio. Tanto che le banche d’affari sono tutte al lavoro per portare ai giocatori le combinazioni possibili.
Il doppio segnale mandato rigorosamente a mezzo stampa (no social) da Giuseppe Castagna di Bpm e da Carlo Cimbri dell’Unipol, il primo azionista con il 19% della stessa Bper, è giunto chiaro e forte al mondo degli advisor. Il lavoro è tanto, l’interesse è grande, la responsabilità almeno altrettanto trattandosi di istituti che custodiscono il risparmio degli italiani e che danno lavoro a migliaia di essi. Alle viste potrebbe esserci anche Monte dei Paschi di Siena e Unicredit (la prima avrebbe in dote incentivi fino a 2 miliardi dalla manovra come ha scritto Fabrizio Massaro su queste colonne). E poi chissà.
Per la consulenza finanziaria e legale sull’uscita dal capitale del Montepaschi, il Tesoro ha già affidato l’incarico rispettivamente a Bank of America e allo studio Orrick. E anche le nozze tra le popolari di Milano e Modena, simili per la ricchissima storia e l’azionariato partecipe, muovono i grandi nomi italiani e internazionali. La competizione per offrire il piano migliore è aperta. Nelle operazioni dell’industria bancaria, il numero di advisor “nominati”, come si dice, è sempre significativo. Servono diverse figure e competenze. E poi almeno un “regista”.
Dietro gli ultimi annunci, pare ci sia la tessitura di Alberto Nagel e di Mediobanca. Il ceo della banca d’affari di Piazzetta Cuccia numero civico 1, prima si chiamava via Filodrammatici, ha un filo diretto con ogni protagonista della vicenda.
Con Cimbri, un rapporto stretto sin dai tempi della fusione tra Unipol e Fonsai. Più di recente, Unipol è entrata nel capitale di Mediobanca con una quota dell’1,96% circa. Per Alessandro Vandelli di Bper, Mediobanca ha curato l’aumento di capitale da 800 milioni e l’acquisto degli sportelli che Intesa Sanpaolo guidata da Carlo Messina ha dismesso per l’acquisizione di Ubi. Nagel ha assunto la cabina di regia dell’intera operazione. Un ruolo che aveva già ricoperto per la fusione tra Banco Popolare e la Pop Milano di Castagna.
Autore: Paola Pica
Fonte: Il Corriere della Sera