In editoriale pubblicato di recente sul Financial Times (leggi il nostro articolo), il presidente del Consiglio di Vigilanza della BCE, Andrea Enria, ha ribadito il proprio sostegno ad una ipotesi di Bad Bank europea, indicata come strumento necessario per frontegiare la nuova ondata di crediti Non Performing.
In questo breve editoriale espongo un punto di vista differente e suggerisco che una soluzione analga alla Garanzia sugli Attivi Cartolarizzati (GACs) sarebbe una soluzione preferibile perchè meno distorsiva e più trasparente.
Innanzitutto, la Bad Bank è una proposta di rimedio a un fallimento del mercato che non esiste: se nessuno è pronto ad acquistare i titoli tossici delle banche è necessario che lo Stato intervenga, ma non è questo il caso.
A livello europeo gli NPL sono stati ridotti da cica 1100 miliardi nel 2015 a 500 miliardi nel 2020, dimostrando che esiste un mercato vitale per queste attività. Con riferimento all”Italia, circa 200 miliardi sono stati scambiati in 12 mesi nel periodo 2017-18, a dimostrazione del fatto che un singolo paese può gestire in un anno quasi un volume che va da un terzo a un quarto dei nuovi flussi straordinari previsti nel peggiore dei casi.
In secondo luogo, la creazione di Bad Bank potrebbe ostacolare lo sviluppo di quel mercato secondario che proprio Enria ha cercato di promuovere come capo dell’ European Banking Authority (EBA). Affrontare la concorrenza sleale di una società di proprietà statale può ridurre l’interesse degli investitori privati per una classe di attività complessa e illiquida, in cui è necessario un ampio insieme di competenze specifiche che vanno dal settore immobiliare al sistema giudiziario specifico del paese per valutare e gestire efficacemente qualsiasi ipotesi di investimento. A questo vanno aggiunti i rilevanti costi di due diligence da sostenere in via preventiva per ciascuna operazione con il rischio che non si arrivi a un closing.
Le obiezioni più frequenti a questo proposito riguardano la possibilità che i prezzi di mercato possono essere punitivi per le banche venditrici e che i potenziali acquirenti conseguano extra-profitti a causa della mancanza di concorrenza. Entrambi i problemi possono essere efficacemente gestiti con un sistema di garanzie statali a livello europeo simile alle GACS, sperimentate con successo in Italia in 31 operazioni per un valore nominale di 77 miliardi di euro.
Con questo nuovo schema le banche europee potranno trasferire i crediti a società veicolo che emettono note di cartolarizzazione per finanziarsi. Queste ultime andrebbero strutturate in modo da offrire gradi di rischio e rendimento differenziati, applicando la garanzia statale a quelle assistite da rating che di conseguenza avrebbero un rendimento molto basso.
Come dimostrato dall’esperienza italiana, questa struttura consentirebbe:
- un prezzo di trasferimento conveniente perché l’acquirente può beneficiare di una leva finanziaria molto economica per una quota molto elevata del prezzo di acquisto offerto
- il deconsolidamento integrale dal bilancio delle banche dei crediti non performing , anche se gran parte dei titoli senior è trattenuta dalle banche stesse
- coinvolgimento di investitori privati per la sottoscrizione di note più rischiose e di agenzie di rating per valutare il rischio di quelle senior
- gestiomne affidata a special servicer indipendenti
Le due argomentazioni più rilevanti a sostegno di un tale schema sono pertanto una minore distorsione delle dinamiche di mercato, in virtù del coinvolgimento degli investitori privati nella sottoscrizione di note più rischiose e una maggiore trasparenza dell’intero processo che richiede un rating per le note che beneficiano delle garanzie e un servicer speciale indipendente per la gestione del credito.
In conclusione, c’è un ampio consenso sul fatto che le banche europee potrebbero aver bisogno di un aiuto per gestire un aumento straordinario delle esposizioni in sofferenza, se questo può avvenire attraverso un meccanismo trasparente e per lo più basato sul mercato, non ha senso riproporre istituzioni opache e costose, come le bad bank controllate dallo Stato.
In editoriale pubblicato di recente sul Financial Times (leggi il nostro articolo), il presidente del Consiglio di Vigilanza della BCE, Andrea Enria, ha ribadito il proprio sostegno ad una ipotesi di Bad Bank europea, indicata come strumento necessario per frontegiare la nuova ondata di crediti Non Performing.
In questo breve editoriale espongo un punto di vista differente e suggerisco che una soluzione analga alla Garanzia sugli Attivi Cartolarizzati (GACs) sarebbe una soluzione preferibile perchè meno distorsiva e più trasparente.
Innanzitutto, la Bad Bank è una proposta di rimedio a un fallimento del mercato che non esiste: se nessuno è pronto ad acquistare i titoli tossici delle banche è necessario che lo Stato intervenga, ma non è questo il caso.
A livello europeo gli NPL sono stati ridotti da cica 1100 miliardi nel 2015 a 500 miliardi nel 2020, dimostrando che esiste un mercato vitale per queste attività. Con riferimento all”Italia, circa 200 miliardi sono stati scambiati in 12 mesi nel periodo 2017-18, a dimostrazione del fatto che un singolo paese può gestire in un anno quasi un volume che va da un terzo a un quarto dei nuovi flussi straordinari previsti nel peggiore dei casi.
In secondo luogo, la creazione di Bad Bank potrebbe ostacolare lo sviluppo di quel mercato secondario che proprio Enria ha cercato di promuovere come capo dell’ European Banking Authority (EBA). Affrontare la concorrenza sleale di una società di proprietà statale può ridurre l’interesse degli investitori privati per una classe di attività complessa e illiquida, in cui è necessario un ampio insieme di competenze specifiche che vanno dal settore immobiliare al sistema giudiziario specifico del paese per valutare e gestire efficacemente qualsiasi ipotesi di investimento. A questo vanno aggiunti i rilevanti costi di due diligence da sostenere in via preventiva per ciascuna operazione con il rischio che non si arrivi a un closing.
Le obiezioni più frequenti a questo proposito riguardano la possibilità che i prezzi di mercato possono essere punitivi per le banche venditrici e che i potenziali acquirenti conseguano extra-profitti a causa della mancanza di concorrenza. Entrambi i problemi possono essere efficacemente gestiti con un sistema di garanzie statali a livello europeo simile alle GACS, sperimentate con successo in Italia in 31 operazioni per un valore nominale di 77 miliardi di euro.
Con questo nuovo schema le banche europee potranno trasferire i crediti a società veicolo che emettono note di cartolarizzazione per finanziarsi. Queste ultime andrebbero strutturate in modo da offrire gradi di rischio e rendimento differenziati, applicando la garanzia statale a quelle assistite da rating che di conseguenza avrebbero un rendimento molto basso.
Come dimostrato dall’esperienza italiana, questa struttura consentirebbe:
Le due argomentazioni più rilevanti a sostegno di un tale schema sono pertanto una minore distorsione delle dinamiche di mercato, in virtù del coinvolgimento degli investitori privati nella sottoscrizione di note più rischiose e una maggiore trasparenza dell’intero processo che richiede un rating per le note che beneficiano delle garanzie e un servicer speciale indipendente per la gestione del credito.
In conclusione, c’è un ampio consenso sul fatto che le banche europee potrebbero aver bisogno di un aiuto per gestire un aumento straordinario delle esposizioni in sofferenza, se questo può avvenire attraverso un meccanismo trasparente e per lo più basato sul mercato, non ha senso riproporre istituzioni opache e costose, come le bad bank controllate dallo Stato.