L’Europa velocizza il cammino verso la digitalizzazione. I cittadini europei utilizzano sempre più i pagamenti elettronici e sempre meno il contante. E la Bce, sotto la guida di Christine Lagarde che ha alzato le antenne della banca centrale per captare meglio comportamenti e necessità del grande pubblico composto da famiglie e imprese, ha deciso di prepararsi all’emissione dell’euro digitale, se e quando sarà «necessario» e complementare, non sostitutivo, a banconote e monete. Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea, che fino a due anni fa passava per scettico nei riguardi della valuta digitale, ha di recente mosso qualche passo importante nella direzione della “Central Bank Digital Currency” o CBDC.
Il 12 ottobre la Bce ha avviato un’ampia consultazione con tutte le parti coinvolte e ha pubblicato un primo corposo rapporto sui pro e contro di questa importante possibile innovazione. Sempre a inizio ottobre, la Task Force istituita lo scorso gennaio dal Consiglio direttivo per studiare i pro e i contro di questa innovazione – guidata dal membro del comitato esecutivo Fabio Panetta – ha pubblicato un corposo rapporto di 55 pagine che valuta in dettaglio le implicazioni di natura economica, strategica, tecnologica e sociale dell’ emissione della valuta digitale della banca centrale.
L’obiettivo dell’euro digitale, come affermato da Christine Lagarde e Panetta, è quello di «preservare il bene pubblico che l’euro costituisce per i cittadini», un libero accesso a un mezzo di pagamento «semplice, veloce, universalmente accettato, privo di rischi e sicuro». In un blog Panetta ha sottolineato un altro vantaggio dell’euro digitale: «sosterrebbe la spinta dell’Europa verso la continua innovazione, contribuendo alla sua sovranità finanziaria e al rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro». L’euro digitale dovrà però essere “neutrale” nei confronti della politica monetaria, né migliorandola, né danneggiandola.
Dal lato della domanda, la richiesta per i pagamenti elettronici e le valute digitali è in netto aumento. Tuttavia dal lato dell’eventuale offerta da parte delle banche centrali, la questione è complessa perché le conseguenze e le implicazioni di un euro digitale, che sarebbe senza rischio di controparte, non sono chiare: l’impatto potenziale sulle banche, che sono coinvolte in prima linea nel sistema dei pagamenti, senza i dovuti accorgimenti potrebbe essere negativo. E questo andrà evitato perchè il sistema bancario è già messo alle corde da tassi negativi, digitalizzazione, recessione pandemica.
L’80% delle banche centrali nel mondo sta studiando l’emissione di valute digitali e la Bce deve tenersi al passo: l’intero percorso della creazione di una valuta digitale della banca centrale, con front end e back end, potrebbe durare da un minimo di 18 mesi a due, tre anni. Il Consiglio direttivo finora non ha preso alcuna decisione in merito all’euro digitale e non c’è da attendersi che la prenderà a stretto giro: i prossimi sei mesi saranno dedicati alla raccolta di informazioni, opinioni e allo studio delle implicazioni.
La consultazione appena avviata dalla Bce durerà tre mesi e coinvolgerà l’industria bancaria, le imprese, il mondo accademico e i cittadini in base a una tabella di marcia che non verrà resa pubblica. Quel che invece è stato pubblicato, per essere utilizzato dai cittadini ma anche dalle controparti istituzionali come associazioni e organizzazioni di categoria e sindacati, è un questionario di quattro pagine: le domande sono rivolte ai potenziali utilizzatori privati e a chi ha una prospettiva da professionista nel campo della tecnologia, della finanza e dei pagamenti.
Quel che è certo è che la moneta unica digitale non è ancora nata ma ha già un percorso obbligato: si affiancherà ai contanti, diventando un mezzo di pagamento giornaliero «rapido, semplice e sicuro» ma complementare a banconote e monete. I contanti esisteranno sempre, assicura la Bce.
Fonte: Il Sole 24 Ore
L’Europa velocizza il cammino verso la digitalizzazione. I cittadini europei utilizzano sempre più i pagamenti elettronici e sempre meno il contante. E la Bce, sotto la guida di Christine Lagarde che ha alzato le antenne della banca centrale per captare meglio comportamenti e necessità del grande pubblico composto da famiglie e imprese, ha deciso di prepararsi all’emissione dell’euro digitale, se e quando sarà «necessario» e complementare, non sostitutivo, a banconote e monete. Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea, che fino a due anni fa passava per scettico nei riguardi della valuta digitale, ha di recente mosso qualche passo importante nella direzione della “Central Bank Digital Currency” o CBDC.
Il 12 ottobre la Bce ha avviato un’ampia consultazione con tutte le parti coinvolte e ha pubblicato un primo corposo rapporto sui pro e contro di questa importante possibile innovazione. Sempre a inizio ottobre, la Task Force istituita lo scorso gennaio dal Consiglio direttivo per studiare i pro e i contro di questa innovazione – guidata dal membro del comitato esecutivo Fabio Panetta – ha pubblicato un corposo rapporto di 55 pagine che valuta in dettaglio le implicazioni di natura economica, strategica, tecnologica e sociale dell’ emissione della valuta digitale della banca centrale.
L’obiettivo dell’euro digitale, come affermato da Christine Lagarde e Panetta, è quello di «preservare il bene pubblico che l’euro costituisce per i cittadini», un libero accesso a un mezzo di pagamento «semplice, veloce, universalmente accettato, privo di rischi e sicuro». In un blog Panetta ha sottolineato un altro vantaggio dell’euro digitale: «sosterrebbe la spinta dell’Europa verso la continua innovazione, contribuendo alla sua sovranità finanziaria e al rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro». L’euro digitale dovrà però essere “neutrale” nei confronti della politica monetaria, né migliorandola, né danneggiandola.
Dal lato della domanda, la richiesta per i pagamenti elettronici e le valute digitali è in netto aumento. Tuttavia dal lato dell’eventuale offerta da parte delle banche centrali, la questione è complessa perché le conseguenze e le implicazioni di un euro digitale, che sarebbe senza rischio di controparte, non sono chiare: l’impatto potenziale sulle banche, che sono coinvolte in prima linea nel sistema dei pagamenti, senza i dovuti accorgimenti potrebbe essere negativo. E questo andrà evitato perchè il sistema bancario è già messo alle corde da tassi negativi, digitalizzazione, recessione pandemica.
L’80% delle banche centrali nel mondo sta studiando l’emissione di valute digitali e la Bce deve tenersi al passo: l’intero percorso della creazione di una valuta digitale della banca centrale, con front end e back end, potrebbe durare da un minimo di 18 mesi a due, tre anni. Il Consiglio direttivo finora non ha preso alcuna decisione in merito all’euro digitale e non c’è da attendersi che la prenderà a stretto giro: i prossimi sei mesi saranno dedicati alla raccolta di informazioni, opinioni e allo studio delle implicazioni.
La consultazione appena avviata dalla Bce durerà tre mesi e coinvolgerà l’industria bancaria, le imprese, il mondo accademico e i cittadini in base a una tabella di marcia che non verrà resa pubblica. Quel che invece è stato pubblicato, per essere utilizzato dai cittadini ma anche dalle controparti istituzionali come associazioni e organizzazioni di categoria e sindacati, è un questionario di quattro pagine: le domande sono rivolte ai potenziali utilizzatori privati e a chi ha una prospettiva da professionista nel campo della tecnologia, della finanza e dei pagamenti.
Quel che è certo è che la moneta unica digitale non è ancora nata ma ha già un percorso obbligato: si affiancherà ai contanti, diventando un mezzo di pagamento giornaliero «rapido, semplice e sicuro» ma complementare a banconote e monete. I contanti esisteranno sempre, assicura la Bce.
Fonte: Il Sole 24 Ore