Nel terzo trimestre la tolleranza al rischio delle banche italiane è mutato, facendo emergere un «moderato irrigidimento» delle politiche di offerta di mutui alle famiglie. Una lieve “stretta” che gli intermediari prevedono di replicare anche nell’ultimo trimestre dell’anno con un nuovo «contenuto irrigidimento», in linea con il peggioramento delle prospettive economiche generali.
Il cambio delle politiche di offerta di credito non tocca le imprese, per le quali i criteri di erogazione sono rimasti invariati, ed è coinciso con una aumento della domanda da parte delle famiglie proprio nei mesi estivi. A registrare il cambio di passo è l’Indagine sul credito bancario nell’area euro realizzata dalla Bce su 143 istituti e che ha coinvolto i primi dieci gruppi bancari del nostro Paese.
L’inasprimento degli standard di credito tra luglio e settembre riflette – secondo gli analisti – le considerazioni sui rischi di credito correlati alla pandemia da Coronavirus ed è in linea con le attese espresse dalle banche nel precedente sondaggio.
A pesare sulle scelte delle banche c’è anche l’incertezza sulla proroga o meno delle garanzie pubbliche e delle moratorie messe in campo dopo i lockdown di primavera: nel nostro Paese l’attesa è per una conferma dei piani in corso fino al prossimo 30 giugno, rispetto alle scadenze attualmente previste per fine gennaio e fine marzo (settore turistico). Al 26 ottobre, secondo l’ultima comunicazione Abi, i finanziamenti richiesti dalle banche al Fondo di garanzia avevano superato i 96 miliardi, mentre le domande di moratoria hanno superato i 300 miliardi.
Tornando alla survey Bce, realizzata in collaborazione con Bankitalia e le altre banche centrali del Sistema, si apprende che la domanda di prestiti e di linee di credito da parte delle aziende è diminuita nel terzo trimestre, come conseguenza del minor fabbisogno di liquidità di emergenza rispetto al trimestre precedente. Per quel che riguarda il quarto trimestre, invece, le banche prevedono un netto aumento nella domanda di prestiti da parte delle imprese.
Tra i maggiori paesi dell’area, gli standard di credito sui prestiti alle imprese si sono irrigiditi in Germania, Spagna e Francia, mentre sono rimasti invariati in Italia. Viceversa per i mutui per la casa gli standard di credito si sono irrigiditi in Germania, Spagna, Francia e, come detto, in Italia. Per i prestiti al consumo, gli standard di credito si sono irrigiditi in Germania, Spagna e Italia, mentre sono rimasti invariati in Francia. La domanda netta di prestiti alle imprese è rimasta robusta in Germania e in Italia, mentre si è registrato un calo significativo in Francia e Spagna. Si è registrato un ampio rimbalzo della domanda di prestiti per la casa in quasi tutti i paesi dell’area, compresi i quattro maggiori, mentre la domanda di credito al consumo è aumentata in Francia e Italia, ed è diminuita in Germania e Spagna.
Stando ai risultati della survey una percentuale significativa di istituti ha segnalato di aver utilizzato l’ampia liquidità ottenuta tramite il programma Tltro III per concedere i prestiti al settore privato non finanziario durante il primo semestre dell’anno. E si aspettano di proseguire con questa linea fino a fine anno. Le banche dell’area hanno inoltre riferito che anche il tasso negativo sui depositi della Bce (Dfr) ha continuato a contribuire all’aumento dei volumi di prestito e alla diminuzione dei tassi in tutte le categorie. Il Dfr – è stato tuttavia confermato – ha un impatto al ribasso sulla redditività. In termini netti, secondo le valutazioni degli istituti, l’impatto negativo del Dfr è stato più forte sui tassi sui depositi per le imprese rispetto ai tassi sui depositi per le famiglie negli ultimi sei mesi. E sia pure in misura limitata le banche avrebbero anche cercato di trasferire i tassi negativi tramite maggiori commissioni sui depositi.
Fonte: Il Sole 24 Ore
Nel terzo trimestre la tolleranza al rischio delle banche italiane è mutato, facendo emergere un «moderato irrigidimento» delle politiche di offerta di mutui alle famiglie. Una lieve “stretta” che gli intermediari prevedono di replicare anche nell’ultimo trimestre dell’anno con un nuovo «contenuto irrigidimento», in linea con il peggioramento delle prospettive economiche generali.
Il cambio delle politiche di offerta di credito non tocca le imprese, per le quali i criteri di erogazione sono rimasti invariati, ed è coinciso con una aumento della domanda da parte delle famiglie proprio nei mesi estivi. A registrare il cambio di passo è l’Indagine sul credito bancario nell’area euro realizzata dalla Bce su 143 istituti e che ha coinvolto i primi dieci gruppi bancari del nostro Paese.
L’inasprimento degli standard di credito tra luglio e settembre riflette – secondo gli analisti – le considerazioni sui rischi di credito correlati alla pandemia da Coronavirus ed è in linea con le attese espresse dalle banche nel precedente sondaggio.
A pesare sulle scelte delle banche c’è anche l’incertezza sulla proroga o meno delle garanzie pubbliche e delle moratorie messe in campo dopo i lockdown di primavera: nel nostro Paese l’attesa è per una conferma dei piani in corso fino al prossimo 30 giugno, rispetto alle scadenze attualmente previste per fine gennaio e fine marzo (settore turistico). Al 26 ottobre, secondo l’ultima comunicazione Abi, i finanziamenti richiesti dalle banche al Fondo di garanzia avevano superato i 96 miliardi, mentre le domande di moratoria hanno superato i 300 miliardi.
Tornando alla survey Bce, realizzata in collaborazione con Bankitalia e le altre banche centrali del Sistema, si apprende che la domanda di prestiti e di linee di credito da parte delle aziende è diminuita nel terzo trimestre, come conseguenza del minor fabbisogno di liquidità di emergenza rispetto al trimestre precedente. Per quel che riguarda il quarto trimestre, invece, le banche prevedono un netto aumento nella domanda di prestiti da parte delle imprese.
Tra i maggiori paesi dell’area, gli standard di credito sui prestiti alle imprese si sono irrigiditi in Germania, Spagna e Francia, mentre sono rimasti invariati in Italia. Viceversa per i mutui per la casa gli standard di credito si sono irrigiditi in Germania, Spagna, Francia e, come detto, in Italia. Per i prestiti al consumo, gli standard di credito si sono irrigiditi in Germania, Spagna e Italia, mentre sono rimasti invariati in Francia. La domanda netta di prestiti alle imprese è rimasta robusta in Germania e in Italia, mentre si è registrato un calo significativo in Francia e Spagna. Si è registrato un ampio rimbalzo della domanda di prestiti per la casa in quasi tutti i paesi dell’area, compresi i quattro maggiori, mentre la domanda di credito al consumo è aumentata in Francia e Italia, ed è diminuita in Germania e Spagna.
Stando ai risultati della survey una percentuale significativa di istituti ha segnalato di aver utilizzato l’ampia liquidità ottenuta tramite il programma Tltro III per concedere i prestiti al settore privato non finanziario durante il primo semestre dell’anno. E si aspettano di proseguire con questa linea fino a fine anno. Le banche dell’area hanno inoltre riferito che anche il tasso negativo sui depositi della Bce (Dfr) ha continuato a contribuire all’aumento dei volumi di prestito e alla diminuzione dei tassi in tutte le categorie. Il Dfr – è stato tuttavia confermato – ha un impatto al ribasso sulla redditività. In termini netti, secondo le valutazioni degli istituti, l’impatto negativo del Dfr è stato più forte sui tassi sui depositi per le imprese rispetto ai tassi sui depositi per le famiglie negli ultimi sei mesi. E sia pure in misura limitata le banche avrebbero anche cercato di trasferire i tassi negativi tramite maggiori commissioni sui depositi.
Fonte: Il Sole 24 Ore