Gli azionisti di Unicredit potrebbero ottenere un beneficio di 3 miliardi di euro dallo spin-off delle attività estere, in larga parte concentrate in Germania.
Secondo un’indiscrezione diffusa da Reuters il progetto sarebbe in fase avanzata di realizzazione e, nel caso di ulteriori operazioni societarie quali fusione del ramo tedesco con Commerzbank o più ampia operazione di fusione con BNP Paribas il beneficio potrebbe essere anche maggiore.
Nonostante la profonda ristrutturazione operata da quando Jean Pierre Mustier è diventato CEO nel 2016, il valore delle azioni di Unicredit rimane intorno al 28% dei tangible assets, un livello appena superiore ad altri istituti italiani più piccoli come Banco BPM e Banca Monte dei Paschi di Siena. Ad oggi la sede legale in Italia rappresenta di fatto un handicap che penalizza ingiustamente la quotazione di un’istituto che lo scorso anno ha realizzato circa il 60% dei ricavi all’estero. Inoltr, l’esposizione verso l’Italia scoraggia tiene alti i costi di finanziamento e scoraggia eventuali aggregazioni con istituti stranieri.
Il progetto prevede la creazione di due società quotate in borsa, consentendo agli investitori di valutare più chiaramente ogni singola parte. Verosimilmente questo porterebbe un ribasso per la divisione italiana, che tuttavia sarebbe più che compensato dalla rivalutazione della nuova società che includerebbe operazioni in paesi dell’Europa dell’Est in più rapida crescita, così come l’investment banking, la Germania e l’Austria – soprattutto se quotata a Francoforte.
Una stima approssimativa che valuti la parte italiana al 25% dei Tangible Assets porterebbe ad un valore aziendale di circa 5 miliardi, mentre per la divisione tedesca, assumendo una valutazione del 40% sugli attivi si avrebbe un valore di circa 14 miliardi.
Agli azionisti rimarrebbero due banche per un valore complessivo di 19 miliardi di euro.
Uno spin-off potrebbe anche offrire a Mustier un trampolino di lancio per successive operazioni di M&A. Una fusione della nuova HVB con, ad esempio, Commerzbank, creerebbe scala e risparmi sui costi. La vendita a un operatore straniero più grande, come BNP Paribas, richiederebbe un premio di controllo, forse del 30%. Sarebbe costoso e complesso. Mustier avrebbe anche bisogno di ottenere il buy-in dal suo futuro presidente, l’ex ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan – nominato martedì al lavoro – e convincere il governo italiano.
Gli azionisti di Unicredit potrebbero ottenere un beneficio di 3 miliardi di euro dallo spin-off delle attività estere, in larga parte concentrate in Germania.
Secondo un’indiscrezione diffusa da Reuters il progetto sarebbe in fase avanzata di realizzazione e, nel caso di ulteriori operazioni societarie quali fusione del ramo tedesco con Commerzbank o più ampia operazione di fusione con BNP Paribas il beneficio potrebbe essere anche maggiore.
Nonostante la profonda ristrutturazione operata da quando Jean Pierre Mustier è diventato CEO nel 2016, il valore delle azioni di Unicredit rimane intorno al 28% dei tangible assets, un livello appena superiore ad altri istituti italiani più piccoli come Banco BPM e Banca Monte dei Paschi di Siena. Ad oggi la sede legale in Italia rappresenta di fatto un handicap che penalizza ingiustamente la quotazione di un’istituto che lo scorso anno ha realizzato circa il 60% dei ricavi all’estero. Inoltr, l’esposizione verso l’Italia scoraggia tiene alti i costi di finanziamento e scoraggia eventuali aggregazioni con istituti stranieri.
Il progetto prevede la creazione di due società quotate in borsa, consentendo agli investitori di valutare più chiaramente ogni singola parte. Verosimilmente questo porterebbe un ribasso per la divisione italiana, che tuttavia sarebbe più che compensato dalla rivalutazione della nuova società che includerebbe operazioni in paesi dell’Europa dell’Est in più rapida crescita, così come l’investment banking, la Germania e l’Austria – soprattutto se quotata a Francoforte.
Una stima approssimativa che valuti la parte italiana al 25% dei Tangible Assets porterebbe ad un valore aziendale di circa 5 miliardi, mentre per la divisione tedesca, assumendo una valutazione del 40% sugli attivi si avrebbe un valore di circa 14 miliardi.
Agli azionisti rimarrebbero due banche per un valore complessivo di 19 miliardi di euro.
Uno spin-off potrebbe anche offrire a Mustier un trampolino di lancio per successive operazioni di M&A. Una fusione della nuova HVB con, ad esempio, Commerzbank, creerebbe scala e risparmi sui costi. La vendita a un operatore straniero più grande, come BNP Paribas, richiederebbe un premio di controllo, forse del 30%. Sarebbe costoso e complesso. Mustier avrebbe anche bisogno di ottenere il buy-in dal suo futuro presidente, l’ex ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan – nominato martedì al lavoro – e convincere il governo italiano.