L’insicurezza economica determinata dall’epidemia di Coronavirus ha modificato il modus vivendi delle famiglie italiane che hanno reagito sempre più trasformandosi in formiche, dalla loro hanno aumentano i risparmi ed hanno tagliato le spese.
A lanciare l’allarme sulla riduzione netta della propensione al consumo delle famiglie è l’Ufficio Economico Confesercenti sulla base di elaborazioni condotte su dati Istat, Svimez e SWG.
Patrizia De Luise, presidente nazionale di Confesercenti, commentando quanto fatto dal Governo per fronteggiare la situazione finanziaria causata dalla pandemia, ossia l’elargizione di misure come Cig, bonus e reddito d’emergenza, sostegno fiscale e credito d’imposta, ha asserito: fino ad ora hanno evitato il peggio, ma è necessario continuare ad intervenire a sostegno delle imprese e delle famiglie”.
Purtroppo come fa notare l’esperta questa riduzione degli acquisti, e l’aumento della fetta di reddito destinata al risparmio non potranno far altro che divenire una minaccia per il commercio al dettaglio, poi specifica snocciolando i dati: “La spesa delle famiglie, nel solo semestre trascorso a partire dal lockdown, registra una contrazione media pari a 2.304 euro”, poi aggiunge: “Il lockdown è finito, ma la ripresa non è ancora iniziata e soprattutto differisce a seconda delle Regioni”
Le perdite più grosse per le famiglie dell’Emilia-Romagna. Colpiti soprattutto i redditi da lavoro autonomo (-40 miliardi) e da lavoro dei dipendenti privati (-62 miliardi), Più resilienti la regione Puglia, che vede la perdita di reddito ridursi a -1,8%, per un rosso di -488 euro a famiglia, e la Liguria (-2,8%, pari a -897 euro)” La riduzione dei redditi rappresenta un problema per il mercato interno, visto che – nota Confesercenti – “gli italiani hanno risposto incrementando la prudenza. E fanno le formiche, aumentando il risparmio e praticando tagli draconiani alla spesa”.
Purtroppo in questo periodo sono emersi anche prepotentemente i nuovi poveri del Covid, ossia quanti non sono riusciti a risparmiare, ma anzi a causa dell’assenza di lavoro sono andati in rosso ed hanno avuto grossi problemi di liquidità.
L’insicurezza economica determinata dall’epidemia di Coronavirus ha modificato il modus vivendi delle famiglie italiane che hanno reagito sempre più trasformandosi in formiche, dalla loro hanno aumentano i risparmi ed hanno tagliato le spese.
A lanciare l’allarme sulla riduzione netta della propensione al consumo delle famiglie è l’Ufficio Economico Confesercenti sulla base di elaborazioni condotte su dati Istat, Svimez e SWG.
Patrizia De Luise, presidente nazionale di Confesercenti, commentando quanto fatto dal Governo per fronteggiare la situazione finanziaria causata dalla pandemia, ossia l’elargizione di misure come Cig, bonus e reddito d’emergenza, sostegno fiscale e credito d’imposta, ha asserito: fino ad ora hanno evitato il peggio, ma è necessario continuare ad intervenire a sostegno delle imprese e delle famiglie”.
Purtroppo come fa notare l’esperta questa riduzione degli acquisti, e l’aumento della fetta di reddito destinata al risparmio non potranno far altro che divenire una minaccia per il commercio al dettaglio, poi specifica snocciolando i dati: “La spesa delle famiglie, nel solo semestre trascorso a partire dal lockdown, registra una contrazione media pari a 2.304 euro”, poi aggiunge: “Il lockdown è finito, ma la ripresa non è ancora iniziata e soprattutto differisce a seconda delle Regioni”
Le perdite più grosse per le famiglie dell’Emilia-Romagna. Colpiti soprattutto i redditi da lavoro autonomo (-40 miliardi) e da lavoro dei dipendenti privati (-62 miliardi), Più resilienti la regione Puglia, che vede la perdita di reddito ridursi a -1,8%, per un rosso di -488 euro a famiglia, e la Liguria (-2,8%, pari a -897 euro)” La riduzione dei redditi rappresenta un problema per il mercato interno, visto che – nota Confesercenti – “gli italiani hanno risposto incrementando la prudenza. E fanno le formiche, aumentando il risparmio e praticando tagli draconiani alla spesa”.
Purtroppo in questo periodo sono emersi anche prepotentemente i nuovi poveri del Covid, ossia quanti non sono riusciti a risparmiare, ma anzi a causa dell’assenza di lavoro sono andati in rosso ed hanno avuto grossi problemi di liquidità.