Una proposta per varare «bad bank» nazionali, finanziate dagli Stati — e anche un network di bad bank a livello europeo — per affrontare il problema dei futuri fallimenti causati dalla crisi da Covid-19 e quindi dei crediti deteriorati che ne conseguiranno. La Commissione Ue prova così a cambiare linea, di fronte alla prospettiva della recessione in arrivo e sopratutto della fine delle moratorie sui crediti — in Italia ne sono state concesse per 330 miliardi — che rischiano di rivelarsi inesigibili e apre alle «asset management company» (Amco), cioè le società controllate dagli Stati che acquistano sul mercato i crediti deteriorati (npl) dalle banche in crisi.
Il network europeo delle bad bank
La Ue propone anche una maggiore uniformità nelle regole giuridiche sulle Amco, sui dati relativi ai crediti deteriorati, sul trattamento dei crediti coperti dalle garanzie statali: insomma, un sistema di regole omogenee in Ue che possa dare vita anche a un network di «bad bank» nazionali che possa operare nei vari Paesi dell’Unione.
Il ruolo dell’italiana Amco
Quella delle bad bank pubbliche è una soluzione per aiutare le banche a liberarsi degli npl, aiutandole così a continuare a finanziare le imprese sane, chiesta a lungo dall’Italia durante la crisi post 2012. Una prima apertura c’è stata in anni recenti e infatti in Italia oggi opera Amco, spa al 100% del Tesoro guidata da Marina Natale, che ha rilevato gli npl di PopBari, Carige, Mps, Creval ed è oggi uno tra i principali operatori del settore. L’esperienza potrebbe essere replicata negli altri Paesi, ha ricordato di recente anche il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco.
Il summit virtuale, c’è anche Tinagli
Oggi la Commissione Ue presenterà un quadro d’insieme in una tavola rotonda virtuale sugli npl presieduta da Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione e commissario alla stabilità finanziaria. «Gli npl sono una materia che attualmente stiamo valutando. Non vediamo ora una formazione massiccia di npl in Europa — ha detto ieri Dombrovskis — ma dobbiamo riconoscere che siamo in una grave crisi economica. Stiamo preparando alcuni elementi che riguardano l’Unione bancaria, inclusi il quadro regolatorio per la gestione delle crisi delle banche e un approccio coordinato a livello Ue agli Npl». La Ue — ha aggiunto — ha già aperto a una maggiore flessibilità all’interno delle regole esistenti, circa gli npl «ma presenteremo altre proposte su come affrontarli». Al summit parteciperà tra gli altri Irene Tinagli, presidente della commissione affari economici all’Europarlamento. Sono stati invitati anche le varie Amco nazionali — per l’Italia parteciperà Natale — e gli operatori privati. La linea di questi ultimi è chiara: lo Stato deve intervenire solo nei casi di fallimenti delle banche, senza fare concorrenza ai privati nella ordinaria pulizia che le banche fanno dagli npl.
Fonte: Il Corriere della Sera
Una proposta per varare «bad bank» nazionali, finanziate dagli Stati — e anche un network di bad bank a livello europeo — per affrontare il problema dei futuri fallimenti causati dalla crisi da Covid-19 e quindi dei crediti deteriorati che ne conseguiranno. La Commissione Ue prova così a cambiare linea, di fronte alla prospettiva della recessione in arrivo e sopratutto della fine delle moratorie sui crediti — in Italia ne sono state concesse per 330 miliardi — che rischiano di rivelarsi inesigibili e apre alle «asset management company» (Amco), cioè le società controllate dagli Stati che acquistano sul mercato i crediti deteriorati (npl) dalle banche in crisi.
Il network europeo delle bad bank
La Ue propone anche una maggiore uniformità nelle regole giuridiche sulle Amco, sui dati relativi ai crediti deteriorati, sul trattamento dei crediti coperti dalle garanzie statali: insomma, un sistema di regole omogenee in Ue che possa dare vita anche a un network di «bad bank» nazionali che possa operare nei vari Paesi dell’Unione.
Il ruolo dell’italiana Amco
Quella delle bad bank pubbliche è una soluzione per aiutare le banche a liberarsi degli npl, aiutandole così a continuare a finanziare le imprese sane, chiesta a lungo dall’Italia durante la crisi post 2012. Una prima apertura c’è stata in anni recenti e infatti in Italia oggi opera Amco, spa al 100% del Tesoro guidata da Marina Natale, che ha rilevato gli npl di PopBari, Carige, Mps, Creval ed è oggi uno tra i principali operatori del settore. L’esperienza potrebbe essere replicata negli altri Paesi, ha ricordato di recente anche il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco.
Il summit virtuale, c’è anche Tinagli
Oggi la Commissione Ue presenterà un quadro d’insieme in una tavola rotonda virtuale sugli npl presieduta da Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione e commissario alla stabilità finanziaria. «Gli npl sono una materia che attualmente stiamo valutando. Non vediamo ora una formazione massiccia di npl in Europa — ha detto ieri Dombrovskis — ma dobbiamo riconoscere che siamo in una grave crisi economica. Stiamo preparando alcuni elementi che riguardano l’Unione bancaria, inclusi il quadro regolatorio per la gestione delle crisi delle banche e un approccio coordinato a livello Ue agli Npl». La Ue — ha aggiunto — ha già aperto a una maggiore flessibilità all’interno delle regole esistenti, circa gli npl «ma presenteremo altre proposte su come affrontarli». Al summit parteciperà tra gli altri Irene Tinagli, presidente della commissione affari economici all’Europarlamento. Sono stati invitati anche le varie Amco nazionali — per l’Italia parteciperà Natale — e gli operatori privati. La linea di questi ultimi è chiara: lo Stato deve intervenire solo nei casi di fallimenti delle banche, senza fare concorrenza ai privati nella ordinaria pulizia che le banche fanno dagli npl.
Fonte: Il Corriere della Sera