Una piattaforma degli Npl “stile Amazon” che metta in contatto la domanda (dei grandi fondi di investimento) con quella dell’offerta, tipicamente delle banche desiderose di liberarsi dei crediti deteriorati. È questa l’idea attorno a cui starebbe lavorando Bruxelles con il supporto di diverse istituzioni europee, tra cui la stessa Banca Centrale.
Il tema del varo di una piattaforma europea di debiti distressed, a dire il vero, è da tempo oggetto di studi di fattibilità da parte dei funzionari europei. Ma oggi la discussione sembra fare un passo in avanti, almeno in termini di confronto politico. Quello della borsa degli Npl sarà infatti uno dei punti all’ordine del giorno del seminario organizzato per domani dalla Commissione Ue per ragionare sui possibili strumenti da adottare per affrontare il problema degli Npl in Europa.
Nell’ambito dell’appuntamento organizzato da Dg Fisma, oltre al tema delle bad bank nazionali e di un possibile network delle asset management company – si veda Il Sole 24Ore del 25 agosto -, si discuterà dunque della praticabilità di un progetto che presuppone un elevato livello di standardizzazione delle informazioni degli Npl (aspetto non secondario) per permetterne una comparabilità su scala europea.
«L’idea è di aprire il mercato agli acquirenti di portafogli più piccoli, con una piattaforma in stile Amazon o eBay, dove è possibile navigare. Questo può far muovere il mercato», spiegava ieri a Reuters Edward O’Brien, funzionario Bce coinvolto nel progetto. Alla base dell’impianto immaginato da Francoforte peraltro c’è un’esperienza italiana come BlinkS, piattaforma web creata in Italia da Prelios per incrociare domanda e offerta sul mercato secondario degli Npl.
Resta da capire chi potrebbe gestire la piattaforma. Un’ipotesi che si sta facendo strada è che il marketplace possa finire sotto il controllo del Single Resolution Board (Srb), ovvero l’agenzia europea che si occupa di banche a rischio default. Mentre per quanto riguarda l’orizzonte temporale, qualcuno guarda al prossimo anno come possibile timing di avvio dell’iniziativa.
Si vedrà quali saranno le evoluzioni. Di certo da tempo la creazione di un mercato “unico” e trasparente stuzzica l’interesse delle istituzioni europee, preoccupate per il fatto che l’assenza di trasparenza sul mercato generi abbatta i prezzi degli Npl. In un paper pubblicato a novembre 2017, la Bce evidenziava come il mercato degli Npl soffra di scarsa liquidità e ampi spread tra domanda e offerta, spesso causati da una cronica mancanza di informazioni relative ai crediti. Tali carenze favoriscono la permanenza sul mercato di pochi grandi investitori in acquisto – tipicamente fondi di investimento americani – che hanno poi gioco facile nello spingere al ribasso i prezzi, con conseguenze negative per i bilanci delle banche europee. Da qua, dunque, l’esigenza di rendere più trasparente il mercato – in particolare lavorando sul tema delle standardizzazione delle informazioni sui crediti – per favorire l’ingresso di nuovi operatori e permettere un ribilanciamento dei prezzi.
Fonte: Il Sole 24 Ore
Una piattaforma degli Npl “stile Amazon” che metta in contatto la domanda (dei grandi fondi di investimento) con quella dell’offerta, tipicamente delle banche desiderose di liberarsi dei crediti deteriorati. È questa l’idea attorno a cui starebbe lavorando Bruxelles con il supporto di diverse istituzioni europee, tra cui la stessa Banca Centrale.
Il tema del varo di una piattaforma europea di debiti distressed, a dire il vero, è da tempo oggetto di studi di fattibilità da parte dei funzionari europei. Ma oggi la discussione sembra fare un passo in avanti, almeno in termini di confronto politico. Quello della borsa degli Npl sarà infatti uno dei punti all’ordine del giorno del seminario organizzato per domani dalla Commissione Ue per ragionare sui possibili strumenti da adottare per affrontare il problema degli Npl in Europa.
Nell’ambito dell’appuntamento organizzato da Dg Fisma, oltre al tema delle bad bank nazionali e di un possibile network delle asset management company – si veda Il Sole 24Ore del 25 agosto -, si discuterà dunque della praticabilità di un progetto che presuppone un elevato livello di standardizzazione delle informazioni degli Npl (aspetto non secondario) per permetterne una comparabilità su scala europea.
«L’idea è di aprire il mercato agli acquirenti di portafogli più piccoli, con una piattaforma in stile Amazon o eBay, dove è possibile navigare. Questo può far muovere il mercato», spiegava ieri a Reuters Edward O’Brien, funzionario Bce coinvolto nel progetto. Alla base dell’impianto immaginato da Francoforte peraltro c’è un’esperienza italiana come BlinkS, piattaforma web creata in Italia da Prelios per incrociare domanda e offerta sul mercato secondario degli Npl.
Resta da capire chi potrebbe gestire la piattaforma. Un’ipotesi che si sta facendo strada è che il marketplace possa finire sotto il controllo del Single Resolution Board (Srb), ovvero l’agenzia europea che si occupa di banche a rischio default. Mentre per quanto riguarda l’orizzonte temporale, qualcuno guarda al prossimo anno come possibile timing di avvio dell’iniziativa.
Si vedrà quali saranno le evoluzioni. Di certo da tempo la creazione di un mercato “unico” e trasparente stuzzica l’interesse delle istituzioni europee, preoccupate per il fatto che l’assenza di trasparenza sul mercato generi abbatta i prezzi degli Npl. In un paper pubblicato a novembre 2017, la Bce evidenziava come il mercato degli Npl soffra di scarsa liquidità e ampi spread tra domanda e offerta, spesso causati da una cronica mancanza di informazioni relative ai crediti. Tali carenze favoriscono la permanenza sul mercato di pochi grandi investitori in acquisto – tipicamente fondi di investimento americani – che hanno poi gioco facile nello spingere al ribasso i prezzi, con conseguenze negative per i bilanci delle banche europee. Da qua, dunque, l’esigenza di rendere più trasparente il mercato – in particolare lavorando sul tema delle standardizzazione delle informazioni sui crediti – per favorire l’ingresso di nuovi operatori e permettere un ribilanciamento dei prezzi.
Fonte: Il Sole 24 Ore