L’Authority di regolazione bancaria europea Eba non prolunga le misure di flessibilità sulla classificazione dei prestiti sotto moratoria. La proroga oltre la scadenza del 30 settembre è stata auspicata in questi giorni dall’Associazione bancaria e dai banchieri italiani per dare più tempo alle imprese per beneficiare di una ripresa. In una comunicazione diffusa ieri l’istituzione, confermando nella sostanza quanto dichiarato dal presidente José Manuel Campa a Il Sole 24 Ore sabato, ha affermato di non considerare «adeguata allo stato attuale l’ulteriore proroga di queste misure eccezionali. È opportuno ritornare alla pratica in base alla quale ogni credito riscadenzato debba seguire un approccio caso per caso». La proroga oltre fine settembre era stata chiesta nei giorni scorsi dai banchieri, anche in occasione del comitato esecutivo Abi al quale aveva preso parte il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco.
La flessibilità in vigore fino a fine mese prevede che le domande di moratoria fatte entro quella data possano beneficiare di una sospensione temporanea della riclassificazione dei crediti quando sono adottare misure di moratoria. Una riclassificazione (da forebearance a foreborne, dunque un primo stadio di Npl) che non è automatica, ma va valutata in base alle prospettive di riprendere i pagamenti da parte dell’impresa. La preoccupazione dell’Abi era legata al fatto che le moratorie fatte in base alla legge, dunque con le garanzie pubbliche del fondo per le Pmi, scadono a fine gennaio. Se non ci sarà una proroga delle misure pubbliche, le imprese che avranno necessità di continuare ad avvalersi delle sospensioni (pur potendo accedere alle moratorie previste dagli accordi con le associazioni di categoria) non potranno più usufruire dei benefici sulla classificazione dei crediti. E qualche timore per la possibilità che si formino nuovi Npl c’è.
È anche vero che la comunicazione Eba lascia intendere che la proroga delle misure pubbliche non è vista con sfavore: nella nota si ricorda che in Europa le moratorie hanno durate variabili, da 6 a 12 mesi. Quelle garantite dallo Stato italiano per ora si fermano a dieci mesi. E ancora: le Autorità di regolazione sono ben consapevoli del fatto che l’emergenza Covid-19 è tutt’altro che superata e che quindi non è escluso che nuove valutazioni siano fatte nelle prossime settimane. Del resto il presidente Campa, intervenendo ieri al convegno Supervision, Risks and Profitability 2020 organizzato dall’Abi ha ribadito che l’Eba non ha intenzione di distruggere il sistema delle moratorie. «Vogliamo essere certi che il rischio debba essere sempre pre-misurato», ha spiegato.
«La moratorie sui prestiti sono state uno strumento efficace per gestire la crisi della liquidità nel breve periodo causata dal Covid-19», si legge nella nota di ieri. E, a garanzia del fatto che l’Autorità continuerà a seguire da vicino la capacità delle banche di fornire liquidità si chiarisce che : «la perdurante capacità delle banche di fornire i prestiti è di importanza cruciale e l’Eba continuerà a monitorare la situazione come necessario». Ieri il direttore generale dell’Abi aveva ribadito la necessità di prolungare i termini.
«È auspicabile che sia deciso un posticipo della scadenza delle moratorie sui prestiti oltre la fine di settembre», ha detto ricordando inoltre come si ritenuto essenziale un intervento sul calendar provisioning, che stabilisce tempi molti rigorosi per svalutare in bilancio i crediti non perfoming non garantiti. Anche su questo fronte il percorso è lungo: queste regole sono state stabilite da una legge europea e serve rimettere in moto il processo di revisione della direttiva europea di riferimento per cambiarle.
Fonte: Il Sole 24 Ore
L’Authority di regolazione bancaria europea Eba non prolunga le misure di flessibilità sulla classificazione dei prestiti sotto moratoria. La proroga oltre la scadenza del 30 settembre è stata auspicata in questi giorni dall’Associazione bancaria e dai banchieri italiani per dare più tempo alle imprese per beneficiare di una ripresa. In una comunicazione diffusa ieri l’istituzione, confermando nella sostanza quanto dichiarato dal presidente José Manuel Campa a Il Sole 24 Ore sabato, ha affermato di non considerare «adeguata allo stato attuale l’ulteriore proroga di queste misure eccezionali. È opportuno ritornare alla pratica in base alla quale ogni credito riscadenzato debba seguire un approccio caso per caso». La proroga oltre fine settembre era stata chiesta nei giorni scorsi dai banchieri, anche in occasione del comitato esecutivo Abi al quale aveva preso parte il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco.
La flessibilità in vigore fino a fine mese prevede che le domande di moratoria fatte entro quella data possano beneficiare di una sospensione temporanea della riclassificazione dei crediti quando sono adottare misure di moratoria. Una riclassificazione (da forebearance a foreborne, dunque un primo stadio di Npl) che non è automatica, ma va valutata in base alle prospettive di riprendere i pagamenti da parte dell’impresa. La preoccupazione dell’Abi era legata al fatto che le moratorie fatte in base alla legge, dunque con le garanzie pubbliche del fondo per le Pmi, scadono a fine gennaio. Se non ci sarà una proroga delle misure pubbliche, le imprese che avranno necessità di continuare ad avvalersi delle sospensioni (pur potendo accedere alle moratorie previste dagli accordi con le associazioni di categoria) non potranno più usufruire dei benefici sulla classificazione dei crediti. E qualche timore per la possibilità che si formino nuovi Npl c’è.
È anche vero che la comunicazione Eba lascia intendere che la proroga delle misure pubbliche non è vista con sfavore: nella nota si ricorda che in Europa le moratorie hanno durate variabili, da 6 a 12 mesi. Quelle garantite dallo Stato italiano per ora si fermano a dieci mesi. E ancora: le Autorità di regolazione sono ben consapevoli del fatto che l’emergenza Covid-19 è tutt’altro che superata e che quindi non è escluso che nuove valutazioni siano fatte nelle prossime settimane. Del resto il presidente Campa, intervenendo ieri al convegno Supervision, Risks and Profitability 2020 organizzato dall’Abi ha ribadito che l’Eba non ha intenzione di distruggere il sistema delle moratorie. «Vogliamo essere certi che il rischio debba essere sempre pre-misurato», ha spiegato.
«La moratorie sui prestiti sono state uno strumento efficace per gestire la crisi della liquidità nel breve periodo causata dal Covid-19», si legge nella nota di ieri. E, a garanzia del fatto che l’Autorità continuerà a seguire da vicino la capacità delle banche di fornire liquidità si chiarisce che : «la perdurante capacità delle banche di fornire i prestiti è di importanza cruciale e l’Eba continuerà a monitorare la situazione come necessario». Ieri il direttore generale dell’Abi aveva ribadito la necessità di prolungare i termini.
«È auspicabile che sia deciso un posticipo della scadenza delle moratorie sui prestiti oltre la fine di settembre», ha detto ricordando inoltre come si ritenuto essenziale un intervento sul calendar provisioning, che stabilisce tempi molti rigorosi per svalutare in bilancio i crediti non perfoming non garantiti. Anche su questo fronte il percorso è lungo: queste regole sono state stabilite da una legge europea e serve rimettere in moto il processo di revisione della direttiva europea di riferimento per cambiarle.
Fonte: Il Sole 24 Ore