I paletti sono stringenti, ma c’è il via libera della Bce all’operazione di scissione di 8,1 miliardi di crediti deteriorati di Mps con relativa cessione ad Amco. Ieri sera il cda della banca senese ha infatti preso atto dell’invio della «bozza di decisione» del provvedimento autorizzativo da parte di Francoforte relativo alla scissione non proporzionale di una parte del bilancio al veicolo posseduto dal Tesoro.
L’ok non è incondizionato. Perché il via libera diventi definitivo e la scissione diventi efficace, infatti, occorre che la banca soddisfi una serie di requisiti.
Anzitutto Mps, prima della data della scissione, dovrà emettere, a condizioni di mercato, strumenti subordinati Tier2 per almeno 250 milioni, come anticipato lo scorso 6 agosto dal Sole 24Ore. La banca timonata da Guido Bastianini dovrà inoltre dare «prova adeguata» della volontà di sottoscrivere tale strumento da parte degli investitori. Che potranno essere privati, ovviamente. Ma se così non fosse – il Tier2 è assimilabile all’equity in termini di rischio – a sottoscrivere il subordinato potrà essere anche il Mef, azionista di riferimento con il 68% del capitale.
Ma non basta. Al Tier2 si dovranno poi aggiungere altri strumenti subordinati ancora più rischiosi, i cosiddetti Tier1. Bce non specifica l’ammontare richiesto ma nei giorni scorsi fonti di mercato segnalavano un fabbisogno patrimoniale extra di circa 700 milioni, che porterebbe il deficit complessivo attorno a quota 1 miliardo. In ogni caso Bce accetta che il 70% degli strumenti emessi per ripristinare il rispetto dei requisiti patrimoniali complessivi sia sottoscritto dal Tesoro, ma pretende che «almeno» il 30% di tale importo arrivi da investitori privati.
Come garanzia, Siena dovrà fornire alla Vigilanza, sempre prima della data di efficacia della scissione, almeno tre «comfort letters» emesse da diverse banche d’investimento non oltre 20 giorni di calendario prima della data di esecuzione della scissione. In tali lettere, dovrà esserci la conferma da parte degli istituti che, «secondo le rispettive analisi e stime», la banca sarebbe «ragionevolmente» in grado di far sottoscrivere ad investitori privati almeno il 30% dell’importo degli strumenti Tier1 aggiuntivi potenzialmente emessi da Mps.
Resta da capire se tale struttura reggerà alla prova del mercato. Attorno alla banca c’è fiducia sul buon esito dell’operazione. La potenza di fuoco da parte del Tesoro non manca, visto che nelle scorse settimane con il Decreto Agosto il Mef si è garantito 1,5 miliardi per operazioni di rafforzamento in caso di necessità. I prossimi giorni saranno decisivi per sondare gli investitori.
Fonte: Il Sole 24 Ore
I paletti sono stringenti, ma c’è il via libera della Bce all’operazione di scissione di 8,1 miliardi di crediti deteriorati di Mps con relativa cessione ad Amco. Ieri sera il cda della banca senese ha infatti preso atto dell’invio della «bozza di decisione» del provvedimento autorizzativo da parte di Francoforte relativo alla scissione non proporzionale di una parte del bilancio al veicolo posseduto dal Tesoro.
L’ok non è incondizionato. Perché il via libera diventi definitivo e la scissione diventi efficace, infatti, occorre che la banca soddisfi una serie di requisiti.
Anzitutto Mps, prima della data della scissione, dovrà emettere, a condizioni di mercato, strumenti subordinati Tier2 per almeno 250 milioni, come anticipato lo scorso 6 agosto dal Sole 24Ore. La banca timonata da Guido Bastianini dovrà inoltre dare «prova adeguata» della volontà di sottoscrivere tale strumento da parte degli investitori. Che potranno essere privati, ovviamente. Ma se così non fosse – il Tier2 è assimilabile all’equity in termini di rischio – a sottoscrivere il subordinato potrà essere anche il Mef, azionista di riferimento con il 68% del capitale.
Ma non basta. Al Tier2 si dovranno poi aggiungere altri strumenti subordinati ancora più rischiosi, i cosiddetti Tier1. Bce non specifica l’ammontare richiesto ma nei giorni scorsi fonti di mercato segnalavano un fabbisogno patrimoniale extra di circa 700 milioni, che porterebbe il deficit complessivo attorno a quota 1 miliardo. In ogni caso Bce accetta che il 70% degli strumenti emessi per ripristinare il rispetto dei requisiti patrimoniali complessivi sia sottoscritto dal Tesoro, ma pretende che «almeno» il 30% di tale importo arrivi da investitori privati.
Come garanzia, Siena dovrà fornire alla Vigilanza, sempre prima della data di efficacia della scissione, almeno tre «comfort letters» emesse da diverse banche d’investimento non oltre 20 giorni di calendario prima della data di esecuzione della scissione. In tali lettere, dovrà esserci la conferma da parte degli istituti che, «secondo le rispettive analisi e stime», la banca sarebbe «ragionevolmente» in grado di far sottoscrivere ad investitori privati almeno il 30% dell’importo degli strumenti Tier1 aggiuntivi potenzialmente emessi da Mps.
Resta da capire se tale struttura reggerà alla prova del mercato. Attorno alla banca c’è fiducia sul buon esito dell’operazione. La potenza di fuoco da parte del Tesoro non manca, visto che nelle scorse settimane con il Decreto Agosto il Mef si è garantito 1,5 miliardi per operazioni di rafforzamento in caso di necessità. I prossimi giorni saranno decisivi per sondare gli investitori.
Fonte: Il Sole 24 Ore