Quali sono i fattori di successo e gli obiettivi che caratterizzano i progetti Sandokan e Sandokan 1?
I progetti Sandokan hanno una serie di elementi che li caratterizzano e che hanno consentito di raggiungere risultati superiori alle attese iniziali:
- La presenza di un gestore esclusivamente dedicato all’AM Real Estate e con forti competenze nel Debt Restructuring e Loan Management
- La possibilità di favorire il capex financing senza incrementare l’NPE ratio della Banca originator
- L’attitudine a costruire con il borrower un approccio collaborativo (e non per forza liquidatorio) finalizzato alla massimizzazione del valore del sottostante.
Soprattutto questo ultimo aspetto permettere ad AREC, nella maggioranza dei casi, di gestire le posizioni e gli asset real estate assieme al borrower e non in contrasto con quest’ultimo.
In Effetti le piattaforme Sandokan si sono rivelate un successo di cooperazione tra lenders, asset managers e borrowers secondo uno schema che cerca di non mettere in contrapposizione le tre figure (come spesso accade) bensì garantisce un’unione di forze ed intenti che si rivela fortemente efficace e che nella maggior parte dei casi evita di finire nelle lungaggini degli iter giudiziari che spesso distruggono valore e non ne creano mai. Questo grazie alla condivisione di percorso concordato finalizzato al raggiungimento di un obbiettivo comune: la massimizzazione del valore degli assets a garanzia del loan.
A suo avviso, che tipo di effetti avrà la pandemia sui portafogli UTP?
Il Covid-19 si è dimostrato un acceleratore di trend (basti pensare all’aumento esponenziale della penetrazione in Italia dell’e-commerce) e un amplificatore di problemi.
Proprio questo ultimo aspetto è il più delicato da trattare, gli UTP infatti si trovano già in situazioni problematiche che necessitano di significativi turnaround. Realizzare un progetto di turnaround o anche solo liquidare un asset distressed durante un periodo di forte incertezza e di crisi come quello che stiamo vivendo è sicuramente complesso.
Pensando al mercato Real Estate italiano storicamente durante le crisi i volumi delle transazioni sono crollati, i primi asset a soffrire sono quelli distressed (che poi sono gli asset a garanzia, solitamente delgi UTPs). Per questo un turnaround reale ed efficace è l’unico modo per uscire da una situazione complessa.
Un altro aspetto importante da tenere in considerazione è la capacità di gestire la liquidità necessaria in questo particolare periodo. Purtroppo, gli interventi relativi alle garanzie statali non si applicano alla maggioranza del borrowers UTP che però, paradossalmente, sono proprio quelli che ne hanno maggiore bisogno per poter superare questo momento così difficile. La corretta e parsimoniosa gestione della liquidità e delle spese in un momento come questo può fare davvero la differenza in una situazione distressed.
Che tipo di strategie di gestione avete adottato?
L’approccio che di solito teniamo è taylor made, caso per caso. AREC è un asset manager esclusivamente dedicato ai crediti Real Estate. Il nostro approccio è sempre di tipo bottom-up e mai top-down. La prima analisi del file è sempre ad asset level dove cerchiamo di capire ed apprendere tutti gli aspetti tecnici, commerciali ed urbanistici dell’asset sottostante il loan. Dopodiché cerchiamo di capire i motivi che hanno portato alla situazione distressed e passiamo ad una analisi della situazione finanziaria del borrower e del gruppo. A quel punto cominciano a costruire un rapporto con il borrower che affianchiamo ed assieme al quale costruiamo gli scenari di turnaround più efficaci come detto con l’obbiettivo comune di massimizzare il valore dell’asset a garanzia del loan. Cerchiamo di non imporci ma di cooperare e questo rende la gestione dell’asset più fluida e per certi versi dinamica.
Detto questo non esistono formule magiche. Faccio questo lavoro da oltre 16 anni e so per esperienza che ogni situazione ha le sue peculiarità che vanno analizzate ed indirizzate così come ogni progetto real estate è diverso dall’altro e non esiste mai una strategia comune.
Quali strategie per evitare che si trasformino in sofferenze?
La migliore strategia per evitare il deterioramento del credito è quella di fare una due diligence molto approfondita e poi una fase di analisi e negoziazione con il borrower che sia davvero efficiente. L’obbiettivo è quello di arrivare ad avere sul tavolo un progetto di ristrutturazione che sia un vero e proprio Business Plan di investimento da zero in cui tutte le parti coinvolte siano allineate ripartono assieme (seppur da posizioni diverse). Se viene garantito il corretto allineamento degli interessi si evitano i conteziosi e se si lavora bene in fase di businesss planning facendo progetti credibili e sostenibili (e non piani atti solo a posticipare il problema come purtroppo spesso accade nel nostro paese) allora poi il resto è quella che noi chiamiamo la modalità execution. Va da sé che anche durante l’execution del piano il monitoring e gli eventuali aggiustamenti devono essere continui e serrati al fine di evitare che si vada fuori dal percorso predefinito. Come in ogni navigazione i correttivi di rotta ci possono essere ma l’importante è che l’equipaggio lavori coeso in un clima positivo con l’unico obiettivo di arrivare alla meta e non di alimentare conflitti. Questo tipo di approccio non solo ci permette un basso tasso di deterioramento ma in molti casi anche una riclassificazione migliorativa dei files che gestiamo.
Quali sono i fattori di successo e gli obiettivi che caratterizzano i progetti Sandokan e Sandokan 1?
I progetti Sandokan hanno una serie di elementi che li caratterizzano e che hanno consentito di raggiungere risultati superiori alle attese iniziali:
Soprattutto questo ultimo aspetto permettere ad AREC, nella maggioranza dei casi, di gestire le posizioni e gli asset real estate assieme al borrower e non in contrasto con quest’ultimo.
In Effetti le piattaforme Sandokan si sono rivelate un successo di cooperazione tra lenders, asset managers e borrowers secondo uno schema che cerca di non mettere in contrapposizione le tre figure (come spesso accade) bensì garantisce un’unione di forze ed intenti che si rivela fortemente efficace e che nella maggior parte dei casi evita di finire nelle lungaggini degli iter giudiziari che spesso distruggono valore e non ne creano mai. Questo grazie alla condivisione di percorso concordato finalizzato al raggiungimento di un obbiettivo comune: la massimizzazione del valore degli assets a garanzia del loan.
A suo avviso, che tipo di effetti avrà la pandemia sui portafogli UTP?
Il Covid-19 si è dimostrato un acceleratore di trend (basti pensare all’aumento esponenziale della penetrazione in Italia dell’e-commerce) e un amplificatore di problemi.
Proprio questo ultimo aspetto è il più delicato da trattare, gli UTP infatti si trovano già in situazioni problematiche che necessitano di significativi turnaround. Realizzare un progetto di turnaround o anche solo liquidare un asset distressed durante un periodo di forte incertezza e di crisi come quello che stiamo vivendo è sicuramente complesso.
Pensando al mercato Real Estate italiano storicamente durante le crisi i volumi delle transazioni sono crollati, i primi asset a soffrire sono quelli distressed (che poi sono gli asset a garanzia, solitamente delgi UTPs). Per questo un turnaround reale ed efficace è l’unico modo per uscire da una situazione complessa.
Un altro aspetto importante da tenere in considerazione è la capacità di gestire la liquidità necessaria in questo particolare periodo. Purtroppo, gli interventi relativi alle garanzie statali non si applicano alla maggioranza del borrowers UTP che però, paradossalmente, sono proprio quelli che ne hanno maggiore bisogno per poter superare questo momento così difficile. La corretta e parsimoniosa gestione della liquidità e delle spese in un momento come questo può fare davvero la differenza in una situazione distressed.
Che tipo di strategie di gestione avete adottato?
L’approccio che di solito teniamo è taylor made, caso per caso. AREC è un asset manager esclusivamente dedicato ai crediti Real Estate. Il nostro approccio è sempre di tipo bottom-up e mai top-down. La prima analisi del file è sempre ad asset level dove cerchiamo di capire ed apprendere tutti gli aspetti tecnici, commerciali ed urbanistici dell’asset sottostante il loan. Dopodiché cerchiamo di capire i motivi che hanno portato alla situazione distressed e passiamo ad una analisi della situazione finanziaria del borrower e del gruppo. A quel punto cominciano a costruire un rapporto con il borrower che affianchiamo ed assieme al quale costruiamo gli scenari di turnaround più efficaci come detto con l’obbiettivo comune di massimizzare il valore dell’asset a garanzia del loan. Cerchiamo di non imporci ma di cooperare e questo rende la gestione dell’asset più fluida e per certi versi dinamica.
Detto questo non esistono formule magiche. Faccio questo lavoro da oltre 16 anni e so per esperienza che ogni situazione ha le sue peculiarità che vanno analizzate ed indirizzate così come ogni progetto real estate è diverso dall’altro e non esiste mai una strategia comune.
Quali strategie per evitare che si trasformino in sofferenze?
La migliore strategia per evitare il deterioramento del credito è quella di fare una due diligence molto approfondita e poi una fase di analisi e negoziazione con il borrower che sia davvero efficiente. L’obbiettivo è quello di arrivare ad avere sul tavolo un progetto di ristrutturazione che sia un vero e proprio Business Plan di investimento da zero in cui tutte le parti coinvolte siano allineate ripartono assieme (seppur da posizioni diverse). Se viene garantito il corretto allineamento degli interessi si evitano i conteziosi e se si lavora bene in fase di businesss planning facendo progetti credibili e sostenibili (e non piani atti solo a posticipare il problema come purtroppo spesso accade nel nostro paese) allora poi il resto è quella che noi chiamiamo la modalità execution. Va da sé che anche durante l’execution del piano il monitoring e gli eventuali aggiustamenti devono essere continui e serrati al fine di evitare che si vada fuori dal percorso predefinito. Come in ogni navigazione i correttivi di rotta ci possono essere ma l’importante è che l’equipaggio lavori coeso in un clima positivo con l’unico obiettivo di arrivare alla meta e non di alimentare conflitti. Questo tipo di approccio non solo ci permette un basso tasso di deterioramento ma in molti casi anche una riclassificazione migliorativa dei files che gestiamo.