Intervista a Michele Schirru, Digital Strategist & PropTech Expert
Secondo te Michele la community immobiliare quanto è digitalizzata?
M.S. Rispondere a questa domanda è abbastanza complicato.
Ci sono tanti professionisti ed aziende che operano in maniera eccellente nel settore. Tuttavia, spesso si perdono in un bicchier d’acqua.
Si tralasciano gli elementi base del digitale e ci si dimentica che abbiamo cominciato il nuovo millennio all’insegna della tecnologia. Sono passati 20 anni e, nel settore immobiliare, sono rimasti in tanti a lavorare come negli anni 90. Ci sono state piccole variazioni e passi in avanti, ma questo decennio sarà decisivo, sarà un periodo spartiacque.
L’80% delle aziende opera ancora in un contesto sorpassato, dove anche possiamo scorgere segnali incoraggianti, si tratta spesso di strategie frammentate e non inserite in contesti più ampi.
La Digitalizzazione nel settore Real estate: una minaccia o una opportunità?
M.S. Anche se mi sembra scontato, rispondo con certezza: opportunità.
Nuovi posti di lavoro in professioni prima non esistenti, più efficienza, più trasparenza, più velocità e più personalizzazione del servizio, più customer experience.
C’è un tema, però, evidentemente legato alla disintermediazione: il digitale non ama gli intermediari. Prima o poi, come già si è visto nel finanziario, nell’automotive, ma anche nei ristoranti Mc Donalds per esempio, il mondo non avrà necessariamente bisogno di manualità a tutti i livelli.
E allora, chi sarà superfluo non avrà altra scelta che reinventarsi e cambiare strategia.
L’importante è che si lavori per offrire qualcosa che sappia rispondere con soluzioni pratiche ai problemi delle persone, dei consumatori e delle aziende, solo così si potrà sperare di continuare a prosperare.
Perché a tuo parere c’è la necessità di digitalizzare l’immobiliare?
M.S. Il semplice motivo è che il settore immobiliare, ed i suoi addetti ai lavori, non si possono arrogare il diritto di sentirsi superiori agli altri o immuni al cambiamento.
Perché non dovrebbe cambiare ed abbracciare il digitale? Perché si è sempre fatto così e la macchina va avanti, credo sia la sintesi.
Ma ci sono diversi esempi di altri settori che, abbracciando il cambiamento ed implementando soluzioni tecnologiche e digitali, hanno migliorato il proprio contesto. Non dimentichiamo che è il capitalismo a guidare il cambiamento, non la paura di scomparire.
Nel momento in cui gli addetti ai lavori si renderanno conto che potranno avere più entrate, meno spese, più efficienza e più margini, il loro profitto sarà aumentato. Questo porterà a fare il salto necessario. Dall’altra parte, arriverà un punto in cui il consumatore spingerà per cambiare dove richiesto, inviando dei segnali, allora ci potrà essere una spinta ulteriore anche da parte di chi non avrà ascoltato la chiamata in un primo momento.
Faccio un esempio, se le agenzie immobiliari online dovessero improvvisamente prendere una fetta consistente di mercato, come reagirebbero le agenzie tradizionali? Sarebbe una corsa all’armamento, ci sarebbero agenzie in grado di sostenere il cambiamento ed altre che non avrebbero la capacità di mutare, essendo costretti a dire arrivederci.
Personalmente, faccio il possibile per stimolare delle riflessioni già da questa fase, ma ogni azienda deve la sua strada e decidere per il proprio futuro. Per me, l’appello è solo uno: apritevi al digitale. Ma non solo in termini approccio ed utilizzo tecnologico, app o altro, intendo nel senso più ampio del contesto.
Prima di tutto c’è da sposare una nuova filosofia, un cambio di mindset e di comportamento.
Quali sono i primi 3 consigli che tu raccomanderesti a chi lavora nel settore per digitalizzarsi?
M.S. Il primo è di investire nella formazione, essere spugne ed approfondire qualunque tema legato al mondo digitale: dai social media al marketing, passando per i trend tecnologici.
Venendo al secondo, sono proprio i social media: vanno usati con cognizione di causa e con costanza, sono uno strumento potentissimo che permette di attuare i principi della trasformazione digitale. Con i social possiamo elevare la comunicazione ed il rapporto con i nostri clienti. Possiamo connetterci ed interagire, co-creare e fare del brand un qualcosa di condiviso. Il digitale è anche cambiare la propria comunicazione attraverso gli strumenti che ci permettono di esprimerci.
Il terzo è di creare una piattaforma proprietaria, viviamo in un’epoca dove il patrimonio si misura in asset digitali. È fondamentale avere una piattaforma dove sviluppare il proprio business, un luogo dove i clienti e gli utenti possono utilizzare i nostri servizi.
La community immobiliare che cosa è? Dove la si può trovare? Come si può entrare in contatto?
M.S. La community si chiama Trasformazione Digitale ed è una vera e propria Academy. L’idea è quella di portare gli imprenditori immobiliari a 360 gradi ad abbracciare il cambiamento, comprendere le dinamiche della trasformazione e sfruttare al meglio questa opportunità.
Facciamo un ragionamento: siamo bombardati da input provenienti da diverse direzioni, competiamo con i giganti del Web, stiamo subentrando in un business che è quello dell’Attenzione più che Immobiliare.
Qualcuno dice che gli anni 20 degli anni 2000 saranno uno spartiacque: da una parte quelli che prospereranno, dall’altra parte, quelli che non ce la faranno. Nel mezzo, chi sopravviverà ma non riuscirà ad eccellere.
Io penso che, per stare dalla parte giusta, ci si debba mettere in testa di lavorare seriamente sulla propria comunicazione. Farsi portatori di un cambio radicale di pensiero: c’è da passare dall’essere focalizzati sulla transazione al ragionare sulla costruzione di un brand.
Il brand può godere di influenza, permette di far arrivare i clienti da soli alla porta del proprio business.
Non possiamo pensare solo all’oggi, al qui ed ora, al breve periodo. Iniziamo a pensare ai prossimi cinque anni, come ci vogliamo arrivare e come vogliamo che sia la nostra azienda.
Mettiamo in piedi una strategia che ci permetta di costruire, smettendo di essere focalizzati sul fatturato del breve periodo.
Se vogliamo prosperare dobbiamo iniziare a coltivare il nostro orto e produrre i nostri beni, anziché comprarli al supermarket. Non esiste che si compri un tot. di clienti al kg.
Il bisogno latente è dove dobbiamo seminare, il marketing dei contenuti è la strada. Questo ci permette di dare valore e costruire rapporto di fiducia con i nostri potenziali clienti.
Questa è la mia scuola di pensiero e questo voglio trasmettere a chi entra in contatto con me, sia attraverso la consulenza personale che con questa Academy.
Ad oggi, è possibile entrare nella lista d’attesa attraverso www.trasformazione.digital, il lancio è imminente!
Qual è il nuovo paradigma del business immobiliare? Quali i player della filiera nel nuovo paradigma?
M.S. I trend sono molteplici, uno dei più interessanti è senza ombra di dubbio il modello iBuyer. Si tratta di una evoluzione del trading immobiliare, una sorta di investitore immobiliare digitale che, attraverso la tecnologia, rende possibile rispondere ad un’esigenza del consumatore di procedere alla vendita di un immobile in breve tempo e senza lo stress dato dal processo notoriamente lungo e tortuoso.
In USA ha riscontrato tanto successo, ma anche in Italia non scherziamo: la startup Casavo ha ricevuto oltre 100 milioni in finanziamenti e sta lavorando per aprire nei mercati del Sud Europa.
L’agenzia immobiliare online potrebbe essere un altro filone interessante, anche se la situazione oltremanica ci insegna che non è così scontato che possa prendere piede in tempi brevi e con facilità. In 10 anni dalla nascita dei primi esperimenti, in UK, la quota di mercato sul compravenduto dell’ultimo trimestre 2019 si attestava sul 7.9% di market share.
Non possiamo non citare i servizi B2B, le piattaforme Saas sono molteplici e vanno menzionati i servizi di: virtual tour, valutazione immobiliare, pubblicità degli annunci.
Il nuovo paradigma non può che essere di inserire la tecnologia ed il digitale nel proprio modus operandi, imparando ad utilizzarlo nel miglior modo possibile affiancandosi agli esperti. Soprattutto per i piccoli player, non c’è cosa peggiore di andare a tentativi e fare da sé con l’intento di risparmiare.
Intervista a Michele Schirru, Digital Strategist & PropTech Expert
Secondo te Michele la community immobiliare quanto è digitalizzata?
M.S. Rispondere a questa domanda è abbastanza complicato.
Ci sono tanti professionisti ed aziende che operano in maniera eccellente nel settore. Tuttavia, spesso si perdono in un bicchier d’acqua.
Si tralasciano gli elementi base del digitale e ci si dimentica che abbiamo cominciato il nuovo millennio all’insegna della tecnologia. Sono passati 20 anni e, nel settore immobiliare, sono rimasti in tanti a lavorare come negli anni 90. Ci sono state piccole variazioni e passi in avanti, ma questo decennio sarà decisivo, sarà un periodo spartiacque.
L’80% delle aziende opera ancora in un contesto sorpassato, dove anche possiamo scorgere segnali incoraggianti, si tratta spesso di strategie frammentate e non inserite in contesti più ampi.
La Digitalizzazione nel settore Real estate: una minaccia o una opportunità?
M.S. Anche se mi sembra scontato, rispondo con certezza: opportunità.
Nuovi posti di lavoro in professioni prima non esistenti, più efficienza, più trasparenza, più velocità e più personalizzazione del servizio, più customer experience.
C’è un tema, però, evidentemente legato alla disintermediazione: il digitale non ama gli intermediari. Prima o poi, come già si è visto nel finanziario, nell’automotive, ma anche nei ristoranti Mc Donalds per esempio, il mondo non avrà necessariamente bisogno di manualità a tutti i livelli.
E allora, chi sarà superfluo non avrà altra scelta che reinventarsi e cambiare strategia.
L’importante è che si lavori per offrire qualcosa che sappia rispondere con soluzioni pratiche ai problemi delle persone, dei consumatori e delle aziende, solo così si potrà sperare di continuare a prosperare.
Perché a tuo parere c’è la necessità di digitalizzare l’immobiliare?
M.S. Il semplice motivo è che il settore immobiliare, ed i suoi addetti ai lavori, non si possono arrogare il diritto di sentirsi superiori agli altri o immuni al cambiamento.
Perché non dovrebbe cambiare ed abbracciare il digitale? Perché si è sempre fatto così e la macchina va avanti, credo sia la sintesi.
Ma ci sono diversi esempi di altri settori che, abbracciando il cambiamento ed implementando soluzioni tecnologiche e digitali, hanno migliorato il proprio contesto. Non dimentichiamo che è il capitalismo a guidare il cambiamento, non la paura di scomparire.
Nel momento in cui gli addetti ai lavori si renderanno conto che potranno avere più entrate, meno spese, più efficienza e più margini, il loro profitto sarà aumentato. Questo porterà a fare il salto necessario. Dall’altra parte, arriverà un punto in cui il consumatore spingerà per cambiare dove richiesto, inviando dei segnali, allora ci potrà essere una spinta ulteriore anche da parte di chi non avrà ascoltato la chiamata in un primo momento.
Faccio un esempio, se le agenzie immobiliari online dovessero improvvisamente prendere una fetta consistente di mercato, come reagirebbero le agenzie tradizionali? Sarebbe una corsa all’armamento, ci sarebbero agenzie in grado di sostenere il cambiamento ed altre che non avrebbero la capacità di mutare, essendo costretti a dire arrivederci.
Personalmente, faccio il possibile per stimolare delle riflessioni già da questa fase, ma ogni azienda deve la sua strada e decidere per il proprio futuro. Per me, l’appello è solo uno: apritevi al digitale. Ma non solo in termini approccio ed utilizzo tecnologico, app o altro, intendo nel senso più ampio del contesto.
Prima di tutto c’è da sposare una nuova filosofia, un cambio di mindset e di comportamento.
Quali sono i primi 3 consigli che tu raccomanderesti a chi lavora nel settore per digitalizzarsi?
M.S. Il primo è di investire nella formazione, essere spugne ed approfondire qualunque tema legato al mondo digitale: dai social media al marketing, passando per i trend tecnologici.
Venendo al secondo, sono proprio i social media: vanno usati con cognizione di causa e con costanza, sono uno strumento potentissimo che permette di attuare i principi della trasformazione digitale. Con i social possiamo elevare la comunicazione ed il rapporto con i nostri clienti. Possiamo connetterci ed interagire, co-creare e fare del brand un qualcosa di condiviso. Il digitale è anche cambiare la propria comunicazione attraverso gli strumenti che ci permettono di esprimerci.
Il terzo è di creare una piattaforma proprietaria, viviamo in un’epoca dove il patrimonio si misura in asset digitali. È fondamentale avere una piattaforma dove sviluppare il proprio business, un luogo dove i clienti e gli utenti possono utilizzare i nostri servizi.
La community immobiliare che cosa è? Dove la si può trovare? Come si può entrare in contatto?
M.S. La community si chiama Trasformazione Digitale ed è una vera e propria Academy. L’idea è quella di portare gli imprenditori immobiliari a 360 gradi ad abbracciare il cambiamento, comprendere le dinamiche della trasformazione e sfruttare al meglio questa opportunità.
Facciamo un ragionamento: siamo bombardati da input provenienti da diverse direzioni, competiamo con i giganti del Web, stiamo subentrando in un business che è quello dell’Attenzione più che Immobiliare.
Qualcuno dice che gli anni 20 degli anni 2000 saranno uno spartiacque: da una parte quelli che prospereranno, dall’altra parte, quelli che non ce la faranno. Nel mezzo, chi sopravviverà ma non riuscirà ad eccellere.
Io penso che, per stare dalla parte giusta, ci si debba mettere in testa di lavorare seriamente sulla propria comunicazione. Farsi portatori di un cambio radicale di pensiero: c’è da passare dall’essere focalizzati sulla transazione al ragionare sulla costruzione di un brand.
Il brand può godere di influenza, permette di far arrivare i clienti da soli alla porta del proprio business.
Non possiamo pensare solo all’oggi, al qui ed ora, al breve periodo. Iniziamo a pensare ai prossimi cinque anni, come ci vogliamo arrivare e come vogliamo che sia la nostra azienda.
Mettiamo in piedi una strategia che ci permetta di costruire, smettendo di essere focalizzati sul fatturato del breve periodo.
Se vogliamo prosperare dobbiamo iniziare a coltivare il nostro orto e produrre i nostri beni, anziché comprarli al supermarket. Non esiste che si compri un tot. di clienti al kg.
Il bisogno latente è dove dobbiamo seminare, il marketing dei contenuti è la strada. Questo ci permette di dare valore e costruire rapporto di fiducia con i nostri potenziali clienti.
Questa è la mia scuola di pensiero e questo voglio trasmettere a chi entra in contatto con me, sia attraverso la consulenza personale che con questa Academy.
Ad oggi, è possibile entrare nella lista d’attesa attraverso www.trasformazione.digital, il lancio è imminente!
Qual è il nuovo paradigma del business immobiliare? Quali i player della filiera nel nuovo paradigma?
M.S. I trend sono molteplici, uno dei più interessanti è senza ombra di dubbio il modello iBuyer. Si tratta di una evoluzione del trading immobiliare, una sorta di investitore immobiliare digitale che, attraverso la tecnologia, rende possibile rispondere ad un’esigenza del consumatore di procedere alla vendita di un immobile in breve tempo e senza lo stress dato dal processo notoriamente lungo e tortuoso.
In USA ha riscontrato tanto successo, ma anche in Italia non scherziamo: la startup Casavo ha ricevuto oltre 100 milioni in finanziamenti e sta lavorando per aprire nei mercati del Sud Europa.
L’agenzia immobiliare online potrebbe essere un altro filone interessante, anche se la situazione oltremanica ci insegna che non è così scontato che possa prendere piede in tempi brevi e con facilità. In 10 anni dalla nascita dei primi esperimenti, in UK, la quota di mercato sul compravenduto dell’ultimo trimestre 2019 si attestava sul 7.9% di market share.
Non possiamo non citare i servizi B2B, le piattaforme Saas sono molteplici e vanno menzionati i servizi di: virtual tour, valutazione immobiliare, pubblicità degli annunci.
Il nuovo paradigma non può che essere di inserire la tecnologia ed il digitale nel proprio modus operandi, imparando ad utilizzarlo nel miglior modo possibile affiancandosi agli esperti. Soprattutto per i piccoli player, non c’è cosa peggiore di andare a tentativi e fare da sé con l’intento di risparmiare.