Ubi e Banco Bpm hanno riaccarezzato l’idea di unirsi in matrimonio per sottrarre la stessa Ubi all’ops targata Intesa Sanpaolo. Lo scrive oggi il quotidiano il Messaggero parlando di un incontro che si sarebbe svolto a livello di vertici nell’abitazione di un banchiere d’affari. La strategia sarebbe però stata bocciata dalla Bce.
Ubi e Banco Bpm rispolverano idea fusione
Le ultime indiscrezioni fanno seguito ai progetti degli advisor per avvicinare il Crédit Agricole a Ubi e a presunti contatti con Mps. Due settimane fa, secondo quanto scrive il giornale romano, si sarebbe tentato di rilanciare una possibile fusione Ubi-Banco Bpm.
Nell’abitazione di un banchiere d’affari si sarebbero infatti incontrati i vertici di Ubi e di Banco Bpm per valutare nuovamente l’ipotesi di una aggregazione, che avrebbe dovuto essere promossa da un’iniziativa di Piazza Meda.
La Bce non gradisce
Un’operazione che darebbe vita al terzo polo bancario in Italia e sarebbe quindi anche coerente con gli auspici dell’antitrust sul rispetto della simmetria tra Intesa Sanpaolo e Unicredit.
I vertici di Banco Bpm avrebbero subordinato la prosecuzione del dialogo alla condivisione del piano da parte delle Autorità di Vigilanza. L’incontro sarebbe avvenuto alcuni giorni prima del via libera Bce all’Ops di Intesa. Tuttavia, quando la Vigilanza europea, tramite Bankitalia, sarebbe stata sondata, avrebbe espresso freddezza, aggiunge il Messaggero.
I colloqui si sono pertanto arenati.
Antitrust e Ivass
Intanto Intesa alla scadenza del 15/06 ha presentato nuova documentazione all’antitrust, dopo l’accordo per cedere a Bper un numero maggiore di filiali Ubi a valle dell’offerta.
Il ramo che finirà a Bper comprende anche circa 30 sportelli in Calabria, portati in dote dalla Carical alla Comindustria (fusasi con Pop Bergamo oggi in Ubi) che si aggiungono a circa 200 a Bergamo, Brescia, Pavia e Varese, 30 in Piemonte, 20 Toscana, 16 Lazio, 60 Marche, 6 Umbria, alcuni in Molise e Campania, nessuno in Emilia-Romagna.
A presentare memorie aggiornate sono state anche le altre parti coinvolte: Unicredit, Ubi, Fondazione Monte di Lombardia e Cattolica.
Fonte: Finanza Report
Ubi e Banco Bpm hanno riaccarezzato l’idea di unirsi in matrimonio per sottrarre la stessa Ubi all’ops targata Intesa Sanpaolo. Lo scrive oggi il quotidiano il Messaggero parlando di un incontro che si sarebbe svolto a livello di vertici nell’abitazione di un banchiere d’affari. La strategia sarebbe però stata bocciata dalla Bce.
Ubi e Banco Bpm rispolverano idea fusione
Le ultime indiscrezioni fanno seguito ai progetti degli advisor per avvicinare il Crédit Agricole a Ubi e a presunti contatti con Mps. Due settimane fa, secondo quanto scrive il giornale romano, si sarebbe tentato di rilanciare una possibile fusione Ubi-Banco Bpm.
Nell’abitazione di un banchiere d’affari si sarebbero infatti incontrati i vertici di Ubi e di Banco Bpm per valutare nuovamente l’ipotesi di una aggregazione, che avrebbe dovuto essere promossa da un’iniziativa di Piazza Meda.
La Bce non gradisce
Un’operazione che darebbe vita al terzo polo bancario in Italia e sarebbe quindi anche coerente con gli auspici dell’antitrust sul rispetto della simmetria tra Intesa Sanpaolo e Unicredit.
I vertici di Banco Bpm avrebbero subordinato la prosecuzione del dialogo alla condivisione del piano da parte delle Autorità di Vigilanza. L’incontro sarebbe avvenuto alcuni giorni prima del via libera Bce all’Ops di Intesa. Tuttavia, quando la Vigilanza europea, tramite Bankitalia, sarebbe stata sondata, avrebbe espresso freddezza, aggiunge il Messaggero.
I colloqui si sono pertanto arenati.
Antitrust e Ivass
Intanto Intesa alla scadenza del 15/06 ha presentato nuova documentazione all’antitrust, dopo l’accordo per cedere a Bper un numero maggiore di filiali Ubi a valle dell’offerta.
Il ramo che finirà a Bper comprende anche circa 30 sportelli in Calabria, portati in dote dalla Carical alla Comindustria (fusasi con Pop Bergamo oggi in Ubi) che si aggiungono a circa 200 a Bergamo, Brescia, Pavia e Varese, 30 in Piemonte, 20 Toscana, 16 Lazio, 60 Marche, 6 Umbria, alcuni in Molise e Campania, nessuno in Emilia-Romagna.
A presentare memorie aggiornate sono state anche le altre parti coinvolte: Unicredit, Ubi, Fondazione Monte di Lombardia e Cattolica.
Fonte: Finanza Report