“Nel medio periodo, malgrado i progressi conseguiti negli ultimi anni, la profondità della recessione non potrà non avere effetti sui bilanci bancari. L’aumento dei crediti deteriorati andrà affrontato per tempo, facendo ricorso a tutti i possibili strumenti, inclusi quelli per la ristrutturazione dei finanziamenti e la loro vendita sul mercato“, ha detto venerdì 29 maggio il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nelle sue Considerazioni finali. E ha avvertito: “Qualora dovesse rivelarsi necessario, si dovrà essere pronti a percorrere soluzioni che salvaguardino la stabilità del sistema, valutando il ricorso a strumenti che agiscano in via preventiva per banche che versino in una situazione di serie, anche se presumibilmente temporanee, difficoltà”
Sulla gravità della recessione i conti proposti da Banca d’Italia non lasciano dubbi: “In uno scenario di base la flessione dell’attività produttiva nel 2020 sarebbe pari al 9%, superiore a quella sofferta in due riprese tra il 2008 e il 2013; il calo si concentrerebbe nei primi due trimestri dell’anno, con un parziale recupero a partire dall’estate. Senza il sostegno alla domanda fornito dalle politiche di bilancio finora definite la contrazione dell’attività economica supererebbe l’11%. Le moratorie sul credito e le garanzie sui nuovi prestiti alle imprese riducono drasticamente il rischio di effetti di amplificazione ulteriori, associati a una diffusa crisi di liquidità. Nel 2021 il prodotto recupererebbe circa metà della caduta. Queste stime presuppongono che prosegua il contenimento dei contagi a livello nazionale e globale”.
Questi numeri peggiorano sensibilmente in relazione a un “secondo scenario basato su ipotesi più negative, anche se non estreme, in merito all’evoluzione dell’epidemia, all’entità del calo del commercio mondiale e all’intensità del deterioramento delle condizioni finanziarie”. In questo caso, dice Bankitalia, “il prodotto si ridurrebbe del 13% quest’anno e la ripresa nel 2021 sarebbe molto più lenta. In entrambi gli scenari la caduta del prodotto nell’anno in corso sarebbe dovuta per metà alle limitazioni connesse con i provvedimenti di sospensione dell’attività e la conseguente contrazione del reddito disponibile; per l’altra metà rifletterebbe il rallentamento del commercio internazionale e il sostanziale arresto dei flussi turistici internazionali”.
Andando più nel dettaglio, la Relazione della Banca d’Italia spiega che “le ripercussioni sull’attività economica della diffusione dell’epidemia potrebbero generare un notevole deterioramento della qualità degli attivi bancari, con un incremento delle rettifiche di valore, anche a seguito dell’applicazione delle norme sull’accantonamento minimo prudenziale (calendar provisioning)”. Ricordiamo infatti che il Regolamento UE/2019/630 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2019 prevede per i crediti deteriorati la svalutazione crescente con il passare del tempo fino a raggiungere il 100% entro tre anni per le esposizioni non garantite ed entro sette per quelle garantite (con estensione a nove per quelle garantite da immobili).
E’ vero che “i provvedimenti legislativi sulle moratorie, sulla sospensione delle rate dei mutui e sugli interventi a sostegno dei redditi delle famiglie e della continuità aziendale delle imprese dovrebbero frenare le insolvenze” e che “la presenza di garanzie pubbliche permetterà inoltre di contenere l’ammontare di rettifiche di valore sia sulle nuove erogazioni, sia sui prestiti oggetto di rinegoziazione”. Tuttavia è verosimile “che nei prossimi mesi gli effetti economici dell’epidemia si manifestino anche sui crediti già classificati come inadempienze probabili, che beneficiano in misura molto limitata delle misure introdotte dal Governo e risultano circa la metà dei crediti deteriorati netti nei bilanci bancari.
Fonte: BeBeez
“Nel medio periodo, malgrado i progressi conseguiti negli ultimi anni, la profondità della recessione non potrà non avere effetti sui bilanci bancari. L’aumento dei crediti deteriorati andrà affrontato per tempo, facendo ricorso a tutti i possibili strumenti, inclusi quelli per la ristrutturazione dei finanziamenti e la loro vendita sul mercato“, ha detto venerdì 29 maggio il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nelle sue Considerazioni finali. E ha avvertito: “Qualora dovesse rivelarsi necessario, si dovrà essere pronti a percorrere soluzioni che salvaguardino la stabilità del sistema, valutando il ricorso a strumenti che agiscano in via preventiva per banche che versino in una situazione di serie, anche se presumibilmente temporanee, difficoltà”
Sulla gravità della recessione i conti proposti da Banca d’Italia non lasciano dubbi: “In uno scenario di base la flessione dell’attività produttiva nel 2020 sarebbe pari al 9%, superiore a quella sofferta in due riprese tra il 2008 e il 2013; il calo si concentrerebbe nei primi due trimestri dell’anno, con un parziale recupero a partire dall’estate. Senza il sostegno alla domanda fornito dalle politiche di bilancio finora definite la contrazione dell’attività economica supererebbe l’11%. Le moratorie sul credito e le garanzie sui nuovi prestiti alle imprese riducono drasticamente il rischio di effetti di amplificazione ulteriori, associati a una diffusa crisi di liquidità. Nel 2021 il prodotto recupererebbe circa metà della caduta. Queste stime presuppongono che prosegua il contenimento dei contagi a livello nazionale e globale”.
Questi numeri peggiorano sensibilmente in relazione a un “secondo scenario basato su ipotesi più negative, anche se non estreme, in merito all’evoluzione dell’epidemia, all’entità del calo del commercio mondiale e all’intensità del deterioramento delle condizioni finanziarie”. In questo caso, dice Bankitalia, “il prodotto si ridurrebbe del 13% quest’anno e la ripresa nel 2021 sarebbe molto più lenta. In entrambi gli scenari la caduta del prodotto nell’anno in corso sarebbe dovuta per metà alle limitazioni connesse con i provvedimenti di sospensione dell’attività e la conseguente contrazione del reddito disponibile; per l’altra metà rifletterebbe il rallentamento del commercio internazionale e il sostanziale arresto dei flussi turistici internazionali”.
Andando più nel dettaglio, la Relazione della Banca d’Italia spiega che “le ripercussioni sull’attività economica della diffusione dell’epidemia potrebbero generare un notevole deterioramento della qualità degli attivi bancari, con un incremento delle rettifiche di valore, anche a seguito dell’applicazione delle norme sull’accantonamento minimo prudenziale (calendar provisioning)”. Ricordiamo infatti che il Regolamento UE/2019/630 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2019 prevede per i crediti deteriorati la svalutazione crescente con il passare del tempo fino a raggiungere il 100% entro tre anni per le esposizioni non garantite ed entro sette per quelle garantite (con estensione a nove per quelle garantite da immobili).
E’ vero che “i provvedimenti legislativi sulle moratorie, sulla sospensione delle rate dei mutui e sugli interventi a sostegno dei redditi delle famiglie e della continuità aziendale delle imprese dovrebbero frenare le insolvenze” e che “la presenza di garanzie pubbliche permetterà inoltre di contenere l’ammontare di rettifiche di valore sia sulle nuove erogazioni, sia sui prestiti oggetto di rinegoziazione”. Tuttavia è verosimile “che nei prossimi mesi gli effetti economici dell’epidemia si manifestino anche sui crediti già classificati come inadempienze probabili, che beneficiano in misura molto limitata delle misure introdotte dal Governo e risultano circa la metà dei crediti deteriorati netti nei bilanci bancari.
Fonte: BeBeez