Riparte con cautela il mercato dei crediti deteriorati, con operazioni messe in cantiere da Banco Bpm (su inadempienze probabili), Ubi Banca (un portafoglio da oltre 800 milioni) e altri istituti. La cautela si spiega con le incertezze legate all’impatto del coronavirus, che rendono più complicato determinare i prezzi.
Crediti deteriorati: Banco Bpm guarda agli Utp
Fra le operazioni in rampa di lancio, da segnalare le manovre di Banco Bpm per smaltire un ammontare considerevole di inadempienze probabili (crediti Utp o unlikely to pay), così come i piani emersi nelle ultime ore di Crédit Agricole Italia.
L’istituto guidato da Giuseppe Castagna, in questi giorni nell’occhio del ciclone dopo l’annuncio di una revisione del piano solo a fine anno, starebbe valutando la migliore opzione per valorizzare un pacchetto di circa 2 miliardi di Utp, secondo quanto riporta oggi il Sole 24 Ore. Si tratta di poco meno di un terzo del totale delle inadempienze probabili al 31 marzo 2020.
Nessuna decisione è stata presa, ma secondo indiscrezioni citate dal giornale nelle scorse settimane ci sarebbero stati contatti sia per la scelta di un advisor (viene fatto il nome di Deloitte) sia con qualche soggetto strategico specializzato nel settore. Fra questi ultimi, secondo i rumors, ci sarebbe il Credito Fondiario, già protagonista di un’alleanza con Banco Bpm su un maxi pacchetto di npl nel 2018.
Ubi Banca, nel mirino Npl
Il mercato dei crediti deteriorati è destinato comunque a rimettersi in movimento con diverse altre operazioni, al punto che secondo quanto scrive oggi Mf-Milano Finanza, sarebbero in partenza diverse operazioni assistite da garanzia pubblica (Gacs) per un importo complessivo di quasi 3,3 miliardi di euro, cui potrebbero unirsene altre in fase di definizione nel mondo del credito cooperativo (2,7 miliardi) e delle piccole banche popolari (1,2 miliardi).
Proprio in questi giorni secondo il giornale Ubi Banca starebbe accelerando sulla cessione di un portafoglio di crediti dal valore nominale di oltre 800 milioni. L’operazione, assistita con ogni probabilità da Gacs come quella da 857 milioni chiusa l’anno scorso, dovrebbe consentire all’istituto guidato da Victor Massiah di tagliare l’Npe ratio pro forma dal 7,5% al 6,7%.
Per Ubi dovrebbe trattarsi dell’ultima cessione in programma poiché la banca preferisce puntare sulla gestione interna dei crediti deteriorati, confortata anche dai buoni risultati in termini di recovery ratio.
Crediti deteriorati, le altre operazioni
A breve, ricorda Mf, dovrebbero essere perfezionate altre due operazioni. Una riguarda Bper, che dovrebbe chiudere una cartolarizzazione fino a 1,2 miliardi dopo aver concluso nel novembre 2018 la cessione di un portafoglio di Npl da 1,9 miliardi di euro tramite lo spv Aqui.
L’altra operazione, targata Banca Popolare di Sondrio, ha una taglia di circa un miliardo di euro. Per l’istituto valtellinese guidato da Mario Pedranzini la manovra arriva dopo l’approfondita analisi del portafoglio crediti attuata lo scorso anno con l’advisor Oliver Wyman.
Nei prossimi mesi potrebbero inoltre vedersi diverse cartolarizzazioni multi-originator secondo uno schema già adottato con successo dalla galassia di popolari.
In questa direzione potrebbero muoversi fra l’altro i due gruppi cooperativi, Iccrea e Cassa Centrale Banca (Ccb): il primo starebbe esaminando uno stock da un paio di miliardi, mentre il secondo potrebbe cedere circa 700 milioni.
Autore: Stefano Neri
Fonte: Finanza Report
Riparte con cautela il mercato dei crediti deteriorati, con operazioni messe in cantiere da Banco Bpm (su inadempienze probabili), Ubi Banca (un portafoglio da oltre 800 milioni) e altri istituti. La cautela si spiega con le incertezze legate all’impatto del coronavirus, che rendono più complicato determinare i prezzi.
Crediti deteriorati: Banco Bpm guarda agli Utp
Fra le operazioni in rampa di lancio, da segnalare le manovre di Banco Bpm per smaltire un ammontare considerevole di inadempienze probabili (crediti Utp o unlikely to pay), così come i piani emersi nelle ultime ore di Crédit Agricole Italia.
L’istituto guidato da Giuseppe Castagna, in questi giorni nell’occhio del ciclone dopo l’annuncio di una revisione del piano solo a fine anno, starebbe valutando la migliore opzione per valorizzare un pacchetto di circa 2 miliardi di Utp, secondo quanto riporta oggi il Sole 24 Ore. Si tratta di poco meno di un terzo del totale delle inadempienze probabili al 31 marzo 2020.
Nessuna decisione è stata presa, ma secondo indiscrezioni citate dal giornale nelle scorse settimane ci sarebbero stati contatti sia per la scelta di un advisor (viene fatto il nome di Deloitte) sia con qualche soggetto strategico specializzato nel settore. Fra questi ultimi, secondo i rumors, ci sarebbe il Credito Fondiario, già protagonista di un’alleanza con Banco Bpm su un maxi pacchetto di npl nel 2018.
Ubi Banca, nel mirino Npl
Il mercato dei crediti deteriorati è destinato comunque a rimettersi in movimento con diverse altre operazioni, al punto che secondo quanto scrive oggi Mf-Milano Finanza, sarebbero in partenza diverse operazioni assistite da garanzia pubblica (Gacs) per un importo complessivo di quasi 3,3 miliardi di euro, cui potrebbero unirsene altre in fase di definizione nel mondo del credito cooperativo (2,7 miliardi) e delle piccole banche popolari (1,2 miliardi).
Proprio in questi giorni secondo il giornale Ubi Banca starebbe accelerando sulla cessione di un portafoglio di crediti dal valore nominale di oltre 800 milioni. L’operazione, assistita con ogni probabilità da Gacs come quella da 857 milioni chiusa l’anno scorso, dovrebbe consentire all’istituto guidato da Victor Massiah di tagliare l’Npe ratio pro forma dal 7,5% al 6,7%.
Per Ubi dovrebbe trattarsi dell’ultima cessione in programma poiché la banca preferisce puntare sulla gestione interna dei crediti deteriorati, confortata anche dai buoni risultati in termini di recovery ratio.
Crediti deteriorati, le altre operazioni
A breve, ricorda Mf, dovrebbero essere perfezionate altre due operazioni. Una riguarda Bper, che dovrebbe chiudere una cartolarizzazione fino a 1,2 miliardi dopo aver concluso nel novembre 2018 la cessione di un portafoglio di Npl da 1,9 miliardi di euro tramite lo spv Aqui.
L’altra operazione, targata Banca Popolare di Sondrio, ha una taglia di circa un miliardo di euro. Per l’istituto valtellinese guidato da Mario Pedranzini la manovra arriva dopo l’approfondita analisi del portafoglio crediti attuata lo scorso anno con l’advisor Oliver Wyman.
Nei prossimi mesi potrebbero inoltre vedersi diverse cartolarizzazioni multi-originator secondo uno schema già adottato con successo dalla galassia di popolari.
In questa direzione potrebbero muoversi fra l’altro i due gruppi cooperativi, Iccrea e Cassa Centrale Banca (Ccb): il primo starebbe esaminando uno stock da un paio di miliardi, mentre il secondo potrebbe cedere circa 700 milioni.
Autore: Stefano Neri
Fonte: Finanza Report