Nelle ultime settimane abbiamo assistito a un acceso dibattito sul futuro dei crediti in sofferenza: vari interlocutori hanno delineato, secondo i rispettivi i punti di vista, quello che sarebbe stato lo scenario del settore dei distressed asset all’indomani della crisi sanitaria globale e del conseguente sconvolgimento economico-finanziario che non ha risparmiato alcun Paese.
Il mercato dei servicer dovrà necessariamente rafforzarsi ed evolversi. Infatti, per segmenti quali i consumer NPLs e i crediti ipotecari, colpiti pesantemente nelle attività di collection dalla chiusura temporanea dei tribunali, si assisterà a una dilatazione dei tempi di recupero legati, ad esempio, ai ritardi nel mettere in asta i beni o nell’ottenere provvedimenti ingiuntivi; o, ancora, dalla ridotta capacità del debitore o dell’asset di consentire all’investitore di estrarre valore, sia per una più attenta protezione dello Stato verso le categorie dei debitori più deboli, sia per le perdita di valore degli asset immobiliari o per la perdita di domanda alle aste immobiliari.
La situazione cambia significativamente spostando il focus sui crediti chirografari e in particolare quelli in procedura concorsuale, segmento in cui J-Invest opera dal 2008 sia come servicer che come investitore e che costituisce a oggi il core business della società.
Con l’emanazione del Decreto Cura Italia e del Decreto Liquidità, il governo ha voluto mitigare l’impatto del coronavirus sulle imprese, fornendo assistenza finanziaria nel breve termine. Tra le altre cose, queste misure prevedono la sospensione dei procedimenti giudiziari nel periodo tra il 9 marzo e l’11 maggio, con pochissime eccezioni. Tali eccezioni includono qualsiasi procedimento in cui un ritardo sia dannoso per le parti, a condizione che una specifica dichiarazione di urgenza venga emessa dal tribunale competente.
Proprio in base a questo criterio, nel corso delle ultime settimane diversi Tribunali Italiani hanno emanato circolari volte ad accelerare il deposito di piani di riparto o meglio la distribuzione del cosiddetto ‘cash in court’, ovvero delle somme giacenti sui conti delle procedure presso i Tribunali a seguito del recupero di asset, evitando così ulteriori dilatazioni dei tempi di distribuzione.
La fase di riparto in Italia era infatti già connotata da tempistiche molto lunghe prima dell’arrivo dell’emergenza Covid-19, che hanno portato all’accumulo presso i conti correnti intestati a procedure concorsuali di circa 10 miliardi di euro. Soldi sottratti all’economia, ovvero ai creditori quali aziende private, enti pubblici o banche, che ora come non mai hanno bisogno di liquidità per continuare a operare o per sostenere a loro volta i cittadini in difficoltà.
Stando così il contesto attuale, le nostre attività non hanno subito rallentamento, ma, anzi, ne hanno ricavato ulteriore slancio. Il Tribunale di Bergamo, l’epicentro dell’emergenza coronavirus in Italia, e numerosi altri, tra cui quello di Milano, hanno emanato circolari volte a “salvaguardare l’economia locale”, invitando i curatori fallimentari ad accelerare tutte le attività finalizzate all’effettuazione di riparti.
Le nuove disposizioni stabilite nel Decreto di Liquidità risollevano dunque il tema dell’ottimizzazione dei tempi di distribuzione, ma non solo: diventa sempre più evidente come, accelerando la distribuzione del ‘cash in court’, si contribuisca a fornire rapidamente credito alle società italiane che necessitano di liquidità.
Tale funzione di sostegno alle imprese non è stata intaccata dalla crisi ma, anzi, sta oggi dimostrando la propria utilità a supporto del sistema economico e finanziario in un contesto di incertezza e volatilità generalizzate. La nostra attività in questo segmento è dunque rimasta pressoché invariata e le controparti istituzionali con cui ci interfacciamo, nazionali ed estere, continuano a essere interessate a questa nicchia degli NPL.
Autore: Jacopo Di Stefano
Fonte: Bebeez
Nelle ultime settimane abbiamo assistito a un acceso dibattito sul futuro dei crediti in sofferenza: vari interlocutori hanno delineato, secondo i rispettivi i punti di vista, quello che sarebbe stato lo scenario del settore dei distressed asset all’indomani della crisi sanitaria globale e del conseguente sconvolgimento economico-finanziario che non ha risparmiato alcun Paese.
Il mercato dei servicer dovrà necessariamente rafforzarsi ed evolversi. Infatti, per segmenti quali i consumer NPLs e i crediti ipotecari, colpiti pesantemente nelle attività di collection dalla chiusura temporanea dei tribunali, si assisterà a una dilatazione dei tempi di recupero legati, ad esempio, ai ritardi nel mettere in asta i beni o nell’ottenere provvedimenti ingiuntivi; o, ancora, dalla ridotta capacità del debitore o dell’asset di consentire all’investitore di estrarre valore, sia per una più attenta protezione dello Stato verso le categorie dei debitori più deboli, sia per le perdita di valore degli asset immobiliari o per la perdita di domanda alle aste immobiliari.
La situazione cambia significativamente spostando il focus sui crediti chirografari e in particolare quelli in procedura concorsuale, segmento in cui J-Invest opera dal 2008 sia come servicer che come investitore e che costituisce a oggi il core business della società.
Con l’emanazione del Decreto Cura Italia e del Decreto Liquidità, il governo ha voluto mitigare l’impatto del coronavirus sulle imprese, fornendo assistenza finanziaria nel breve termine. Tra le altre cose, queste misure prevedono la sospensione dei procedimenti giudiziari nel periodo tra il 9 marzo e l’11 maggio, con pochissime eccezioni. Tali eccezioni includono qualsiasi procedimento in cui un ritardo sia dannoso per le parti, a condizione che una specifica dichiarazione di urgenza venga emessa dal tribunale competente.
Proprio in base a questo criterio, nel corso delle ultime settimane diversi Tribunali Italiani hanno emanato circolari volte ad accelerare il deposito di piani di riparto o meglio la distribuzione del cosiddetto ‘cash in court’, ovvero delle somme giacenti sui conti delle procedure presso i Tribunali a seguito del recupero di asset, evitando così ulteriori dilatazioni dei tempi di distribuzione.
La fase di riparto in Italia era infatti già connotata da tempistiche molto lunghe prima dell’arrivo dell’emergenza Covid-19, che hanno portato all’accumulo presso i conti correnti intestati a procedure concorsuali di circa 10 miliardi di euro. Soldi sottratti all’economia, ovvero ai creditori quali aziende private, enti pubblici o banche, che ora come non mai hanno bisogno di liquidità per continuare a operare o per sostenere a loro volta i cittadini in difficoltà.
Stando così il contesto attuale, le nostre attività non hanno subito rallentamento, ma, anzi, ne hanno ricavato ulteriore slancio. Il Tribunale di Bergamo, l’epicentro dell’emergenza coronavirus in Italia, e numerosi altri, tra cui quello di Milano, hanno emanato circolari volte a “salvaguardare l’economia locale”, invitando i curatori fallimentari ad accelerare tutte le attività finalizzate all’effettuazione di riparti.
Le nuove disposizioni stabilite nel Decreto di Liquidità risollevano dunque il tema dell’ottimizzazione dei tempi di distribuzione, ma non solo: diventa sempre più evidente come, accelerando la distribuzione del ‘cash in court’, si contribuisca a fornire rapidamente credito alle società italiane che necessitano di liquidità.
Tale funzione di sostegno alle imprese non è stata intaccata dalla crisi ma, anzi, sta oggi dimostrando la propria utilità a supporto del sistema economico e finanziario in un contesto di incertezza e volatilità generalizzate. La nostra attività in questo segmento è dunque rimasta pressoché invariata e le controparti istituzionali con cui ci interfacciamo, nazionali ed estere, continuano a essere interessate a questa nicchia degli NPL.
Autore: Jacopo Di Stefano
Fonte: Bebeez