La crisi Covid-19 affossa, a partire da marzo, il mercato delle fusioni e acquisizioni, settore che tra gennaio e febbraio aveva mostrato un recupero. Nel trimestre ci sono state secondo Kpmg 231 operazioni in Italia (diciotto in più rispetto ai primi tre mesi 2019) per circa 9,2 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 6,6 miliardi del primo trimestre dello scorso anno (+40%).
In attesa di essere formalizzate ci sono inoltre operazioni che superano i 20 miliardi, al netto della fusione tra Fca e Peugeot. Tra le altre, si citano l’acquisizione di GrandVision da parte di EssilorLuxottica (per 7,1 miliardi), la cessione da parte di Intesa delle attività di merchant acquiring a Nexi (per 1 miliardo) e l’offerta pubblica di scambio lanciata dalla stessa Intesa su Ubi Banca (per 4,1 miliardi).
Nel primo trimestre circa l’80% del controvalore è concentrato nelle dieci principali operazioni. Particolarmente rilevante l’apporto dell’operazione di fusione tra le torri di Inwit e di Vodafone (pari 5,3 miliardi). L’operazione fa nascere il più grande operatore del settore in Italia.
Per Max Fiani, partner di Kpmg Corporate Finance «l’anno lasciava ben sperare. Però già a marzo abbiamo avuto un primo chiaro segnale di rallentamento con sole 50 operazioni finalizzate e diversi processi che sono stati congelati, rinviati o cancellati».
Occorre, in particolare, rilevare il dato relativo alle operazioni domestiche: ben 127, in crescita del 26% rispetto alle 101 dello stesso periodo del 2019. Particolarmente attiva la famiglia De Benedetti, che ha finalizzato la semplificazione della struttura delle holding di famiglia tramite la fusione tra Cofide e Cir e, successivamente, negoziato la cessione del controllo del gruppo Gedi ad Exor, cassaforte della famiglia Agnelli. Importante è stato il contributo al mercato M&A nazionale anche del gruppo Iren, che ha ceduto a Snam una partecipazione pari al 49,07%, del capitale sociale di Olt Offshore Lng Toscana, titolare di un terminale di rigassificazione del gas naturale, per 332 milioni.
Ammontano invece a soli 1,2 miliardi gli investimenti esteri in società italiane (contro i 2,4 miliardi del primo trimestre 2019), per 63 transazioni. Elevata è risultata l’attenzione di operatori esteri verso società in difficoltà: come la cessione della divisione oil&gas di Trevi al gruppo indiano Meil per 116 milioni.
Le 41 operazioni finalizzate da società italiane all’estero, valgono 6,6 miliardi (2,9miliardi in 52 operazioni nei primi tre mesi 2019). Oltre a Inwit e Vodafone, ancora una volta, le operazioni cross border sono state territorio di tanti nomi noti. Campari ha rilevato il 100% del distributore francese Baron Philippe de Rothschild France (per 60 milioni). Il gruppo Fila ha rilevato dai finlandesi Ahlstrom-Munksjö Oyj il marchio Arches, specializzato nella produzione e distribuzione di carta per arti creative (per 44 milioni).
Fonte: Il Sole 24 Ore
La crisi Covid-19 affossa, a partire da marzo, il mercato delle fusioni e acquisizioni, settore che tra gennaio e febbraio aveva mostrato un recupero. Nel trimestre ci sono state secondo Kpmg 231 operazioni in Italia (diciotto in più rispetto ai primi tre mesi 2019) per circa 9,2 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 6,6 miliardi del primo trimestre dello scorso anno (+40%).
In attesa di essere formalizzate ci sono inoltre operazioni che superano i 20 miliardi, al netto della fusione tra Fca e Peugeot. Tra le altre, si citano l’acquisizione di GrandVision da parte di EssilorLuxottica (per 7,1 miliardi), la cessione da parte di Intesa delle attività di merchant acquiring a Nexi (per 1 miliardo) e l’offerta pubblica di scambio lanciata dalla stessa Intesa su Ubi Banca (per 4,1 miliardi).
Nel primo trimestre circa l’80% del controvalore è concentrato nelle dieci principali operazioni. Particolarmente rilevante l’apporto dell’operazione di fusione tra le torri di Inwit e di Vodafone (pari 5,3 miliardi). L’operazione fa nascere il più grande operatore del settore in Italia.
Per Max Fiani, partner di Kpmg Corporate Finance «l’anno lasciava ben sperare. Però già a marzo abbiamo avuto un primo chiaro segnale di rallentamento con sole 50 operazioni finalizzate e diversi processi che sono stati congelati, rinviati o cancellati».
Occorre, in particolare, rilevare il dato relativo alle operazioni domestiche: ben 127, in crescita del 26% rispetto alle 101 dello stesso periodo del 2019. Particolarmente attiva la famiglia De Benedetti, che ha finalizzato la semplificazione della struttura delle holding di famiglia tramite la fusione tra Cofide e Cir e, successivamente, negoziato la cessione del controllo del gruppo Gedi ad Exor, cassaforte della famiglia Agnelli. Importante è stato il contributo al mercato M&A nazionale anche del gruppo Iren, che ha ceduto a Snam una partecipazione pari al 49,07%, del capitale sociale di Olt Offshore Lng Toscana, titolare di un terminale di rigassificazione del gas naturale, per 332 milioni.
Ammontano invece a soli 1,2 miliardi gli investimenti esteri in società italiane (contro i 2,4 miliardi del primo trimestre 2019), per 63 transazioni. Elevata è risultata l’attenzione di operatori esteri verso società in difficoltà: come la cessione della divisione oil&gas di Trevi al gruppo indiano Meil per 116 milioni.
Le 41 operazioni finalizzate da società italiane all’estero, valgono 6,6 miliardi (2,9miliardi in 52 operazioni nei primi tre mesi 2019). Oltre a Inwit e Vodafone, ancora una volta, le operazioni cross border sono state territorio di tanti nomi noti. Campari ha rilevato il 100% del distributore francese Baron Philippe de Rothschild France (per 60 milioni). Il gruppo Fila ha rilevato dai finlandesi Ahlstrom-Munksjö Oyj il marchio Arches, specializzato nella produzione e distribuzione di carta per arti creative (per 44 milioni).
Fonte: Il Sole 24 Ore