L’associazione di studio delle esecuzioni immobiliari, preoccupata per il blocco delle aste, spiega le sue proposte per reagire alla crisi, a cominciare dall’immediata distribuzione del “cash in court”, le somme frutto delle vendite giudiziarie giacenti presso i Tribunali, pari a circa 10 miliardi di liquidità.
Poche proposte forti per sostenere il settore degli Npl e dare nuova linfa all’economia italiana, messa a dura a prova dall’emergenza Coronavirus. L’Osservatorio T6, associazione di studio sulle esecuzioni giudiziarie, dà voce alla preoccupazione che il mondo del credito vive in questi giorni, a causa del blocco delle aste immobiliari. Lo “stop” delle esecuzioni, individuali e concorsuali, colpisce l’intera filiera degli NPL (non performing loans), che rischia di riprendere la propria attività soltanto dopo l’estate: il settore in Italia conta su 10mila addetti e coinvolge anche un gran numero di professionisti (avvocati, custodi, esperti stimatori, notai, commercialisti).
“E’ un danno economico enorme per un settore cruciale dell’economia italiana – osserva Stefano Scopigli, presidente dell’Osservatorio T6 – e per le finanze dello Stato, che al comparto hanno dato impulso con l’introduzione della GACS, la garanzia statale sulle cartolarizzazioni dei crediti non performing”. Allo stato, è quasi impossibile tentare di ipotizzare uno scenario per il futuro prossimo: anche con una ripresa degli esperimenti d’asta, il mercato si scontrerebbe con una possibilità di investimento ridotta all’osso a causa del blocco dell’attività. “Per queste ragioni, riteniamo indispensabile sostenere l’intero comparto – avverte Scopigli – attraverso alcune proposte, che non si tradurrebbero nella solita richiesta di fondi, ma in alcune iniziative a tutela di tutti gli addetti del comparto, senza gravare sulle casse statali”.
La proposta più immediata riguarda il cosidetto “cash in court” , cioè tutte le somme che, a seguito delle vendite effettuate sono giacenti sui conti delle procedure presso i Tribunali. “Abbiamo calcolato – spiega il presidente dell’Osservatorio T6 – con forte approssimazione, che sarebbe possibile mettere in circolo una somma tra gli 8 e i 10 miliari di euro, anche con una distribuzione accelerata, seppure parziale. Ad avvantaggiarsene sarebbero le società di
recupero crediti e tutti i professionisti del processo esecutivo, che, in attesa del ritorno alla normalità, potrebbero contare sulle somme che hanno già contribuito a formare”.
In sintesi, i Tribunali italiani dovrebbero effettuare in tempi brevissimi i riparti delle somme incassate dalle procedure, velocizzando le pratiche pendenti nelle aule giudiziarie. In tal senso, l’Osservatorio T6 ricorda come i tempi delle procedure esecutive post-riforma del 2015 siano influenzati, nel calcolo medio, dalla durata delle esecuzioni
pendenti. Inoltre, compatibilmente con la fine dell’emergenza sanitaria, si potrebbe fissare la ripresa delle aste a decorrere dal 30 giugno, in modo uniforme sul territorio nazionale.
Anche i costi, in uno scenario di crisi, pesano fortemente sugli operatori. In particolare, l’Osservatorio stigmatizza la gestione del Portale delle Vendite Pubbliche, da cui passa la pubblicazione di tutti gli avvisi di vendita.
Per alleggerire il carico fiscale sul settore, si ipotizza di sospendere per 12 mesi il versamento del contributo obbligatorio di pubblicazione, balzello che grava sulle procedure per oltre 30 milioni di euro annui.
In questa ottica, il settore richiede al legislatore di ripristinare l’imposta agevolata per i trasferimenti di proprietà da aste, ovvero le “imposte di registro, ipotecaria e catastale nella misura fissa di 200 euro ciascuna”, a condizione che l’acquirente dichiari che intende trasferire entro cinque anni il bene acquistato, in vigore per gli atti di trasferimento
emessi fino al 30 giugno 2017. Questa norma aveva incrementato le aggiudicazioni e potrebbe incentivare il mercato delle aste, che rischia di riprendere a fatica, a causa del rallentamento dell’economia prodotto dal blocco delle attività.
Ma se davvero si vuole agevolare la ripresa, occorre un nuovo slancio da parte di tutti gli attori del comparto. “Sarà necessario un aumento dell’impegno di tutte le componenti della filiera, nel senso di una maggiore velocità ed efficienza – è l’auspicio dell’Associazione – In questo senso sarebbe vista con favore la riduzione delle ferie estive dei Magistrati e dei dipendenti dei tribunali, per consentire il recupero di parte del tempo perduto”.
Un primo bilancio di questo periodo complesso e delle problematiche di settore sarà al centro del convegno annuale dell’Osservatorio T6, organizzato a Roma il prossimo 6 luglio.
Fonte: Osservatorio T6
L’associazione di studio delle esecuzioni immobiliari, preoccupata per il blocco delle aste, spiega le sue proposte per reagire alla crisi, a cominciare dall’immediata distribuzione del “cash in court”, le somme frutto delle vendite giudiziarie giacenti presso i Tribunali, pari a circa 10 miliardi di liquidità.
Poche proposte forti per sostenere il settore degli Npl e dare nuova linfa all’economia italiana, messa a dura a prova dall’emergenza Coronavirus. L’Osservatorio T6, associazione di studio sulle esecuzioni giudiziarie, dà voce alla preoccupazione che il mondo del credito vive in questi giorni, a causa del blocco delle aste immobiliari. Lo “stop” delle esecuzioni, individuali e concorsuali, colpisce l’intera filiera degli NPL (non performing loans), che rischia di riprendere la propria attività soltanto dopo l’estate: il settore in Italia conta su 10mila addetti e coinvolge anche un gran numero di professionisti (avvocati, custodi, esperti stimatori, notai, commercialisti).
“E’ un danno economico enorme per un settore cruciale dell’economia italiana – osserva Stefano Scopigli, presidente dell’Osservatorio T6 – e per le finanze dello Stato, che al comparto hanno dato impulso con l’introduzione della GACS, la garanzia statale sulle cartolarizzazioni dei crediti non performing”. Allo stato, è quasi impossibile tentare di ipotizzare uno scenario per il futuro prossimo: anche con una ripresa degli esperimenti d’asta, il mercato si scontrerebbe con una possibilità di investimento ridotta all’osso a causa del blocco dell’attività. “Per queste ragioni, riteniamo indispensabile sostenere l’intero comparto – avverte Scopigli – attraverso alcune proposte, che non si tradurrebbero nella solita richiesta di fondi, ma in alcune iniziative a tutela di tutti gli addetti del comparto, senza gravare sulle casse statali”.
La proposta più immediata riguarda il cosidetto “cash in court” , cioè tutte le somme che, a seguito delle vendite effettuate sono giacenti sui conti delle procedure presso i Tribunali. “Abbiamo calcolato – spiega il presidente dell’Osservatorio T6 – con forte approssimazione, che sarebbe possibile mettere in circolo una somma tra gli 8 e i 10 miliari di euro, anche con una distribuzione accelerata, seppure parziale. Ad avvantaggiarsene sarebbero le società di
recupero crediti e tutti i professionisti del processo esecutivo, che, in attesa del ritorno alla normalità, potrebbero contare sulle somme che hanno già contribuito a formare”.
In sintesi, i Tribunali italiani dovrebbero effettuare in tempi brevissimi i riparti delle somme incassate dalle procedure, velocizzando le pratiche pendenti nelle aule giudiziarie. In tal senso, l’Osservatorio T6 ricorda come i tempi delle procedure esecutive post-riforma del 2015 siano influenzati, nel calcolo medio, dalla durata delle esecuzioni
pendenti. Inoltre, compatibilmente con la fine dell’emergenza sanitaria, si potrebbe fissare la ripresa delle aste a decorrere dal 30 giugno, in modo uniforme sul territorio nazionale.
Anche i costi, in uno scenario di crisi, pesano fortemente sugli operatori. In particolare, l’Osservatorio stigmatizza la gestione del Portale delle Vendite Pubbliche, da cui passa la pubblicazione di tutti gli avvisi di vendita.
Per alleggerire il carico fiscale sul settore, si ipotizza di sospendere per 12 mesi il versamento del contributo obbligatorio di pubblicazione, balzello che grava sulle procedure per oltre 30 milioni di euro annui.
In questa ottica, il settore richiede al legislatore di ripristinare l’imposta agevolata per i trasferimenti di proprietà da aste, ovvero le “imposte di registro, ipotecaria e catastale nella misura fissa di 200 euro ciascuna”, a condizione che l’acquirente dichiari che intende trasferire entro cinque anni il bene acquistato, in vigore per gli atti di trasferimento
emessi fino al 30 giugno 2017. Questa norma aveva incrementato le aggiudicazioni e potrebbe incentivare il mercato delle aste, che rischia di riprendere a fatica, a causa del rallentamento dell’economia prodotto dal blocco delle attività.
Ma se davvero si vuole agevolare la ripresa, occorre un nuovo slancio da parte di tutti gli attori del comparto. “Sarà necessario un aumento dell’impegno di tutte le componenti della filiera, nel senso di una maggiore velocità ed efficienza – è l’auspicio dell’Associazione – In questo senso sarebbe vista con favore la riduzione delle ferie estive dei Magistrati e dei dipendenti dei tribunali, per consentire il recupero di parte del tempo perduto”.
Un primo bilancio di questo periodo complesso e delle problematiche di settore sarà al centro del convegno annuale dell’Osservatorio T6, organizzato a Roma il prossimo 6 luglio.
Fonte: Osservatorio T6