Il settore fintech ha catalizzato 135,7 miliardi di dollari di investimenti nel 2019 spalmati su 2.693 operazioni di m&a, private equity e venture capital, cifre entrambe in calo rispetto ai 141 miliardi e a i 3.145 deal del 2018 e dopo un inizio anno molto lento, ma che comunque, dopo quelle del 2018, rappresentano i livelli più alti registrati negli ultimi sei anni. Lo calcola il report periodico di Kpmg, The Pulse of Fintech.
Quanto al futuro, alla luce degli importanti cambiamenti all’orizzonte, come la crescente attenzione verso l’open banking, l’evoluzione normativa in diversi paesi e lo sviluppo di tecnologie come l’artificial intelligence e la blockchain, il 2020 promette di essere un altro grande anno per il settore fintech. E la crisi da Covid-19 non dovrebbe avere effetti negativi, anzi. Piuttosto la sensazione è che il fintech, come e più del settore tecnologico in generale, ne sarà favorito.
In particolare il business dei pagamenti, incluso il digital banking, con una notevole attenzione alle startup mature che lavorano per espandersi geograficamente o per accrescere l’ampiezza della gamma di prodotti offerti.
Un esempio del fatto che il trend sarà questo lo si ritrova nella recente operazione da 13 milioni di dollari condotta dal blasonato venture capital Lake Star su Yapily, startup fintech londinese ma conn cuore italiano. Al round hanno partecipato anche i fondi di venture capital europei HV Holtzbrinck Ventures e LocalGlobe, già investitori. Yapily offre ai fornitori di servizi un modo semplice per recuperare i dati finanziari e effettuare pagamenti in maniera sicura, collegandosi direttamente a tutte le open banking API delle banche retail, così come previsto dalla seconda direttiva Ue sui pagamenti elettronici (PSD2). La direttiva prevede l’obbligo per le banche di permettere a terze parti certificate di accedere ai conti dei loro clienti che lo abbiano richiesto per eseguire operazioni di pagamento o interrogazione di saldi e movimenti del conto tramite le cosiddette API (Application Programming Interfaces), cioé interfacce informatiche che consentono appunto di sviluppare applicazioni e servizi che utilizzano dati messi a disposizione dall’infrastruttura tecnologica di un’istituzione finanziaria terza. La direttiva in sostanza sancisce l’ingresso nell’era dell’open banking e quindi la possibilità per aziende e privati di accedere a nuovi servizi di informazione e di pagamento in tempo reale sui propri conti correnti. Dal 14 settembre 2019 la PSD2 è pienamente in vigore e da allora sono sempre di più gli investitori interessati a entrare in questo settore.
Tornando ai numeri del fintech del 2019, le aziende fintech più mature hanno attratto maggiori finanziamenti e si è, quindi, osservato un incremento delle dimensioni medie delle operazioni. In particolare, secondo i calcoli di Kpmg, due operazioni hanno guidato il mercato nell’ultimo anno: l’acquisizione di Worldpay da parte di Fidelity National Information Services (FIS) per 42,5 miliardi di dollari; l’acquisizione di First Data da parte di Fiserv per 22 miliardi di dollari; quella di Dun & Bradstreet da 6,9 miliardi di dollari da parte di CC Capital, Cannae Holdings, Thomas H. Lee Partners e Black Knight; quella della francese eFront da 1,3 miliardi da parte di BlackRock; e quella dell’italiana Sia, gruppo specializzato in infrastrutture di pagamento, da parte di Cdp Equity e FSIA Investimenti, che si trova come decima della classifica di Kpmg delle principali operazioni dell’anno con un valore equivalente di circa 895 milioni di dollari. Peraltro su questo fronte non è finita qui: vista la crisi da Covid-19, sta prendendo piede l’ipotesi della fusione tra Sia e la paytech italiana Nexi a discapito dell’ipotesi di ipo di Sia.
Sul fronte delle operazioni di venture capital, i deal nel 2019 hanno totalizzato un calo a 35,2 miliardi di dollari dai 45,1 miliardi del 2018, mentre gli investimenti di private equity sono stati soltanto 80 per un totale di 3,1 miliardi di dollari, contro i 114 deal e 5,1 miliardi del 2018. Il vero boom, infatti, è stato soprattutto nell’attività di m&a, con ben 66,8 miliardi di dollari di operazioni nel solo terzo trimestre.
Se si analizzano le singole aree geografiche, l’America e l’Europa stabiliscono nuovi record per gli investimenti nel settore fintech, mentre l’Asia registra valori in lieve calo, dopo il picco osservato nel 2018. Nelle Americhe si sono concluse operazioni per 64,2 miliardi di dollari, mentre in Europa per 58,1 miliardi, questi ultimi per la maggior parte attribuibili alla singola transazione di Worldpay (42,5 miliardi).
Per quanto riguarda l’Italia, gli investimenti di venture capital, secondo il database di BeBeez, in questi primi tre mesi e mezzo del 2020 le startup e scaleup fintech hanno già incassato round per un totale di 110 milioni di euro, dopo che gli investimenti di venture capital sono aumentati a 261 milioni di euro nel 2019 dai circa 200 milioni del 2018, mentre le startup e scaleup che nel 2019 hanno chiuso round, in totale dall’inizio della loro attività hanno incassato 401 milioni di euro dagli investitori, contro 276 milioni raccolti da inizio attività dalle startup e scaleup che hanno annunciato round nel 2018.
Certo, poi, tutto dipende anche da come si definisce il fintech. BeBeez considera fintech, per esempio, anche Casavo, piattaforma di instant buying immobiliare, che da sola nel 2019 ha raccolto dagli investitori ben 82 milioni di euro, tra equity e debito. Inoltre BeBeez considera nella raccolta di venture capital appunto anche i round di debito. Infine BeBeez considera tutti gli investitori di venture capital e quindi, oltre ai fondi, anche le holding di investimento, i corporate venture capital, le aziende, family office, business angel, crowd di campagne di equity crowdfunding. Quindi non è detto che i dati forniti da vari provider siano confrontabili.
Così per esempio il dato fornito da PwC nel suo ultimo report Fintech 2020 in Italia indica che nel 2019 sono scesi a 153,6 milioni di euro, contro i 197,2 milioni del 2018 (-23%). Analogamente al mercato internazionale, anche in Italia il 2019 ha visto una polarizzazione dei fondi su pochi deal di maggiore dimensione (75% dei fondi sui primi 5 deal).
Quanto alle prospettive per il 2020, secondo PwC, da un lato, il coronavirus potrebbe accentuare il trend di minore attenzione verso le nuove startup (round seed) da parte dei fondi di venture capital. Dall’altro lato, il coronavirus sta anche evidenziando il ritardo italiano nella digitalizzazione, anche nel settore finanziario. Questa situazione potrebbe portare a un significativo aumento nell’utilizzo e apprezzamento dei servizi digitali finanziari da parte di tutta la clientela, oltre che alla probabile crescita esponenziale della domanda di credito (soprattutto delle pmi) che sempre più spesso trova risposta nel mondo del fintech, a causa dei minori tempi di erogazione rispetto all’offerta tradizionale di finanziamenti. Secondo PwC, si assisterà pertanto a un consolidamento del settore in alcuni ambiti (l’area del lending, la customer experience, soluzioni di onboarding e KYC, la cybersecurity, le soluzioni di Intelligenza Artificiale e di advanced analytics, le interfacce conversazionali, la blockchain), e avranno sempre più rilevanza le piattaforme di integrazione di servizi in grado di coinvolgere più operatori, tradizionali e non.
Roberto Lorini, FinTech Leader di PwC Italia ha commentato in proposito: “Mai come ora, il contributo delle aziende FinTech in termini di accelerazione dell’innovazione digitale alle aziende finanziarie tradizionali, può diventare un elemento strategico per un’innovazione volta a rispondere alle nuove esigenze della clientela (privati e corporate)”.
Nel 2019 sono aumentate le società fintech in Italia: quelle censite da PwC sono state 278, ossia 49 in più rispetto al 2018, concentrate prevalentemente in Lombardia. In salita il fatturato delle fintech italiane, che nel 2018 ha toccato 373 milioni di euro, con una crescita del 40% sul 2018 (in realtà del 64% delle aziende censite, poiché sono escluse alcune realtà prettamente italiane, ma con sede legale all’estero, le aziende no profit e quelle appena costituite). Tra le fintech censite, quelle con oltre un milione di fatturato sono aumentate da 28 a 37. Ciononostante, l’ebitda aggregato del settore fintech è stabile al 2%, anche a causa della giovane età delle aziende del settore: il 60% di esse ha meno di 5 anni.
A livello di aree del fintech, lending e pagamenti sono le aree principali in termini di volumi, mentre insurtech, capital market, trading e money management crescono in modo accelerato. In particolare, i pagamenti dominano il fintech per fatturato, numero di aziende e crescita, sebbene registrino ancora dei margini negativi. Il lending è un segmento chiave per fatturato e numero di aziende, con redditività positiva ma investimenti ancora scarsi. L’insurtech è l’area più giovane (oltre il 70% delle aziende è nata dopo il 2015) ma è terza in termini di fatturato nel settore fintech, nonostante manchino anche qui gli investimenti.
In futuro, I trend principali del settore fintech secondo PwC saranno:
- crescita di alleanze e collaborazioni fra singole aziende, o attraverso la creazione di poli di aggregazione e hub, o attraverso le stesse piattaforme tecnologiche di integrazione di open API;
- allargamento dell’operatività/offerta delle fintech;
- focalizzazione degli investimenti sugli operatori principali, che costituisce un segnale di maturazione e consolidamento del settore; in Italia nel 2019 i primi 5 deal hanno pesato per il 75%;
- globalizzazione, effettuata dalle fintech estere che sbarcano sul mercato italiano e dalle fintech italiane che si muovono sul mercato internazionale.
Autore: Valentina Magri
Fonte: Bebeez
Il settore fintech ha catalizzato 135,7 miliardi di dollari di investimenti nel 2019 spalmati su 2.693 operazioni di m&a, private equity e venture capital, cifre entrambe in calo rispetto ai 141 miliardi e a i 3.145 deal del 2018 e dopo un inizio anno molto lento, ma che comunque, dopo quelle del 2018, rappresentano i livelli più alti registrati negli ultimi sei anni. Lo calcola il report periodico di Kpmg, The Pulse of Fintech.
Quanto al futuro, alla luce degli importanti cambiamenti all’orizzonte, come la crescente attenzione verso l’open banking, l’evoluzione normativa in diversi paesi e lo sviluppo di tecnologie come l’artificial intelligence e la blockchain, il 2020 promette di essere un altro grande anno per il settore fintech. E la crisi da Covid-19 non dovrebbe avere effetti negativi, anzi. Piuttosto la sensazione è che il fintech, come e più del settore tecnologico in generale, ne sarà favorito.
In particolare il business dei pagamenti, incluso il digital banking, con una notevole attenzione alle startup mature che lavorano per espandersi geograficamente o per accrescere l’ampiezza della gamma di prodotti offerti.
Un esempio del fatto che il trend sarà questo lo si ritrova nella recente operazione da 13 milioni di dollari condotta dal blasonato venture capital Lake Star su Yapily, startup fintech londinese ma conn cuore italiano. Al round hanno partecipato anche i fondi di venture capital europei HV Holtzbrinck Ventures e LocalGlobe, già investitori. Yapily offre ai fornitori di servizi un modo semplice per recuperare i dati finanziari e effettuare pagamenti in maniera sicura, collegandosi direttamente a tutte le open banking API delle banche retail, così come previsto dalla seconda direttiva Ue sui pagamenti elettronici (PSD2). La direttiva prevede l’obbligo per le banche di permettere a terze parti certificate di accedere ai conti dei loro clienti che lo abbiano richiesto per eseguire operazioni di pagamento o interrogazione di saldi e movimenti del conto tramite le cosiddette API (Application Programming Interfaces), cioé interfacce informatiche che consentono appunto di sviluppare applicazioni e servizi che utilizzano dati messi a disposizione dall’infrastruttura tecnologica di un’istituzione finanziaria terza. La direttiva in sostanza sancisce l’ingresso nell’era dell’open banking e quindi la possibilità per aziende e privati di accedere a nuovi servizi di informazione e di pagamento in tempo reale sui propri conti correnti. Dal 14 settembre 2019 la PSD2 è pienamente in vigore e da allora sono sempre di più gli investitori interessati a entrare in questo settore.
Tornando ai numeri del fintech del 2019, le aziende fintech più mature hanno attratto maggiori finanziamenti e si è, quindi, osservato un incremento delle dimensioni medie delle operazioni. In particolare, secondo i calcoli di Kpmg, due operazioni hanno guidato il mercato nell’ultimo anno: l’acquisizione di Worldpay da parte di Fidelity National Information Services (FIS) per 42,5 miliardi di dollari; l’acquisizione di First Data da parte di Fiserv per 22 miliardi di dollari; quella di Dun & Bradstreet da 6,9 miliardi di dollari da parte di CC Capital, Cannae Holdings, Thomas H. Lee Partners e Black Knight; quella della francese eFront da 1,3 miliardi da parte di BlackRock; e quella dell’italiana Sia, gruppo specializzato in infrastrutture di pagamento, da parte di Cdp Equity e FSIA Investimenti, che si trova come decima della classifica di Kpmg delle principali operazioni dell’anno con un valore equivalente di circa 895 milioni di dollari. Peraltro su questo fronte non è finita qui: vista la crisi da Covid-19, sta prendendo piede l’ipotesi della fusione tra Sia e la paytech italiana Nexi a discapito dell’ipotesi di ipo di Sia.
Sul fronte delle operazioni di venture capital, i deal nel 2019 hanno totalizzato un calo a 35,2 miliardi di dollari dai 45,1 miliardi del 2018, mentre gli investimenti di private equity sono stati soltanto 80 per un totale di 3,1 miliardi di dollari, contro i 114 deal e 5,1 miliardi del 2018. Il vero boom, infatti, è stato soprattutto nell’attività di m&a, con ben 66,8 miliardi di dollari di operazioni nel solo terzo trimestre.
Se si analizzano le singole aree geografiche, l’America e l’Europa stabiliscono nuovi record per gli investimenti nel settore fintech, mentre l’Asia registra valori in lieve calo, dopo il picco osservato nel 2018. Nelle Americhe si sono concluse operazioni per 64,2 miliardi di dollari, mentre in Europa per 58,1 miliardi, questi ultimi per la maggior parte attribuibili alla singola transazione di Worldpay (42,5 miliardi).
Per quanto riguarda l’Italia, gli investimenti di venture capital, secondo il database di BeBeez, in questi primi tre mesi e mezzo del 2020 le startup e scaleup fintech hanno già incassato round per un totale di 110 milioni di euro, dopo che gli investimenti di venture capital sono aumentati a 261 milioni di euro nel 2019 dai circa 200 milioni del 2018, mentre le startup e scaleup che nel 2019 hanno chiuso round, in totale dall’inizio della loro attività hanno incassato 401 milioni di euro dagli investitori, contro 276 milioni raccolti da inizio attività dalle startup e scaleup che hanno annunciato round nel 2018.
Certo, poi, tutto dipende anche da come si definisce il fintech. BeBeez considera fintech, per esempio, anche Casavo, piattaforma di instant buying immobiliare, che da sola nel 2019 ha raccolto dagli investitori ben 82 milioni di euro, tra equity e debito. Inoltre BeBeez considera nella raccolta di venture capital appunto anche i round di debito. Infine BeBeez considera tutti gli investitori di venture capital e quindi, oltre ai fondi, anche le holding di investimento, i corporate venture capital, le aziende, family office, business angel, crowd di campagne di equity crowdfunding. Quindi non è detto che i dati forniti da vari provider siano confrontabili.
Così per esempio il dato fornito da PwC nel suo ultimo report Fintech 2020 in Italia indica che nel 2019 sono scesi a 153,6 milioni di euro, contro i 197,2 milioni del 2018 (-23%). Analogamente al mercato internazionale, anche in Italia il 2019 ha visto una polarizzazione dei fondi su pochi deal di maggiore dimensione (75% dei fondi sui primi 5 deal).
Quanto alle prospettive per il 2020, secondo PwC, da un lato, il coronavirus potrebbe accentuare il trend di minore attenzione verso le nuove startup (round seed) da parte dei fondi di venture capital. Dall’altro lato, il coronavirus sta anche evidenziando il ritardo italiano nella digitalizzazione, anche nel settore finanziario. Questa situazione potrebbe portare a un significativo aumento nell’utilizzo e apprezzamento dei servizi digitali finanziari da parte di tutta la clientela, oltre che alla probabile crescita esponenziale della domanda di credito (soprattutto delle pmi) che sempre più spesso trova risposta nel mondo del fintech, a causa dei minori tempi di erogazione rispetto all’offerta tradizionale di finanziamenti. Secondo PwC, si assisterà pertanto a un consolidamento del settore in alcuni ambiti (l’area del lending, la customer experience, soluzioni di onboarding e KYC, la cybersecurity, le soluzioni di Intelligenza Artificiale e di advanced analytics, le interfacce conversazionali, la blockchain), e avranno sempre più rilevanza le piattaforme di integrazione di servizi in grado di coinvolgere più operatori, tradizionali e non.
Roberto Lorini, FinTech Leader di PwC Italia ha commentato in proposito: “Mai come ora, il contributo delle aziende FinTech in termini di accelerazione dell’innovazione digitale alle aziende finanziarie tradizionali, può diventare un elemento strategico per un’innovazione volta a rispondere alle nuove esigenze della clientela (privati e corporate)”.
Nel 2019 sono aumentate le società fintech in Italia: quelle censite da PwC sono state 278, ossia 49 in più rispetto al 2018, concentrate prevalentemente in Lombardia. In salita il fatturato delle fintech italiane, che nel 2018 ha toccato 373 milioni di euro, con una crescita del 40% sul 2018 (in realtà del 64% delle aziende censite, poiché sono escluse alcune realtà prettamente italiane, ma con sede legale all’estero, le aziende no profit e quelle appena costituite). Tra le fintech censite, quelle con oltre un milione di fatturato sono aumentate da 28 a 37. Ciononostante, l’ebitda aggregato del settore fintech è stabile al 2%, anche a causa della giovane età delle aziende del settore: il 60% di esse ha meno di 5 anni.
A livello di aree del fintech, lending e pagamenti sono le aree principali in termini di volumi, mentre insurtech, capital market, trading e money management crescono in modo accelerato. In particolare, i pagamenti dominano il fintech per fatturato, numero di aziende e crescita, sebbene registrino ancora dei margini negativi. Il lending è un segmento chiave per fatturato e numero di aziende, con redditività positiva ma investimenti ancora scarsi. L’insurtech è l’area più giovane (oltre il 70% delle aziende è nata dopo il 2015) ma è terza in termini di fatturato nel settore fintech, nonostante manchino anche qui gli investimenti.
In futuro, I trend principali del settore fintech secondo PwC saranno:
Autore: Valentina Magri
Fonte: Bebeez