Per la seconda volta questa settimana, i ministri delle Finanze della zona euro si sono riuniti giovedì 9 aprile in videoconferenza, riuscendo a sancire un sofferto accordo su una risposta congiunta allo shock economico provocato dalla pandemia influenzale. L’intesa promossa da Berlino e Parigi apre le porte a un uso flessibile del Meccanismo europeo di Stabilità e addirittura alla nascita di un fondo possibilmente finanziato da titoli in comuni, del valore di 500 miliardi di euro.
Come è ormai noto, all’attenzione dei ministri chiamati a fare una selezione di opzioni da presentare ai capi di Stato e di governo, vi sono quattro misure: i prestiti del Mes agli Stati membri; gli aiuti del Banca europea degli investimenti (Bei); il sostegno alla cassa integrazione nazionale proposto dalla Commissione europea (chiamato Sure); e infine la proposta francese di creare un fondo finanziato da obbligazioni congiunte per finanziare il rilancio dell’economia.
«Abbiamo trovato un accordo su tre reti di salvataggio e un piano di rilancio dell’economia», ha riassunto in una conferenza stampa il presidente dell’Eurogruppo Mário Centeno.
Si tratta di un pacchetto da 1.000 miliardi di euro. Dal canto suo, il commissario agli affari economici Paolo Gentiloni ha notato che si tratta di «un pacchetto di dimensioni senza precedenti per sostenere il sistema sanitario, la cassa integrazione, la liquidità alle imprese» ed evitare una divergenza tra le economie.
L’accordo raggiunto in videoconferenza prevede un uso flessibile del Mes per «sostenere il finanziamento dell’assistenza sanitaria diretta e indiretta così come i costi relativi alla cura e alla prevenzione dovuti alla crisi provocata dal COVID 19».
Superata l’emergenza i Paesi si impegneranno a rafforzare i loro fondamentali economici e a rispettare il quadro di bilancio, si legge nel comunicato. Il prestito potrà raggiungere il 2% del Pil del paese debitore e sarà a disposizione di tutti gli stati membri.
Come detto, il presidente dell’Eurogruppo Mário Centeno è stato costretto a rinviare ripetutamente l’inizio della riunione alla ricerca di una intesa tra i principali Paesi della zona euro (Germania, Francia, Italia, Spagna e Olanda). L’Unione europea è a un bivio: la crisi sanitaria provocata dalla pandemia influenzale così come il rischio di depressione economica stanno mettendo i paesi membri dinanzi alla scelta se proseguire l’integrazione con scelte radicali o meno.
«Ho parlato a lungo con il premier italiano Giuseppe Conte e concordiamo sul fatto che vi sia un urgente bisogno di solidarietà in Europa», aveva detto la cancellliera Angela Merkel prima dell’inizio dell’Eurogruppo. «Il benessere della Germania dipende dal benessere dell’Europa. Ora, quali strumenti sono adatti a questo scopo, qui vi sono opinioni diverse. Sapete che non credo al debito comune a causa della situazione della nostra unione politica, ed è per questo che respingo questa idea».
Alla luce dell’esito della riunione della serata del 9 aprile, la frase si è rivelata abbastanza vaga da lasciare la porta aperta a varie soluzioni (tanto più che debito comune viene già emesso dalla Bei, dal Mes e dalla Commissione europea). La presa di posizione potrebbe essere stata a uso e consumo del governo olandese, anch’esso contrario alla mutualizzazione dei debiti, e nascondere anche il tentativo della cancelliera di indurre la sua opinione pubblica a interpretare correttamente l’esito della riunione.
L’accordo raggiunto parla di un fondo legato al bilancio europeo, finanziato con “strumenti finanziari innovativi”, in linea con i Trattati (pari a 500 miliardi di euro, secondo Parigi). Lo strumento dovrebbe essere temporaneo, mirato e proporzionato ai costi straordinari provocati dalla pandemia. Tre giorni fa L’Aja si era opposta a un eccessivo ammorbidimento delle condizioni di utilizzo del Mes così come all’ipotesi francese di un fondo finanziato da titoli congiunti.
Nei fatti, la proposta francese è stata accettata sia dall’Olanda che dalla Germania, anche se è tutta da negoziare. Berlino si è dimostrata in queste settimane sorprendentemente ben disposta nell’accettare storiche decisioni sul fronte della spesa pubblica. Peraltro, l’ultimo sondaggio Politbarometer della rete televisiva pubblica ZDF notava ieri che il 68% dei tedeschi è favorevole ad «aiuti europei a favore di Italia e Spagna sulla scia della pandemia influenzale».
Un compromesso sugli altri due tasselli – il Sure e la Bei – è stato più facile da raggiungere. Infine è da sottolineare in ogni caso che sia sul fronte Mes che ancor di più per quanto riguarda il fondo francese di rilancio dell’economia nuovi negoziati diplomatici e politici sarebbero comunque necessari per mettere a punto tutti gli aspetti operativi. Un accordo all’Eurogruppo non è che un primo passo di un lungo negoziato che scatterà dopo il prossimo benestare dei capi di Stato e di governo.
Autore: Beda Romano
Fonte: Il Sole 24 Ore
Per la seconda volta questa settimana, i ministri delle Finanze della zona euro si sono riuniti giovedì 9 aprile in videoconferenza, riuscendo a sancire un sofferto accordo su una risposta congiunta allo shock economico provocato dalla pandemia influenzale. L’intesa promossa da Berlino e Parigi apre le porte a un uso flessibile del Meccanismo europeo di Stabilità e addirittura alla nascita di un fondo possibilmente finanziato da titoli in comuni, del valore di 500 miliardi di euro.
Come è ormai noto, all’attenzione dei ministri chiamati a fare una selezione di opzioni da presentare ai capi di Stato e di governo, vi sono quattro misure: i prestiti del Mes agli Stati membri; gli aiuti del Banca europea degli investimenti (Bei); il sostegno alla cassa integrazione nazionale proposto dalla Commissione europea (chiamato Sure); e infine la proposta francese di creare un fondo finanziato da obbligazioni congiunte per finanziare il rilancio dell’economia.
«Abbiamo trovato un accordo su tre reti di salvataggio e un piano di rilancio dell’economia», ha riassunto in una conferenza stampa il presidente dell’Eurogruppo Mário Centeno.
Si tratta di un pacchetto da 1.000 miliardi di euro. Dal canto suo, il commissario agli affari economici Paolo Gentiloni ha notato che si tratta di «un pacchetto di dimensioni senza precedenti per sostenere il sistema sanitario, la cassa integrazione, la liquidità alle imprese» ed evitare una divergenza tra le economie.
L’accordo raggiunto in videoconferenza prevede un uso flessibile del Mes per «sostenere il finanziamento dell’assistenza sanitaria diretta e indiretta così come i costi relativi alla cura e alla prevenzione dovuti alla crisi provocata dal COVID 19».
Superata l’emergenza i Paesi si impegneranno a rafforzare i loro fondamentali economici e a rispettare il quadro di bilancio, si legge nel comunicato. Il prestito potrà raggiungere il 2% del Pil del paese debitore e sarà a disposizione di tutti gli stati membri.
Come detto, il presidente dell’Eurogruppo Mário Centeno è stato costretto a rinviare ripetutamente l’inizio della riunione alla ricerca di una intesa tra i principali Paesi della zona euro (Germania, Francia, Italia, Spagna e Olanda). L’Unione europea è a un bivio: la crisi sanitaria provocata dalla pandemia influenzale così come il rischio di depressione economica stanno mettendo i paesi membri dinanzi alla scelta se proseguire l’integrazione con scelte radicali o meno.
«Ho parlato a lungo con il premier italiano Giuseppe Conte e concordiamo sul fatto che vi sia un urgente bisogno di solidarietà in Europa», aveva detto la cancellliera Angela Merkel prima dell’inizio dell’Eurogruppo. «Il benessere della Germania dipende dal benessere dell’Europa. Ora, quali strumenti sono adatti a questo scopo, qui vi sono opinioni diverse. Sapete che non credo al debito comune a causa della situazione della nostra unione politica, ed è per questo che respingo questa idea».
Alla luce dell’esito della riunione della serata del 9 aprile, la frase si è rivelata abbastanza vaga da lasciare la porta aperta a varie soluzioni (tanto più che debito comune viene già emesso dalla Bei, dal Mes e dalla Commissione europea). La presa di posizione potrebbe essere stata a uso e consumo del governo olandese, anch’esso contrario alla mutualizzazione dei debiti, e nascondere anche il tentativo della cancelliera di indurre la sua opinione pubblica a interpretare correttamente l’esito della riunione.
L’accordo raggiunto parla di un fondo legato al bilancio europeo, finanziato con “strumenti finanziari innovativi”, in linea con i Trattati (pari a 500 miliardi di euro, secondo Parigi). Lo strumento dovrebbe essere temporaneo, mirato e proporzionato ai costi straordinari provocati dalla pandemia. Tre giorni fa L’Aja si era opposta a un eccessivo ammorbidimento delle condizioni di utilizzo del Mes così come all’ipotesi francese di un fondo finanziato da titoli congiunti.
Nei fatti, la proposta francese è stata accettata sia dall’Olanda che dalla Germania, anche se è tutta da negoziare. Berlino si è dimostrata in queste settimane sorprendentemente ben disposta nell’accettare storiche decisioni sul fronte della spesa pubblica. Peraltro, l’ultimo sondaggio Politbarometer della rete televisiva pubblica ZDF notava ieri che il 68% dei tedeschi è favorevole ad «aiuti europei a favore di Italia e Spagna sulla scia della pandemia influenzale».
Un compromesso sugli altri due tasselli – il Sure e la Bei – è stato più facile da raggiungere. Infine è da sottolineare in ogni caso che sia sul fronte Mes che ancor di più per quanto riguarda il fondo francese di rilancio dell’economia nuovi negoziati diplomatici e politici sarebbero comunque necessari per mettere a punto tutti gli aspetti operativi. Un accordo all’Eurogruppo non è che un primo passo di un lungo negoziato che scatterà dopo il prossimo benestare dei capi di Stato e di governo.
Autore: Beda Romano
Fonte: Il Sole 24 Ore